L’omelia è del cardinale Salvatore Pappalardo, uno dei pochi amici del generale nei suoi quattro mesi in Sicilia. La sua omelia farà storia nella Sicilia insanguinata.
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata sul generale Carlo Alberto dalla Chiesa ucciso quarant’anni fa il 3 settembre del 1982.
I funerali si celebrano nella basilica di San Domenico, il Pantheon di Palermo.
La folla si scaglia contro gli uomini politici venuti da Roma, lancia monetine contro il Presidente del Consiglio Spadolini, il ministro Rognoni è sfiorato da una bottiglia, c’è chi sputa, chi insulta.
«Li avete uccisi voi, in Parlamento», inveisce Gianmaria Setti Carraro, il fratello di Emmanuela.
Dalle urla e dai fischi viene risparmiato solo il Capo dello Stato Sandro Pertini che piange. Piangono anche milioni di italiani.
L’omelia è del cardinale Salvatore Pappalardo, uno dei pochi amici del generale nei suoi quattro mesi in Sicilia.
«…Mentre a Roma si pensa sul da fare, la città di Sagunto viene espugnata dai nemici. E questa volta non è Sagunto ma Palermo. Povera la nostra Palermo», grida dall’altare. La sua omelia farà storia nella Sicilia insanguinata.
I ministri tacciono davanti alla rabbia di Palermo e all’atto di accusa del cardinale. Sguardi persi, cuori di pietra.
Poi parte la sceneggiata di sempre.
I partiti studiano «misure straordinarie» contro la mafia. Il governo si riunisce – in via eccezionale, di domenica – per nominare il nuovo prefetto di Palermo. Il presidente Spadolini chiama a raccolta tutti i capi della sicurezza nazionale «per proseguire l’opera di dalla Chiesa». Di quale «opera» parla il capo del governo? Quella che al generale non hanno lasciato nemmeno cominciare?
L’uomo che ha amato l’Italia più di se stesso è già sepolto. Il generale non c’è più. L’ordine torna a Palermo. I macellai di Totò Riina hanno «concluso l’operazione Carlo Alberto». Per conto loro e per conto terzi.
È il primo grande sbaglio dei Corleonesi. Il 3 settembre 1982 i mafiosi della Rocca Busambra hanno cominciato a scavarsi la fossa. Dal 3 settembre 1982, in Sicilia niente sarà più come prima.
Ma chi cazzo se ne fotteva di ammazzare dalla Chiesa. Andiamo, parliamo chiaro. Ma perché noi dobbiamo sempre pagare le cose e perché glielo dovevamo fare questo favore? Solo i politici si possono infilare sotto l’ombrello, tu vedrai che nei vari processi quelli che non avranno problemi saranno soltanto i politici.
È la voce di Giuseppe Guttadauro, capo mafia del quartiere Brancaccio.
Quasi vent’anni dopo, nella primavera del 2001, commenta con un amico mafioso l’agguato di via Isidoro Carini. Una microspia registra tutto. Chi ha voluto la morte di Carlo Alberto dalla Chiesa? Chi ha dato l’ordine? Perché?
Le indagini partono dai sicari e si fermano ai sicari. Si concentrano sulla perizia balistica, i Kalashnikov. Si attorcigliano sulla dinamica del delitto seguendo i racconti di alcuni pentiti. Si perdono nelle amnesie di funzionari di prefettura, capi della polizia, ministri della Repubblica. L’inchiesta sull’uccisione del generale Carlo Alberto dalla Chiesa è morta ancora prima di cominciare.
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