Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata sul generale Carlo Alberto dalla Chiesa ucciso quarant’anni fa il 3 settembre del 1982.


Che cosa s’inventerà mai il generale per «combattere la mafia»? Quali saranno le sue prime mosse? Come si muoverà il carabiniere – un «piemontese», per giunta – in una Sicilia che non potrà mai e poi mai capire?

L’onore e il buon nome di Palermo e dei palermitani sono affidati alla difesa e all’eloquenza di Nello Martellucci – è lui quello che la mafia preferisce definirla con vezzo declamatorio «malefica tabe», malattia degenerativa – avvocato penalista e sindaco solo per volere di Salvo Lima. Ma qualche volta, anche lui, è costretto a uscire allo scoperto. A nominarla:

Mafia, mafia… Quanto parla la gente! Che brutta equazione: Palermo uguale mafia. Non è giusto. Come sindaco, come conoscitore dei costumi locali, come rappresentante di questa gente generosa, leale, laboriosa, io mi ribello.

Io non conosco episodi di collusione mafiosa al Comune di Palermo; ed io ho occhi acuti, gli stessi occhi che mi fanno vedere le offese che subiamo in continuazione noi meridionali, colpiti da un malessere sociale che il partito nordista si guarda bene dal curare. Ma stiano attenti i nostri governanti a non tirare troppo la corda, non dimentichino le lezioni della storia… i Vespri Siciliani…

Il prefetto Cesare Mori disse al Duce che la presenza di mafiosi in Sicilia si poteva quantificare nel tre per cento della popolazione. Se prendiamo per buona anche oggi quella proporzione, ci possiamo accorgere che il fenomeno sia meno esteso di quanto si immagini.

Il prefetto dalla Chiesa non si discute. Ma cosa può offrire a dalla Chiesa uno Stato di diritto?

È accerchiato il generale. Debole sul fronte istituzionale come non lo era mai stato ai tempi delle Brigate Rosse, segregato in quella prefettura che gli sembra giorno dopo giorno sempre più una fossa, Carlo Alberto dalla Chiesa sprofonda in una cupa solitudine. Ma non cede. Resta in Sicilia.

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