Torniamo al punto che ci interessa mettere a fuoco: l’atteggiamento di Giammanco nei confronti di Paolo Borsellino nel periodo in cui il dottor Borsellino fu procuratore aggiunto a Palermo. In che termini ne parlano al CSM, dopo la strage di via D’Amelio, i suoi colleghi?
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata al depistaggio sulla strage di via D’Amelio, nella quale morirono Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Torniamo al punto che ci interessa mettere a fuoco: l’atteggiamento di Giammanco nei confronti di Paolo Borsellino nel periodo in cui il dottor Borsellino fu procuratore aggiunto a Palermo. In che termini ne parlano al CSM, dopo la strage di via D’Amelio, i suoi colleghi?
Partiamo dalle dichiarazioni di due dei firmatari del documento, i pubblici ministeri Alfredo Morvillo e Ignazio De Francisci, che descrivono plasticamente come la professionalità di Paolo Borsellino e le sue enormi capacità giuridiche e criminologiche venissero puntualmente svilite o, ancor peggio, sprecate senza un’apparente logica.
MORVILLO, già Procuratore della Repubblica di Trapani. Se non ricordo male prima di Borsellino non c’era una divisione territoriale (tra gli Aggiunti in Procura, ndr.), se non di massima… Già questa divisione territoriale ci lasciò un poco perplessi: ma come, arriva una persona del livello di Paolo Borsellino… che conosce tutto il panorama di Cosa nostra… che è un personaggio che certamente può costituire un punto di riferimento per tutti noi, sia di coloro che si occupano di Trapani ed Agrigento, sia di coloro che si occupano di Palermo, e dobbiamo creare questi compartimenti stagni!? Ma perché? Mistero! Di fatto si verificava che io personalmente, e anche altri colleghi, per indagini che riguardavano Palermo ritenevamo di andare a parlare con lui anziché con altri… e invece ci trovavamo di fronte al pezzo di carta con su scritto BORSELLINO: Trapani, Agrigento eccetera…
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DE FRANCISCI, Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Bologna. L’arrivo di Borsellino, anteriore alla strage di Capaci sia pur di pochi mesi, aveva ridato impulso alle indagini. Obiettivamente era entrata una ventata di aria nuova… Il famoso fiorire del pentitismo, tutte queste cose che sono avvenute anche per la presenza attiva e propulsiva di Borsellino: c’era un’atmosfera nuova in Procura, io speravo che le cose andassero al meglio… Invece ebbi la sensazione che nei confronti di Paolo ogni tanto si riproponessero le stesse difficoltà o le stesse mancanze di coordinamento di cui mi aveva parlato Giovanni, e che io pensavo non dovessero più succedere.
Insomma, riferiscono Morvillo e De Francisci, il contesto in cui operava in Procura Borsellino era difficile, poco collaborativo, a volte ostile. E aggiunge il sostituto procuratore generale Dolcino Favi, che rappresentò la pubblica accusa nel secondo grado del Borsellino ter:
FAVI. Giammanco isola immediatamente Borsellino… La mafia, come i leoni in branco, Presidente, sbrana il capo che si è isolato dal branco, il capo che è solo. E Borsellino viene chirurgicamente isolato. Nella procura della Repubblica di Palermo Borsellino è un uomo isolato.
Versioni contrastanti
Punti di vista schietti, onesti, preoccupati: totalmente in dissonanza con quanto affermato in quelle audizioni dal procuratore generale di Palermo Bruno Siclari (che da lì a poco andrà a ricoprire l’importante ruolo di procuratore nazionale) e, naturalmente, dal procuratore Giammanco.
DOMANDA COMPONENTE CSM. Lei non ricorda che il dottor Borsellino abbia manifestato nei colloqui con lei preoccupazioni per la gestione, nell’organizzazione dell’ufficio della procura?
SICLARI, già Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Palermo. No… Assolutamente… no, questo lo posso escludere tranquillamente perché non ha mai manifestato alcun dubbio… non ha mai detto a me assolutamente niente, assolutamente.
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GIAMMANCO, già Procuratore della Repubblica di Palermo. I miei affettuosi rapporti di stima con Borsellino erano di antica data, e per questo io mi ero adoperato per favorire la sua nomina a procuratore aggiunto di questo ufficio… Nello stesso giorno della nomina… sono stato io a comunicarlo a Borsellino… Io ho scritto alcune espressioni altamente significative di riconoscimento delle sue eccezionali doti che sono la riprova del nostro bellissimo rapporto personale, prima che di lavoro, e quindi mi dispiacerebbe che anche in questo caso si facessero parlare i morti facendogli dire cose in netto contrasto con quello che hanno fatto da vivi, così come è avvenuto per Giovanni Falcone.
L’allusione è relativa ai famosi “diari” di Falcone: ne abbiamo già parlato. Va ricordato, per dovere di cronaca che ci furono altri magistrati palermitani che dichiararono invece al CSM di non aver ravvisato particolari screzi o tensioni tra Borsellino e Giammanco. Segno che la linea di frattura era profonda e attraversava l’intero ufficio. Utile citare, per tutte, la testimonianza resa dalla dottoressa Anna Maria Palma:
PALMA, Avvocato Generale della Corte d’Appello di Palermo. Io ho sentito degli sfoghi di Paolo ma di altro tipo, di dolore, di profonda commozione per la morte di Giovanni… Per il resto io non ho avuto il sentore di questi contrasti…
“Ascoltiamo” ancora Paolo Borsellino, questa volta per il tramite di Antonio Ingroia.
INGROIA, già magistrato. Mi disse testualmente: «Giammanco è un uomo di Lima». Affermazione per la quale io rimasi turbato, anche per quello che dell’onorevole Lima si era detto per anni a Palermo. Eravamo ancora a Marsala, prima che facesse domanda di procuratore aggiunto, quando mi avanzò le sue riserve in ordine alla sua decisione se fare o meno la domanda…
Le affinità politiche di Giammanco
E proprio sulle affinità politiche di Giammanco, in particolare sul suo rapporto con l’ex presidente della Regione Siciliana Mario D’Acquisto e con Salvo Lima (cui abbiamo accennato nel capitolo precedente), i magistrati palermitani si soffermano più volte. Ecco stralci dei verbali di Alfredo Morvillo, Roberto Scarpinato e Teresa Principato.
MORVILLO, già Procuratore della Repubblica di Trapani. A Palermo è noto a tutti che il Procuratore Giammanco, ad esempio, è da sempre molto amico di certi personaggi, in particolare del noto onorevole D'Acquisto, personaggio che è un uomo abbastanza al centro dell'attenzione quando si affrontano certi argomenti: politica, mafia eccetera. A Palermo è stata pronunciata, in nome del popolo italiano, una sentenza nella quale si legge che un certo mafioso, che si chiama Assala, andava a trovare l'onorevole D'Acquisto a casa sua… Ebbene, tu procuratore capo che sei una delle prime autorità cittadine, non ti puoi permettere il lusso di farti vedere in pubblico con queste persone…
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SCARPINATO, Procuratore Generale presso la Corte d’Appello Palermo. Quando Pietro Giammanco, più volte criticato per questa amicizia, mi difendeva l’immagine di D’Acquisto dicendomi che erano cose ingiuste, io ero ancora più preoccupato, perché mi rendevo conto che questa sua assoluta fiducia in lui, questo far prevalere il sentimento personale lo induceva a non rendersi conto che ciò che conta, e contava, non era la sua opinione personale, ma l'immagine all’esterno.
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PRINCIPATO, Procuratore aggiunto di Palermo. Io ricordo addirittura che quando Lima è stato ucciso, pochi minuti dopo D'Acquisto era dietro la porta di Giammanco.
Questo dunque il clima. Questa – nel ricordo dei colleghi - la fatica di Paolo Borsellino nel ritagliarsi uno spazio di lavoro coerente con la sua storia professionale. Questa l’asprezza con cui il procuratore Giammanco liquida il “problema” Borsellino, anche dopo la strage di Capaci. Fino alle sette del mattino, il 19 luglio 1992.
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