Quello della laurea del figlio rappresentava un problema per la Saguto, del quale lei stessa voleva liberarsi «perché doveva essere lei ad aiutarlo e cercava lei proprio qualcuno che aiutasse Emanuele a studiare».
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alla vicenda di Silvana Saguto, la giudice del Tribunale di Palermo che gestiva i beni sequestrati alla mafia finita al centro di un’indagine partita nel 2015 dalla procura di Caltanissetta. Nella condanna di primo grado i magistrati hanno accertato scambi di favori e di soldi tra la Saguto, avvocati e amministratori giudiziari.
È emerso dalla documentazione acquisita al fascicolo del dibattimento che il figlio terzogenito di Silvana Saguto, Emanuele Caramma, si è immatricolato all’università Kore di Enna nell'anno accademico 2012-2013.
Precedentemente lo stesso era iscritto alla facoltà di giurisprudenza, corso di laurea magistrale in giurisprudenza, dell’università G. Marconi, un ateneo telematico con sede a Roma; presso tale ateneo aveva sostenuto con profitto, in un arco temporale compreso tra il 21 giugno 2006 ed il 26 novembre 2012, gli esami nelle seguenti materie: lingua inglese, istituzioni di diritto privato A, conoscenze informatiche, istituzioni di diritto privato 8, diritto costituzionale, filosofia del diritto, introduzione allo studio dell'ordinamento dei paesi arabi, storia del pensiero 638 giuridico, economia politica, istituzioni di diritto pubblico, diritto del lavoro, diritto commerciale, informatica giuridica.
Già dalla mera disamina del numero di esami sostenuti alla data del 26 novembre 2012 dal figlio dell'imputata Saguto è facile comprendere come lo stesso, fino a quel momento, non avesse di certo avuto un percorso universitario brillante e spedito e come l'esame di laurea fosse tutt’altro che prossimo.
Non può dunque revocarsi in dubbio [...] che la carriera universitaria del figlio fosse una preoccupazione sempre più pressante per Silvana Saguto già tra la fine del 2012 ed i primi mesi del 2013. Orbene, l’imputato Carmelo Provenzano rivestiva all'epoca dei fatti in contestazione la qualità di "Assistent Professor" presso l’Università degli Studi Kore di Enna, già a far data dal 27 maggio 2010. Come la necessità di Silvana Saguto di far laureare il figlio e l'opportunità rappresentata da Carmelo Provenzano per la stessa Saguto a tal fine (considerato, appunto, il ruolo che il Provenzano rivestiva all'interno dell'ateneo ennese, nonché lo svolgimento da parte dello stesso, in parallelo alla carriera universitaria, di un'attività privata di "tutoring, mentoring e coaching" - come dallo stesso definita in sede di dichiarazioni spontanee rese all'udienza del 10 aprile 2019) abbiano trovato il loro momento compositivo si coglie dalle dichiarazioni rese dal teste Achille De Martino all'udienza dibattimentale del 7 marzo 2018.
Achille De Martino, come già detto, era all’epoca dei fatti in contestazione preposto al dispositivo di protezione di Silvana Saguto e, proprio perché ciò è connaturato alla funzione che svolge, seguiva l'imputata praticamente ovunque, luoghi pubblici e privati, fin sull'uscio di casa dove cessava l'esigenza di tutela della stessa.
Ha dichiarato il De Martino che un giorno Silvana Saguto gli aveva riferito che il figlio Emanuele aveva trovato un bravo professore che lo avrebbe fatto studiare; in effetti, sempre secondo le dichiarazioni del teste, qualche tempo prima che il figlio della Saguto facesse il cambio di Università (che, è bene ribadire, è fatto avvenuto alla precisa data del 24 maggio 2013) e quindi senza dubbio nella primavera del 2013, ella si era recata nell'abitazione di Carmelo Provenzano, sita a largo Villaura a Palermo, per parlare del percorso universitario del figlio e della possibilità di cambiare la sede dell'università dalla Marconi di Roma alla Kore di Enna, dove la stessa sapeva che il Provenzano insegnava. Ha precisato il De Martino che era stata la stessa Saguto a riferirgli tali dettagli prima dell'incontro a Largo Villaura.
È evidente che, già al momento del primo incontro tra la Saguto e Provenzano a largo Villaura, la prima era a conoscenza del molo rivestito dal secondo all'interno dell’università ennese quale professore, e ciò consegue alle dichiarazioni del teste De Martino che ha asserito di averlo appreso dalla Saguto stessa prima ancora dell’incontro.
De Martino in proposito ha infatti dichiarato “il motivo di questa visita, da quello che disse la dottoressa era perché finalmente avevamo trovato una persona che faceva studiare Emanuele […] probabilmente gli faccio cambiare pure facoltà e lo mando ad Enna, che c'è l’università dove insegna questo professore Provenzano, così Emanuele finalmente si prende la laurea”.
Non può misconoscersi, pertanto, come proprio nella stessa ideazione della Saguto, manifestata al De Martino già prima dell'incontro con Provenzano a largo Villaura, la laurea del figlio non dipendeva solo ed esclusivamente dalle capacità spese da questi nello studio delle materie universitarie, anche eventualmente con l’ausilio delle lezioni private impartite dal Provenzano presso la abitazione studio di quest'ultimo, ma anche dalla spinta propulsiva che avrebbe avuto il percorso universitario dopo il trasferimento presso l’ateneo ennese, dove il Provenzano svolgeva la sua attività di professore a contratto, Deve precisarsi, all'uopo, che il Provenzano - come emerge dalla documentazione testè richiamata - era Assistant Professor nel settore scientifico di economia applicata dell’università di Enna, mentre Emanuele Caramma si era iscritto al corso di laurea in giurisprudenza: la circostanza del diverso settore scientifico di riferimento, purtuttavia, non ha impedito al primo - come a breve si dirà - di incidere favorevolmente sul percorso universitario del secondo.
Ha spiegato il De Martino che quello della laurea del figlio rappresentava un problema per la Saguto, del quale la stessa voleva “liberarsi” “perché doveva essere lei ad aiutarlo e cercava lei proprio qualcuno che aiutasse Emanuele a studiare”.
Ha narrato il De Martino che quel giorno a Largo Villaura lui era rimasto nella stanza dove vi erano alcuni ragazzi che studiavano, mentre Silvana Saguto era entrata nello studio del Provenzano; il teste ha specificato che a quell'incontro aveva partecipato anche Roberto Nicola Santangelo, persona che dopo qualche tempo il De Martino aveva rivisto presso la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo e, un’altra persona della quale, però, non ha saputo indicare il nome, mentre Emanuele Caramma entrava ed usciva dallo studio del Provenzano perché in quell'occasione si trovava li anche per studiare. [...] Un giorno, sempre secondo la narrazione del teste De Martino, dopo qualche mese dall'incontro di Largo Villaura, aveva accompagnato Silvana Saguto ed il figlio Emanuele Caramma presso la sede dell'università Kore di Enna dove, una volta giunti, erano stati accolti da Carmelo Provenzano e da un'altra professoressa, di cui non ha saputo ricordare il nome, ed erano andati dal "Rettore"; avevano visitato l'università, le aule multimediali, poi il gruppo si era recato a pranzare presso il bar all'interno dell'università stessa, dopodiché avevano fatto ritorno a Palermo.
È emerso dalla istruttoria dibattimentale espletata che in realtà quel giorno l'incontro ebbe luogo non con il rettore dell'università, ma con il preside della facoltà di giurisprudenza: si tratta di un errore del dichiarante che tuttavia non appare al tribunale idoneo ad inficiare la credibilità del teste, atteso che è ben possibile che per Achille De Martino, persona estranea al sistema universitario le due figure fossero sovrapponibili e non caratterizzate in modo eia riuscire a distinguerle.
Il trasferimento ad Enna
Da quel momento in poi, ovvero dal giorno di quella visita, Di Martino sentiva spesso la Saguto dire che il figlio Emanuele frequentava l’università di Enna e contemporaneamente si erano intensificati i rapporti tra l'imputata e Carmelo Provenzano.
Le dichiarazioni rese dal teste Achille De Martino, sulla cui attendibilità non sono emerse ragioni per dubitare, consentono di collocare l'inizio dei rapporti tra Silvana Saguto e Carmelo Provenzano, nonché la conoscenza e presentazione del Santangelo alla Saguto stessa, con certezza nella primavera del 2013, allorché l’allora Presidente della sezione misure prevenzione del tribunale di Palermo si era recata nello studio di largo Villaura per parlare del percorso universitario del figlio Emanuele.
E consentono anche di collocare tale incontro a Largo Villaura e la successiva visita all'ateneo ennese già in data antecedente all'immatricolazione dello studente presso l’università Kore di Enna. Di come, peraltro, tale immatricolazione sia stata il frutto dell'operato di Carmelo Provenzano e della sua abilità di coinvolgere il ragazzo in un ambiente universitario a sè familiare è fatto che risulta dalle stesse parole di Silvana Saguto nel corso di una conversazione intrattenuta qualche tempo dopo – ovvero il 2 luglio 2015 – con un amico, Buccellato Giuseppe, al quale la donna narra di come il professore Provenzano avesse fatto mutare il corso di studi della laurea del figlio da triennale a quinquennale, sebbene Emanuele fosse atterrito e convinto che non avrebbe conseguito nemmeno la laurea triennale e invece poi ce l’aveva fatta grazie a Provenzano che non lo aveva mollato nemmeno un minuto.
[…] È evidente come, secondo Silvana Saguto, è indubbiamente Carmelo Provenzano a determinare Emanuele Caramma non solo a rendere effettivo il trasferimento dall'università romana a quella ennese, ma anche a fargli cambiare il piano di studi da triennale a quinquennale, scelte che ovviamente non possono che collocarsi prima dell'iscrizione. Ma vi è di più.
Non solo la “presa in carico” di Emanuele Caramma da parte di Carmelo Provenzano precede l’iscrizione del ragazzo all'Università Kore di Enna, avvenuta nel maggio del 2013, ma precede addirittura lo stesso ingresso di Carmelo Provenzano e Roberto Nicola Santangelo nel mondo delle misure di prevenzione avvenuta, come è noto, con la nomina del secondo quale amministratore giudiziario nella procedura Vetrano del 20 aprile 2013.
Il “pizzo” da pagare
[…] In ogni caso deve dirsi - e si tratta di un dato oggettivo, riscontrato dalla documentazione acquisita al fascicolo del dibattimento - che dopo che Emanuele Caramma effettua il trasferimento dall'Università Marconi di Roma all’università Kore di Enna, il suo percorso universitario registra una evidente accelerazione, tanto da giungere in poco più di due anni pure all'agognato esame di laurea.
In effetti, ponendo a raffronto la prima carriera universitaria di Emanuele Caramma con la seconda, si evince, quanto alla prima, che in sei anni (ovvero dalla prima materia inglese il cui esame è stato affrontato il 21 giugno 2006 con una valutazione di idoneità, all'esame di diritto commerciale del 26 novembre 2012) lo studente ha superato l'esame di undici materie, con una media del 22 e ha conseguito due idoneità […] mentre presso l’università Kore di Enna ha superato in tempi ristrettissimi, ovvero in poco più di due anni, n. 21 esami universitari […].
Deve pure rilevarsi che la circostanza che l'intensificarsi dei rapporti tra Provenzano e la Saguto fosse un fatto strettamente connesso all’esigenza della seconda di far laureare il figlio era un dato risaputo negli ambienti palermitani delle amministrazioni giudiziarie, in cui i due erano persone conosciute.
E così un altro amministratore giudiziario, Walter Virga, nel corso di una conversazione del 9 giugno 2015 con suoi colleghi di studio, commentando il proprio distorto rapporto con il presidente della sezione misure di prevenzione, esternava il proprio disappunto per analoga sorte spettata al Provenzano, anche lui soggetto inserito nella amministrazioni giudiziarie, alter ego del nominato amministratore giudiziario […] il quale come contropartita per incarichi durevoli nel tempo, aveva dovuto assicurare la laurea al figlio della Saguto. Illuminanti, a tal uopo, sono le parole utilizzate dal Virga, il quale nel contesto della conversazione non stenta a definire “pizzo” il prezzo pagato a Provenzano con gli incarichi attribuitigli affinché facesse laureare il figlio di Silvana Saguto.
Per una maggiore comprensione della vicenda oggetto del dialogo, deve rammentarsi in questa sede che Walter Virga aveva accolto e inserito all’interno del proprio studio professionale la fidanzata di un altro figlio di Silvana Saguto, Mariangelà Panto, avvocato, che secondo l'opinione del Virga stesso non si era distinta per particolari capacità o competenze.
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