Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata su Trame, il festival dei libri sulle mafie che si tiene dal 22 al 26 giugno a Lamezia Terme.


Chi dovesse oggi parlare di classi pericolose, si troverebbe nell’imbarazzo di dover scegliere tra mafiosi, narcotrafficanti, ladri, rapinatori. La scelta è molto ampia e, volendo, potrebbe includere altri soggetti o categorie.

Le classi pericolose, però, non sono una categoria immobile nel tempo perché hanno subito variazioni con il trascorrere dei secoli e via via si sono trasformate profondamente agli occhi di chi deteneva il potere e quindi ne determinava la pericolosità. Se gettiamo uno sguardo anche rapido a quello che è successo nei secoli passati ci accorgiamo come la nozione delle classi pericolose abbia subito delle trasformazioni a volte lente e a volte molto rapide; soprattutto ci accorgeremmo come dal Cinquecento fino ai giorni nostri si possono rintracciare non solo linee di evoluzione ma soprattutto di sconcertante continuità.

Prendiamo in considerazione la figura emblematica del povero; con essa possiamo cogliere al meglio queste modificazioni. Ad esempio, soprattutto dopo il Medioevo, il povero, che veniva considerato come il lasciapassare per il ricco di poter schiudere le porte del Paradiso facendo l’elemosina, si trasforma in una figura ambigua, oscura, persino pericolosa.

La società via via si trasforma sotto l’impulso di una borghesia che trionfa sulle altre classi sociali imponendo una nuova cultura e un diverso stile di vita, pretendendo il decoro delle città e dei comportamenti delle persone che le abitano, difendendo con ogni mezzo la proprietà e la sicurezza. L’idea che i poveri, i vagabondi e gli stranieri, e più di recente i contadini e gli operai, siano un pericolo sociale diventa pratica di governo, si trasforma in leggi, decreti, ordinanze, seleziona i soggetti che devono essere sorvegliati e, quando è il caso, messi al bando o rinchiusi lontano dal consesso civile.

Sembrano novità, tutte queste iniziative prese in molte parti del nostro paese, e invece sono molto an­tiche e sono il segno più evidente del fallimento storico di politiche rivolte a nascondere, eliminare dalla visuale, reprimere, rinchiudere mar­ginali, scarti, reietti della società, con l’illusione che così facendo il problema si risolva. Poveri e stranieri hanno subito la stessa sorte.

Essi sono stati considerati pericolosi e criminali anche quando non hanno fatto nulla per violare la legge, perché si è affermata nel corso degli anni la tendenza a definire in termini criminali problemi che hanno una forte connotazione sociale. Per questo tutte le politiche repressive a loro danno si sono rivelate un clamoroso fallimento.

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