C’è un’affinità genealogica tra massoneria e mafia. Le mafie, come hanno dimostrato gli storici più autorevoli in materia, sono il risultato di quell’insieme di cospirazionismo, violenza rivoluzionaria e società segrete para-massoniche che caratterizzò il Risorgimento nel Regno delle Due Sicilie. Mafie e Stato italiano nascono dunque insieme...
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni, a cura dell’associazione Cosa vostra. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata a Trame, festival dei libri sulle mafie di Lamezia Terme, con 15 articoli sui temi al centro degli incontri del Festival.
C’è un’affinità genealogica tra Massoneria e mafia. Le mafie, come hanno dimostrato gli storici più autorevoli in materia, sono il risultato di quell’insieme di cospirazionismo, violenza rivoluzionaria e società segrete para-massoniche che caratterizzò il Risorgimento nel Regno delle Due Sicilie. Mafie e Stato italiano nascono dunque insieme.
In tempi più vicini, è dagli anni ’70 del ’900 che si parla di legami fra Massoni e mafiosi. Si pensi a un superboss massone come Stefano Bontate, che faceva la spola fra le raffinerie di eroina e i salotti dell’élite palermitana. Oggi l’attenzione si concentra sulla Calabria, dove il processo Gotha ha svelato i poteri occulti che per anni hanno governato gli affari della Regione, e dettato una linea strategica alla ’ndrangheta. Massoni-’ndranghetisti sono stati arrestati e condannati; alcuni di loro hanno collaborato con la giustizia e sono stati ritenuti credibili.
Casi come questo, insieme con l’indimenticata vicenda della P2, fanno sì che in nessun paese al mondo la Massoneria desti più preoccupazione che in Italia.
Eppure, sebbene la Massoneria sia avviluppata nell’ombra, ci sono pochissime verità confermate in sede giudiziaria. Che io sappia, per esempio, non esistono intercettazioni di riunioni delle Logge in cui, a dire di molti, si ordirebbero innominabili alleanze fra gangster ed esponenti dell’establishment. Nonostante la straordinaria efficienza delle forze dell’ordine italiane quando si tratta di piazzare microspie, su Youtube non ci sono filmati di Liberi Muratori paragonabili a quelli che mostrano i boss siciliani impegnati a ricostituire la Cupola di Cosa Nostra (Operazione Perseo 2008), o boss calabresi che si riuniscono per la festa della Madonna di Polsi (Operazione Crimine 2009).
Perché non riusciamo mai a vederci chiaro? Forse perché la Massoneria è così furba e così potente da sfuggire a qualsiasi indagine? Non credo. Mi sembra piuttosto che il motivo stia, qui più che altrove, nella nostra ignoranza riguardo al fenomeno Massoneria.
Le mie ricerche – ho trascorso cinque anni a indagare la storia della Massoneria in tutto il mondo – mi hanno convinto che il legame mafia-Massoneria (che indubbiamente esiste) è una faccenda estremamente aggrovigliata, forse più complessa di quanto avvenga in tutti gli altri rapporti intessuti dalla mafia con soggetti esterni. In nessun altro settore corriamo lo stesso rischio di seguire piste false, di cadere in complottismi, e di lanciare accuse infondate contro persone perbene (e di Massoni perbene in Italia ce ne sono molti). Non dimentichiamo che è stato Giovanni Falcone a metterci in guardia contro la ricerca del mitico Grande Vecchio, il burattinaio che riunisce nelle sue mani tutti i fili. Ricordiamoci anche che le mafie sono sempre state bravissime a sviare la nostra attenzione verso altri nemici più potenti, ma guarda caso sempre inafferrabili. Il populismo, quando dà la caccia al capro espiatorio, è sempre cattiva politica, e la cattiva politica è alleata del malaffare. Per tutti questi motivi bisogna ostinarsi a distinguere, a capire dove inizia e finisce il marcio. Bisogna fare attenzione alle prove, tralasciando le ipotesi più fantasiose e più facili.
A questo scopo ho messo insieme quattro regole fondamentali per leggere con prudenza e intelligenza le notizie sul binomio mafia-Massoneria.
1) Chiedere sempre ‘Ma qui cosa s’intende per Massoneria, esattamente?’
La Massoneria, in quanto tale, non esiste. La Massoneria non è un’unica organizzazione, un’unica rete. È un mondo confuso e ingovernabile. Ci sono diverse obbedienze e tradizioni che non vanno d’accordo tra loro. Anzi spesso si tratta di rapporti avvelenati. Non esiste nessun marchio massonico ufficiale, unitario. I riti e le regole della vita massonica vengono scopiazzati continuamente per inventare logge di tutti i tipi e per tutti gli scopi possibili. Chi invoca ‘la Massoneria’ senza ulteriori precisazioni non fa che dimostrare la propria ignoranza.
2) Fate attenzione, perché la parola ‘Massoneria’ (come del resto la parola ‘mafia’) è anche una metafora.
Sta per clientela, per rete di affari loschi, per lobby occulta. Anche i mafiosi usano il termine in questo senso metaforico, che con i Massoni in carne ed ossa c’entra spesso poco o niente.
3) Non credete a quello che si sente dire molto spesso sui giuramenti massonici.
L’idea più diffusa è la seguente: la Massoneria è sempre un rischio per la società perché, per entrare a farne parte, bisogna prestare un giuramento terrificante. Chi è vincolato da questo giuramento, si dice, è obbligato a coprire sempre le spalle dei fratelli massoni, a proteggere i loro segreti, pena una morte atroce. Ma non è vero. Significa distorcere completamente il senso dei giuramenti, togliendoli dal loro contesto liturgico e simbolico. Il risultato è assurdo, come lo sarebbe dire che i cattolici mangiano carne umana e bevono sangue umano durante la Messa
I riti massonici sembrano strambi e macabri ai profani. Ma è così anche con le tradizioni di tutte le religioni che non conosciamo dall’interno. Va detto inoltre che nelle maggiori obbedienze massoniche i neofiti giurano anche di essere onesti cittadini. Non bisogna dare per scontato che i massoni siano sempre dei volgari affaristi.
4) Non prestate troppa attenzione a quello che dicono i leader della Massoneria.
Nel suo piccolo mondo, ogni Gran Maestro è un politico. E le accuse vaghe e indiscriminate che spesso vengono lanciate sui giornali e in altre sedi contro ‘la Massoneria’ fanno il suo gioco. Gli servono per atteggiarsi a protettore della fratellanza contro i pregiudizi ignoranti, per denunciare una ‘caccia alle streghe’, e per ricordare il regime fascista che, nel nome della lotta al malaffare, nel 1925 mise fuori legge la Massoneria. Così il Gran Maestro rafforza il consenso di cui gode fra i suoi fratelli, e non ha nessun incentivo ad intraprendere un compito molto più importante: quello di prendere sul serio la pericolosità delle mafie, la loro capacità d’insinuarsi nel mondo massonico come in ogni altro settore della società, dalle imprese alla Chiesa, dall’amministrazione pubblica alle associazioni antimafia. Un dialogo fra sordi, fra Massoni e antimassoni, non è nell’interesse della lotta alla criminalità organizzata.
John Dickie insegna storia italiana allo University College di Londra. E’ autore di “Liberi muratori. Storia mondiale della Massoneria”, di prossima pubblicazione presso Laterza. Non è un Massone.
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