Il 29 Novembre del 1996 Celestino Fava vive i suoi ultimi momenti nelle campagne della zona di Palizzi. Qui viene ucciso a colpi di lupara e diventa un’altra giovane vittima di ‘Ndrangheta.
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alle persone meno note uccise dalla mafia, il numero cresce di anno in anno. A oggi si contano circa 1031 vittime dal 1961 a oggi.
Il 29 Novembre del 1996 Celestino Fava vive i suoi ultimi momenti nelle campagne della zona di Palizzi. Qui viene ucciso a colpi di lupara e diventa un’altra giovane vittima di ‘Ndrangheta.
Quella mattina, l’amico Antonino Moio chiede a Celestino di essere accompagnato alla porcilaia dove era solito lavorare. Voleva compagnia mentre si prendeva cura dei maiali e raccoglieva la legna.
Durante la calma mattinata che non sembrava particolarmente diversa dalle altre, una jeep si avvicina. A bordo, due killer che avevano come bersaglio il giovane Moio. Celestino vede tutto, probabilmente ne riconosce i volti. Fava era uno scomodo intralcio, un testimone oculare di cui era necessario sbarazzarsi. E così, quella mattina di novembre, a soli 22 anni, viene assassinato senza pietà. Il corpo viene trovato a un centinaio di metri di distanza da quello dell’amico.
Quando la notizia raggiunge i suoi coetanei, l’accaduto porta a uno sciopero spontaneo della scuole della cittadina, gli studenti scendono in piazza per mandare un chiaro messaggio: dimostrare indignazione e rimanere uniti contro la violenza virulenta della ‘Ndrangheta. La frustrazione di un altro omicidio senza giustizia che vede come vittima il giovanissimo porta apparentemente ad un lutto unanime nel piccolo comune di Palizzi.
La determinazione della famiglia Fava nel trovare il colpevole però non basta. Nel 2002 le indagini vengono archiviate. Intanto il presidio universitario di Libera dell’università di Trento si battezza con il suo nome. Un modo per tenere accesi i riflettori sulla sua storia. Anche a Palizzi gli studenti lo ricordano con una targa a lui dedicata appesa al muro di quella che era la sua classe.
Celestino diventa parte della memoria collettiva. Nell’estate del 2003 che, finalmente, il Ministero dell’Interno riconosce l’omicidio come quello di una vittima uccisa dalla criminalità organizzata, ma il caso rimane chiuso.
I Fava si impegnano a condividere la loro storia e a testimoniare contro la minaccia della ‘ndrangheta, nonostante questo, le indagini non sono ancora state riaperte, e il colpevole non ha ancora un volto.
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