Prima della pandemia, in Italia oltre 18 milioni di giocatori puntavano più di 110 miliardi di euro l’anno nell’azzardo, una media di oltre 6mila euro a testa. Nonostante le sale abbiano chiuso i battenti per buona parte del 2020 l’ammontare delle giocate ha comunque superato gli 80 miliardi di euro...
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni, a cura dell’associazione Cosa vostra. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata a Trame, festival dei libri sulle mafie di Lamezia Terme, con 15 articoli sui temi al centro degli incontri del Festival.
Prima della pandemia, in Italia oltre 18 milioni di giocatori puntavano più di 110 miliardi di euro l’anno nell’azzardo, una media di oltre 6mila euro a testa. Nonostante le sale abbiano chiuso i battenti per buona parte del 2020 l’ammontare delle giocate ha comunque superato gli 80 miliardi di euro, equamente distribuiti fra gioco fisico e gioco telematico. Che cosa è successo in questo anno e mezzo di quasi totale chiusura delle sale gioco?
Il lockdown di primavera e le limitazioni adottate in autunno per arginare la diffusione del virus hanno reso il mercato del gioco d’azzardo inaccessibile per oltre cinque mesi nel corso del 2020, tempo in cui le sale esclusivamente dedicate agli apparecchi da intrattenimento, alle scommesse e al bingo sono rimaste chiuse. Analogo destino è accaduto alle slot machine presenti negli esercizi commerciali non esclusivamente dedicati all’azzardo, mentre altri giochi molto diffusi e praticati prevalentemente su rete fisica - Lotto e Lotterie istantanee su tutti - hanno dovuto fare i conti con problemi quali l’accesso contingentato nelle tabaccherie e nei bar.
Rispetto al 2019, mancherebbero all’appello circa 30 miliardi di euro di giocate complessive. Dove sono finiti? Una parte è semplicemente rimasta nelle tasche di quei giocatori che hanno praticato l’astinenza e non sono migrati né verso i giochi fisici rimasti disponibili, né verso il canale telematico. Quest’ultimo, stando ai primi dati parziali, avrebbe superato il canale fisico per ammontare delle giocate, con circa 41 miliardi di euro. Un dato che, se confermato, certificherebbe una migrazione dei giocatori dal fisico al telematico di ridotte dimensioni. Infatti, rispetto al 2019, la crescita dell’on line sarebbe pari a circa il 12% (+5,5 miliardi), di poco superiore in termini assoluti ai dati dei due anni precedenti la pandemia: +5 miliardi tra 2018 e 2019, +4,5 miliardi tra 2017 e 2018.
Infine, una quota di giocato avrà presumibilmente preso la strada del comparto illegale, anche in base a quanto recentemente affermato dal direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli Marcello Minenna durante una audizione in Commissione Antimafia: “Al primo lockdown l’ADM ha dovuto trovare strumenti di vigilanza nuovi. Il Copregi è un Comitato che consente all’Agenzia di entrare in sintonia con Gdf, Polizia e Carabinieri per coordinare le operazioni di repressione del gioco illegale. Sarebbe stata una sconfitta dello Stato consentire il proliferare durante il lockdown del gioco illegale, per cui siamo intervenuti in maniera puntuale per le nostre potenzialità su oltre 200 sale, comminando sanzioni per centinaia di migliaia di euro”.
Ma la verità è che l’azzardo ha sempre fatto gola alle mafie. Già prima del lockdown le organizzazioni criminali sfruttavano ampiamente il mercato del gioco d’azzardo legale e illegale, sia nella modalità fisica che in quella on line, riciclando enormi quantità di denaro.
“Dopo i traffici di stupefacenti - scrive la Direzione Investigativa Antimafia nella sua ultima relazione – il settore del gioco d’azzardo è probabilmente quello che assicura il più elevato ritorno dell’investimento iniziale, a fronte di una minore esposizione al rischio”. A quanto ammonta questo ritorno è impossibile quantificarlo con precisione. Le organizzazioni criminali non emettono fatture ma secondo il Procuratore Nazionale Antimafia, il valore del mercato illegale sarebbe pari al 20% di quello legale, dunque superiore ai 20 miliardi di euro nel solo 2019.
Di queste contraddizioni e di tanto altro si riflette nel saggio “La pandemia da azzardo. Il gioco ai tempi del Covid: rischi, pericoli e proposte di riforma”, edito da Altreconomia, e scritto da me e Claudio Forleo che sarà presentato venerdì 3 settembre, a Lamezia Terme, in occasione della decima edizione di Trame, il festival dei libri sulle mafie.
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