- Il pubblico ministero potrà disporre il fermo, con decreto motivato, nei confronti della persona gravemente indiziata di maltrattamenti contro i familiari, lesioni personali e stalking. Anche se non c’è rischio di fuga.
- Viene incentivato l’uso del braccialetto elettronico e, «in caso di manomissione dei mezzi elettronici e degli altri strumenti tecnici di controllo», è prevista la custodia cautelare.
- Secondo la gip di Roma Paola Di Nicola Travaglini, si continua a intervenire sulla parte repressiva e non su quella della concreta tutela delle donne sottoposte a violenza.
L’uso rafforzato del braccialetto elettronico e il fermo immediato della persona sospettata di minacce, lesioni e stalking sono alcune delle misure approvate nel Consiglio dei ministri di ieri all’interno del nuovo disegno di legge «per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne e della violenza domestica». Il provvedimento è frutto del lavoro condiviso delle ministre Elena Bonetti, Mariastella Gelmini, Luciana Lamorgese, Marta Cartabia, Mara Carfagna, Fabiana Dadone ed Erika Stefani.
Gli undici articoli del ddl, che dovrà poi passare all’esame del parlamento, modificano, tra le altre, norme del codice penale e del codice di procedura penale, «introducendo una pluralità di misure con l’obiettivo di rafforzare strumenti di prevenzione e protezione delle donne», ha spiegato la ministra Cartabia durante la conferenza stampa.
«È un provvedimento integrato che segna in modo evidente un impegno del governo in un’azione che non dia nessun alibi alla coscienza pubblica nel tollerare questo fenomeno aberrante», ha detto la ministra Bonetti, che ha sottolineato l’importanza per le donne di avere le istituzioni al proprio fianco.
Subito il fermo
«Sono stati acquisiti alcuni suggerimenti della commissione d’inchiesta sui femminicidi, contenuti nell’ultima relazione, primo tra tutti il fermo del pubblico ministero», spiega Paola Di Nicola Travaglini, gip di Roma e consulente giuridica della commissione del Senato.
Il pubblico ministero, quindi, può disporre il fermo, con decreto motivato, nei confronti della persona gravemente indiziata di maltrattamenti contro i familiari, lesioni personali e stalking. Anche se non c’è rischio di fuga.
Stretta sul braccialetto elettronico
Si rafforzano poi le misure cautelari coercitive, come nel caso di violazione del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima, prevedendo l’arresto obbligatorio, «a cui deve però seguire una misura cautelare per evitare che l’indagato sia rimesso in libertà e commetta fatti in vista della celebrazione del processo», ha spiegato la ministra Cartabia.
Viene incentivato l’uso del braccialetto elettronico e, «in caso di manomissione dei mezzi elettronici e degli altri strumenti tecnici di controllo», è prevista la custodia cautelare. Nel disporre l’allontanamento dalla casa familiare con lo strumento del braccialetto, inoltre, «il giudice prevede l’applicazione, anche congiunta, di una misura più grave qualora l’imputato neghi il consenso all’adozione delle modalità di controllo».
Si modificano le norme sulla sospensione condizionale della pena, che può essere revocata se il condannato non frequenta corsi di formazione dedicati, «perché è importante lavorare sul piano culturale», ha insistito Cartabia.
Ammonimento più efficace
Il ddl prevede poi l’estensione delle misure di prevenzione personali (quali sorveglianza speciale, obbligo e divieto di soggiorno) a chi è indagato per reati gravi nell’ambito del fenomeno della violenza domestica e a chi è già stato ammonito dal questore.
L’ammonimento del questore è una misura già esistente ma «viene fortemente rafforzato e consente la procedibilità d’ufficio per determinati reati e l’aumento delle pene, però in concreto si tratta di un avviso che viene consegnato all’indagato e in cui si intima di non commettere più il reato, con scarsa efficacia deterrente», ha sottolineato Di Nicola Travaglini.
Tra le disposizioni si introduce la vigilanza dinamica a tutela delle persone offese che può essere disposta dal prefetto nei casi più gravi, se si riscontrano dopo i primi accertamenti «concreti e rilevanti elementi di pericolo di reiterazione della condotta». La ministra Gelmini presentando la misura ha sottolineato l’importanza di «intervenire rapidamente per evitare che nelle maglie procedurali possano correre dei rischi».
Le nuove disposizioni prevedono infine la possibilità per la donna o per l’orfano di femminicidio di chiedere una provvisionale, un sostegno economico immediato, anticipando quindi parte dell’indennizzo. «Non viene più prevista al termine di un lungo iter giudiziario. Gli orfani di femminicidio hanno bisogno che lo stato riconosca loro il prima possibile un sostegno economico», ha detto la ministra Carfagna. Tale sostegno è essenziale per le donne che «spesso non denunciano a causa della difficile condizione economica in cui si trovano», ha ricordato Lamorgese.
Le esperte
«Queste disposizioni rafforzano in maniera significativa i poteri della magistratura e delle forze di polizia ed è sempre positivo raffinare gli strumenti per il contrasto alla violenza», commenta la gip Di Nicola Travaglini. Il problema fondamentale, secondo la giudice, rimane «l’effettiva applicazione degli strumenti messi a disposizione», perché molti di questi sono facoltativi.
«Si pensi al braccialetto elettronico molto efficace ma poco applicato. Servirebbe un monitoraggio che verifichi la concreta applicazione delle misure per accertare le buone prassi e le omesse applicazioni», continua, sottolineando anche la mancanza di previsioni sulla formazione obbligatoria.
Secondo Di Nicola Travaglini, si continua a intervenire sulla parte repressiva e non su quella della concreta tutela delle donne sottoposte a violenza.
Sulla stessa linea la presidente di Donne in rete contro la violenza. Antonella Veltri denuncia che «continua a riproporsi un approccio di tipo emergenziale, che porta a un proliferare di norme penali, ma sappiamo bene quanto poi la loro effettiva applicazione sia a discrezione del singolo magistrato».
Ci sono elementi allarmanti, secondo Veltri, come l’ammonimento per il reato di violenza sessuale, ma anche elementi positivi, quali «il rafforzamento delle misure per assicurare il rispetto degli ordini di allontanamento e l’estensione del tipo di reati per i quali le forze dell’ordine sono tenute a fornire il contatto dei centri anti violenza, in linea con proposte già fatte da D.i.re».
Ma il governo, denuncia Veltri, ancora una volta «procede senza consultare i centri anti violenza, nonostante tale consultazione sia stata prevista dal nuovo Piano nazionale anti violenza».
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