Quest’anno Conegliano ha vinto tutto In Italia lo scudetto, la Coppa Italia e Supercoppa. Poi la Champions, e il campionato del mondo per club. Il successo è figlio della visione di chi investe sulle stelle e sul vivaio
Dici Conegliano e pensi al Prosecco e a quel territorio nel Nord Est che si estende fino a Valdobbiadene: un mosaico di tessere disegnate con i vitigni da cui nasce e, dal 2019, patrimonio Unesco.
Mentre enti locali e nazionali si adoperavano per il prestigioso riconoscimento, in quello stesso territorio iniziava un altro percorso di successo.
Per i superstiziosi vale la pena ricordare la data: era esattamente il 29 febbraio 2012 quando due imprenditori del settore vitivinicolo, appassionati di pallavolo e già sponsor della storica Spes di Conegliano, club di alterne fortune, decidono di rilevarlo per dare vita alla squadra Prosecco Doc Imoco: sono Piero Garbellotto e Pietro Maschio.
Piero rappresenta l’ultima generazione di una famiglia di bottai che, dal 1775 ad oggi, ha attraversato i secoli che hanno separato la Repubblica della Serenissima dal Veneto di Zaia, combinando con maestria tradizione e innovazione; Pietro è figlio dei titolari di Imoco, azienda leader nella serigrafia e specializzata nella produzione di etichette, per bottiglie di vino ovviamente. Da quell’intuizione all’incrocio tra imprenditoria, passione per lo sport e amore per il territorio, sono diventati i co-presidenti del club campione dei campioni, assunto a modello nel mondo.
Quest’anno Conegliano ha vinto tutto! In Italia ha conquistato lo scudetto (il settimo), la Coppa Italia (la sesta) e la Supercoppa (l’ottava); In Europa ha vinto la Champions League (la seconda) e, lo scorso 22 dicembre in Cina, il campionato del mondo per club (il terzo). In totale sono 26 i titoli su cui ha scritto il suo nome il che, nella breve storia della società, parla di un sogno diventato realtà ma pure caso di studio. E così oggi, a 12 anni di distanza, quando dici Conegliano, dici anche volley!
Visionari
Dietro a un grande risultato c’è sempre chi lo ha saputo vedere in anticipo. E se all’inizio erano in due poi, insieme ai soci proprietari le famiglie Polo e Carraro, sono diventati quasi trecento gli sponsor coinvolti nel progetto. La crescita della rete delle aziende sostenitrici è impressionante e rigorosamente diversificata per tipologia di investimento in: sponsor istituzionali, sponsor gold, silver, bronze, maglia, premium, basic, sostenitori, media partners, fornitori.
Ciò ha permesso all'Imoco Volley di mantenere un alto livello di competitività e di investire sia nella prima squadra che nel vivaio, creando una base solida per garantire continuità e sostenibilità. Non sarebbe coretto però assumere esclusivamente la disponibilità economica a chiave di lettura del fenomeno.
Sebbene nell’orbita del roaster Imoco abbiano gravitato grandi nomi come quelli di Paola Egonu, Miriam Sylla (che indiscutibilmente hanno contribuito ai trionfi della squadra prima di proseguire le loro carriere altrove) la società non ha mai avuto paura di lasciare andare, di cambiare, di sostituire.
L’unica pedina fissa che ha messo la propria firma su tutti e 26 i titoli vinti è Monica De Gennaro, la “libero” che tutto il mondo ci invidia. Lei è stata ed è il baricentro che da equilibrio a un sistema stellare in continuo cambiamento in cui irrompono star già affermate nel firmamento pallavolistico e accedono giovani talenti cresciuti nelle giovanili che contano in totale quasi duemila atlete: decisamente un bel bacino a cui attingere. E il metodo, oramai quasi regola, è che ogni titolare in prima squadra, abbia come riserva una giovanissima.
Così, se per questa ultima stagione sono atterrate a Conegliano da mondi lontani tre straordinarie campionesse quali la cinese Zhu Ting, la giapponese Seki e la brasiliana Gabi c’è anche chi, dal vivaio, ha saputo arrampicare la parete verticale e bussare alla porta della magnifica rosa. È il caso della 21enne centrale bolzanina Katja Eckl, della centrale 19enne Anna Bardaro o dell’opposto di origine nigeriana, Meri Adigwe, classe 2006, definita un’autentica fuoriclasse per potenza, elevazione, tecnica e… fiuto: gioca a volley dall’età di 5 anni e il pallone non lo vede, lo sente.
Le scelte di Santarelli
L’altra pedina fissa del Conegliano Imoco è Daniele Santarelli, il coach. Nella vita fa coppia con Monica De Gennaro e forse, anche per questo, il baricentro della squadra è particolarmente forte.
È giovane, è umbro, dice di non essere molto bravo in inglese ma si vede che si fa capire bene quando serve: creare il gruppo con tante personalità forti, nazioni diverse, lingue differenti, gestirlo al meglio, lasciare che relazioni consolidate finiscano per iniziarne di nuove nella stagione successiva, riamalgamare il tutto per dargli nuova forma, cercare diversi stimoli e ogni volta vincere, non è certo un fatto di tecnicismi e tattiche. E nemmeno del caso: oltre ai successi di club, lo dimostrano quelli ottenuti con le nazionali che ha seguito, Croazia (due argenti in European League), Serbia (titolo mondiale nel 2022), Turchia (quarto posto ai Giochi di Parigi 2024).
Perciò nella semifinale olimpica Italia-Turchia, la coppia Santarelli-De Gennaro giocava ai lati opposti della rete: in campo azzurro Monica detta “Moki” e in campo turco Daniele, a dare un bell’esempio di come una passione comune possa tenere uniti anche a distanza o addirittura contro.
Si ispira ad Ancelotti e si considera un mite, da intendersi come ce la spiega Bobbio nel suo Elogio alla mitezza ovvero una disposizione verso gli altri che non richiede reciprocità per manifestarsi pienamente, essenziale per costruire relazioni umane autentiche e per coltivare una società più giusta e pacifica … Come a dire: non di solo Velasco vive il volley azzurro!
Un caso da manuale
Il caso di studio Conegliano Volley obbliga ad indagare anche il fuoricampo. Niente viene lasciato al caso. Esiste un Imoco Building in cui ogni giocatrice ha il suo appartamento e, sotto casa, un grande centro di fisioterapia per agire con massima tempestività sui grandi e piccoli infortuni e con continuità sul processo di recupero. Ma attorno alla struttura esistono anche servizi che non ti aspetti. Ad esempio, quando le atlete sono in trasferta, i loro amici a quattro zampe hanno dog-sitters e educatori cinofili che se occupano; può sembrare un’esagerazione ma non lo è affatto. La pet therapy insegna e l’affetto di un animale non è un capriccio per giovani persone sradicate presto, cresciute in fretta e, sebbene in squadra, pur sempre lontane dalle loro famiglie.
Anche così l’Imoco Conegliano ha costruito la sua favola e la condivide con un pubblico esagerato.
Al Pala Verde di Villorba dove gioca, in passato, il pienone si vedeva solo per le finali scudetto della Sisley Treviso Volley o della Benetton Basket (maschili). Oggi il palazzetto è incapace di soddisfare la richiesta che, mediamente, supera del doppio l’offerta (4000 posti).
Un messaggio forte e chiaro diretto a chi sostiene che lo sport femminile non faccia indotto. Un esempio virtuoso che, sebbene in una versione sportiva patinata, ci offre uno scenario libero da gabbie di genere e da confini tra globalizzazione e valorizzazione del territorio. Una finestra di speranza da cui guardare al futuro e a cui brindare. Ovviamente a prosecco!
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