- Prima il voto favorevole alla giornata di campionato in dieci orari diversi, poi il voto che annulla il voto. Nel mezzo, il presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero, che sente odore di suq e convince i colleghi a chiedere più soldi a Dazn.
- Ciò che è accaduto il 7 giugno scorso in seno alla Lega Serie A ha del clamoroso. «Le mani non mi ubbidiscono», avrebbe detto “Er Viperetta” al presidente del Torino Urbano Cairo, che cercava di riportarlo alla calma. E un altro momento di altissima tensione si è avuto fra il presidente della Lega, Dal Pino, e il laziale Lotito.
- Armati di questa credibilità i presidenti delle società di Serie A si ritroveranno la prossima settimana per avviare una nuova trattativa con Dazn. Cercheranno così di rimediare a «un errore di sbaglio». La Lega di Serie A è una sitcom ma può ancora dare il peggio di sé.
Votare favorevolmente, rimangiarsi la decisione presa e rivotarsi contro. La Lega si Serie A è una sitcom che non delude mai le aspettative di un pubblico dal palato grasso e nella giornata di lunedì 7 giugno ha toccato un picco forse ineguagliabile. Con un capocomico vero a dettare i tempi dello spettacolo: Massimo Ferrero, al secolo “Er Viperetta”. Che dopo avere trasformato l'ultima assemblea di Lega nel palcoscenico di una performance estemporanea si è concesso un'ospitata su Rai 3, nel programma di Luca Barbareschi “In barba a tutto”.
Dove, fra un ricordo di quando stava al gabbio e un tentativo (stonatissimo) di accompagnare col fischio l'esecuzione della colonna sonora di “Il ponte sul fiume Kwai”, ha raccontato in stile vernacolare come ha bloccato e fatto emendare una decisione fondamentale per la cosiddetta “Confindustria del calcio italiano”. Tutto molto incoraggiante per chi ancora crede che il calcio italiano sia capace di auto-riforma.
Un tranquillo pomeriggio rissaiolo
Si doveva decidere per l'autorizzazione del cosiddetto calendario-spezzatino, cioè la distribuzione delle dieci gare della singola giornata di Serie A 2021-22 in dieci fasce orarie diverse, con azzeramento di quel minimo di contemporaneità residua. Una scelta che ha suscitato forti critiche, ma trovava d'accordo i presidenti. Sì, ma d'accordo fino a che punto?
Si è impiegato poco a scoprirlo. Del resto, che il clima in assemblea non fosse dei migliori lo si è capito dall'inizio guardando alla composizione del consesso: 20 società che compongono l'assemblea ma soltanto 19 rappresentabili perché due fra queste hanno il medesimo proprietario. Si tratta della Lazio e della neo-promossa Salernitana, entrambe controllate da Claudio Lotito. Che fra l'altro è anche squalificato per il caso tamponi e dunque non avrebbe dovuto nemmeno essere presente. Col presidente di Lega, Paolo Dal Pino, Lotito ha avuto un'immediata frizione che pare sia stata sul punto di degenerare. Ma l'apice del grottesco non era ancora stato toccato. È stato necessario aspettare il voto sull'approvazione del calendario-spezzatino perché accadesse.
Un errore di sbaglio
Al momento di votare 13 società su 19 hanno espresso parere favorevole alla totale spalmatura del calendario di partite settimanali. Ma nel gruppo delle sei dissidenti (Bologna, Genoa, Roma, Sampdoria, Sassuolo e Spezia) hanno mostrato particolare agitazione l'amministratore delegato romanista, Guido Fienga, e i presidenti delle società genovesi, Enrico Preziosi e Massimo Ferrero. Con quest'ultimo in fibrillazione per avere intravisto la possibilità di lucrare qualche euro in più a Dazn.
Del resto, dove c'è un minimo odore di suq Ferrero si ritrova nel suo elemento. Basta un attimo a fargli scattare l'istinto utilitaristico. E in questo caso il ragionamento è stato elementare: se fare il calendario-spezzatino significa dare qualcosa in più a Dazn, allora Dazn quel qualcosa in più deve pagarlo. Per questo è partita una rapida piazzata per convincere i colleghi presidenti a rimangiarsi il voto appena espresso. Con dettagli che in forma aneddotica Ferrero ha raccontato a Luca Barbareschi nella seconda serata di Rai 3.
Dopo aver riferito che quella prima votazione favorevole alla concessione dello spezzatino è stata «un errore di sbaglio», il presidente della Samp ha raccontato del confronto avuto con uno dei colleghi, che cercava di farlo ragionare. L'identità del collega non è stata ammessa da Ferrero, ma Luca Barbareschi ha fatto capire si tratti del torinista Urbano Cairo. Che dal presidente doriano è stato invitato a allontanarsi perché «le mani non mi ubbidiscono». Come a dire che rischiavano di volare i cazzotti.
La nostra classe dirigente
Questa è la classe dirigente calcistica italiana. E il suo spessore è stato ribadito col ri-voto apparecchiato in pochi minuti e concluso con 16 voti favorevoli all'annullamento della deliberazione precedente e soltanto 3 (Juventus, Lazio e Napoli) contrari. Aggiornamento alla settimana prossima, quando i protagonisti della sitcom torneranno a riunirsi per decidere come avviare la trattativa con Dazn. Butteranno sul piatto della trattativa tutta la credibilità di cui sono capaci. Col Viperetta a guidare la brigata.
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