I carabinieri hanno eseguito sei ordinanze di misure cautelari nei confronti di imprenditori e ufficiali pubblici accusati di essere vicini all’organizzazione criminale
I carabinieri hanno arrestato quattro imprenditori vicini ai clan Zagaria-Schiavone nell'ambito di un'indagine della Direzione distrettuale antimafia di Napoli sulla penetrazione della camorra nel tessuto economico di Caserta. I militari, in collaborazione con la Guardia di finanza, hanno eseguito anche due misure cautelari personali di natura interdittiva nei confronti di altrettanti indagati. Sono stati sequestrati preventivamente 15 milioni di euro. I reati imputati agli indagati sono di associazione per delinquere di tipo mafioso e concorso in associazione mafiosa, turbativa d’asta, corruzione, abuso d’ufficio e riciclaggio dei capitali illeciti.
Chi sono gli arrestati
Tra i soggetti colpiti dalle misure cautelari c’è Domenico Pagano, titolare della società Immobiliare generale (finita sotto sequestro), ritenuto gravemente indiziato di essere inserito nel clan dei Casalesi avendo allacciato, fin dagli anni Novanta, rapporti coni boss Michele Zagaria e Giacomo Capoluongo, divenendo poi imprenditore di riferimento per la fazione Schiavone alla quale procurava stabili finanziamenti come quota sui lavori ottenuti grazie all’intervento del clan.
A Pagano è stato sequestrato il “Palazzo delle Cento Persone” di Capua dove sarebbe dovuta sorgere una Rsa. L’immobile, in passato pignorato ad Angela Iovene, moglie di Rodolfo Statuto, deceduto e già condannato con la cosiddetta sentenza Spartacus per camorra, era stato acquistato, mediante una procedura esecutiva, per l’importo di 1.455.129 euro dalla società immobiliare: nella compravendita in questione la fazione Schiavone aveva reinvestito la somma di 500mila euro.
Un altro destinatario della misura è stato Domenico Farina, ritenuto gravemente indiziato per concorso esterno in associazione di tipo mafioso, amministratore unico della Prisma Costruzioni, società riconducibile al collaboratore di giustizia Francesco Zagaria aggiudicataria di vari appalti pubblici con la connivenza di vari amministratori locali.
Le indagini della Guardia di Finanza hanno, invece, interessato il gruppo imprenditoriale casertano riconducibile ai cugini Giuseppe e Francesco Verazzo, ritenuti gravemente indiziati per concorso esterno in associazione di tipo mafioso, operanti nel settore delle costruzioni edili che, avvalendosi della forza di intimidazione del “Clan dei Casalesi” e grazie alla compiacenza di amministratori locali, si sono aggiudicati appalti pubblici nel territorio casertano, assumendo peraltro il ruolo di portavoce di Nicola Schiavone nella zona di Capua e assicurando il sostegno elettorale alle compagini politiche locali legate ad esponenti del Clan.
In particolare, nei confronti dei cugini Verazzo e di Pagano sono stati complessivamente sottoposti a sequestro preventivo circa due complessi aziendali e quote societarie per un valore di circa 15 milioni di euro.
È stata infine applicata la misura cautelare interdittiva per la durata di un anno e della presentazione alla polizia giudiziaria all’ingegnere Francesco Greco, responsabile protempore dell’ufficio tecnico del Comune di Capua ritenuto gravemente indiziato per turbata libertà degli incanti e corruzione, e ad Andrea D’Alessandro impiegato presso un Istituto bancario, all’epoca in servizio presso una filiale bancaria di Santa Maria Capua Vetere, accusato anche di riciclaggio in quanto quest’ultimo con il suo operato aveva consentito trasferimenti di denaro contante su conti bancari riconducibili al sodalizio camorristico.
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