Ezio Simonelli conta di vincere la propria partita personale, per diventare presidente, già nel secondo tempo, durante l’assemblea della Lega di Serie A. Magari con la spinta indiretta dell’amministratore delegato, Luigi De Siervo, che non vuole restare immobile di fronte all’attivismo dei suoi detrattori.

Contro di lui si muovono proprietà, soprattutto straniere, che puntano il dito contro la presunta «decrescita nei mercati (Stati Uniti e Middle East) dove sono stati aperti gli uffici» della struttura commerciale per l’internazionalizzazione, come si legge in alcuni documenti riservati.

Il capitolo più scottante resta quello di Simonelli, l’ex commercialista di Silvio Berlusconi che sogna la presidenza della Lega di Serie A. I suoi avversari si sono attrezzati e hanno provato a scompaginare lo schema di gioco. Da qui l’ipotesi, circolata nelle ultime ore, di puntare su Luca Cordero di Montezemolo per mettere tutti d’accordo. La convocazione dell’assemblea, prevista per oggi alle 14.30, è incerta.

Simonelli vuole riprovarci, nonostante la mancata elezione al primo passaggio. Intanto si è dimesso dal ruolo di presidente del collegio sindacale di Mediaset, che era al centro del parere giuridico, fornito dal giurista Natalino Irti, sull’incandidabilità del professionista. Il legame con il Monza, di proprietà Fininvest (quindi riconducibile alla società di Cologno Monzese), ha permesso agli oppositori di protestare. I rumors sostengono che il nome di Simonelli sia bruciato.

Secondo tempo

Da parte sua, il commercialista vede il bottino di 13 voti come un punto di partenza, non una sconfitta. Del resto – è il ragionamento – è solo uno in meno del quorum dei due terzi fissato dallo statuto per le prime due votazioni. Soprattutto è una soglia sufficiente dalla terza votazione in poi, quando basterà avere la maggioranza semplice, 11 preferenze su 20, per essere eletto.

Ma vuole fare presto per evitare i tempi supplementari, eventualmente in programma il nuovo anno, probabilmente il 10 gennaio. In venti giorni può accadere di tutto. Il più scatenato di tutti è Claudio Lotito, patron della Lazio e senatore di Forza Italia. Nei giorni scorsi era alla Camera, per conversare con i deputati. E dai divanetti del Transatlantico impartiva ordini per sbarrare la strada a Simonelli. «Dite che è entrato papa ed è uscito cardinale? Ma almeno uno deve essere cardinale», è una delle battute al vetriolo consegnate da Lotito ai suoi interlocutori.

Il nome prediletto è quello del presidente uscente, Lorenzo Casini, che non ha mai smentito l’ipotesi di una sua rielezione. «Il presidente della Lega è professore universitario», ha ripetuto il patron della Lazio per rivendicarne i titoli. Il parlamentare forzista ha promesso battaglia fino all’ultimo: è disposto a fare ricorsi su ricorsi per dimostrare la bontà del parere di Irti per cui Simonelli non avrebbe i titoli per candidarsi.

E, come spesso accade durante un duello, spunta il terzo nome, un papa straniero, quello di Montezemolo. Non è il nuovo che avanza, ma la sua candidatura consentirebbe di uscire dalle secche. Spettatore interessato della partita è il ministro dello Sport, Andrea Abodi, che ha già rimesso sul tavolo la revisione del decreto Crescita, che impone il divieto totale di sponsorizzazione delle società di scommessa: «Per me c’è una grande differenza, potrò sembrare impopolare, tra le scommesse sportive e il poker online, le slot machine e il bingo».

I report anti De Siervo

La votazione del nuovo presidente sbloccherebbe l’immobilismo, che, peraltro, rischia a cascata di complicare anche i piani di riconferma dell’amministratore delegato, Luigi De Siervo. Sul suo operato circolano due report informali, di cui Domani è venuto in possesso, tutt’altro che lusinghieri. In uno dei passaggi viene contestato il mancato raggiungimento degli obiettivi fissati dal piano industriale, addirittura attribuendogli una presunta «minusvalenza di 300 milioni di euro» rispetto al piano industriale più una serie di partnership che non sarebbero gradite.

Ma, al di là delle cifre, alcune delle proprietà straniere del massimo campionato di calcio italiano pretendono una maggiore internazionalizzazione: «La strategia sulla vendita all’estero ha di fatto causato una forte riduzione della visibilità a livello globale per la Serie A e per le singole società che faranno sempre più fatica a convincere brand internazionali a investire». Insomma, l’accusa è quella di una «perdita di visibilità internazionale».

Nell’inner circle di De Siervo viene professata tranquillità: viene ritenuta un’operazione di disturbo da parte di club ostili. Sulla sua gestione aveva manifestato soddisfazione sulle entrate per le società: «Raggiungeremo la Premier League quando avremo ridotto la pirateria. Il fenomeno è ancora gigantesco: la Serie A perde 300 milioni di euro l’anno». Rivendicando ricavi per quasi tre miliardi nella stagione 2022/2023.

I voti a sua disposizione c’erano. Al primo giro non c’è stata l’elezione perché l’obiettivo è quello di rinnovare tutti insieme gli organismi. Solo che ora anche De Siervo ha una certa fretta: meglio portare a casa il risultato nell’immediato. Perché le truppe nemiche si sono organizzate.

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