Celle piene. Ne può contenere 12, ma sono 24 i reclusi. E si lavano sui wc alla turca. L’effetto del decreto Caivano voluto dal governo si fa sentire. «Temiamo una nuova rivolta», dicono gli agenti
«Capoposto non siamo animali che dobbiamo dormire in questo stato!». Lo vedi subito il carcere di Treviso. Se ne sta qui incastonato tra le case, in via Santa Bona Nuova, alle porte della città trevigiana, cinto da enormi e invalicabili mura. Sopra le mura, le torri di guardia. E, sotto le torri di guardia, le recinzioni, il filo spinato.
Gli effetti perversi del decreto Caivano, che anziché prevedere percorsi rieducativi ha sbattuto in carcere i minori detenendoli al limite della dignità, li vedi qui, dove i ragazzi sono il doppio rispetto alla capienza consentita.
Venerdì 5 luglio ne è arrivato un altro, e nella lettera di ingresso c’è scritto: «La stanza 5 è già al massimo della capienza». Questo comporta il «dover aggregare un ulteriore materasso di emergenza», «tutti i componenti iniziano a protestare: capoposto non siamo animali che dobbiamo dormire in questo stato».
Ventiquattro, quando dovrebbero essere 12. E a breve saranno pure 26. Dormono a terra su materassi e si lavano sopra la turca dove defecano. Un lugubre posto fatto di vento rappreso e cancelli, di lampeggianti accesi, di cancellate che sbattono, si chiudono, si riaprono e si richiudono di nuovo, per far entrare e uscire i parenti in una lenta litania di angoscia, oppressione e tristezza.
Il portone blu è quello del carcere per gli adulti. La porta a vetri è per i minorenni. Quando si chiude, quel rumore metallico blocca lo stomaco.
Quando giunge la notte, quello scampanellio di chiavi che apre e chiude le celle fa trasalire. Un’unica sezione detentiva, e a destra e a sinistra le stanze di “pernottamento”. Stanze per tre persone, dove dentro dormono in sei. Chi non ci sta sulle brande dorme a terra, sopra i materassi. Rannicchiati, rattrappiti, le teste che spuntano da sotto i letti di chi ce l’ha fatta ad accaparrarsi una branda.
Domani ha visto alcune immagini che testimoniano lo stato in cui si trovano i detenuti minori. Un poliziotto, cui garantiamo l’anonimato, ha deciso di denunciare la situazione: «Sta diventando ingestibile, ora, ci sono 24 ragazzi, dovrebbero essere 12».
La denuncia
Un rapporto della associazione Antigone che si batte “per i diritti e le garanzie nel sistema penale”, parla, per questo istituto, di «capienza regolamentare di 12 posti». Anzi, scopriamo che già due anni fa c’erano state segnalazioni.
Nel 2022 qui ci fu una rivolta: i ragazzi appiccarono il fuoco, incendiarono i materassi, protestavano per il vitto e alcuni agenti rimasero sequestrati. E dire che all’epoca erano 15, oggi sono 24. Quelli della rivolta vennero trasferiti. «Quella notte fu terribile», raccontano le nostre fonti, «e temiamo accada di nuovo».
L’associazione Antigone, che si era recata sul posto nei giorni a seguire, scriveva: «L’istituto ci è stato descritto come gravemente sovraffollato: la ristrettezza degli spazi, già di per sé problematica con una presenza regolamentare, in un contesto sovraffollato costringe ad adattamenti ritenuti del tutto inadeguati».
«Le camere», ci racconta il poliziotto, «sono abbastanza fatiscenti. Siamo troppo pieni. Dormono buttati lì, su un materasso. Non c’è nemmeno l’aria condizionata, hanno i ventilatori sì, quelli grandi, ma con l’afa che c’è qui… Tutti appiccicati».
Dalle immagini si vedono le teste di chi dorme su una piastrella comparire giusto accanto alle teste di chi riposa in branda. Da dire che questi giorni l’afa ha ceduto il passo al maltempo e al vento, che qui dentro però non arriva; il vento che gira è sempre quello, rappreso e condensato, impacchettato in gocce di sudore e angoscia.
Ma il Veneto d’estate raggiunge picchi di caldo notevoli, e l’umidità a volte non consente di respirare.
Sempre Antigone scriveva: «Le camere (singole, doppie o triple) sono in condizioni piuttosto fatiscenti, come del resto l’intero istituto».
A guardarlo da fuori – ora l’hanno ridipinto di rosa – potrebbe anche sembrare “accogliente”, e invece. «Pensi che l’altro giorno», ci racconta sempre il poliziotto, «un ragazzo doveva andare in bagno, ma, siccome la turca della sua stanza era occupata, non ha resistito e se l’è fatta addosso. I bagni sono pensati per 12, non per il doppio. E dove fanno i loro bisogni, si lavano anche». Scusi? «Sì, sì».
Le immagini sono esaurienti. Un buco di un metro per uno, dove i detenuti si fanno anche la doccia. C’è la turca grigia di metallo, con attaccata una grata. Se prendi la grata e la posizioni sopra la turca, in alto c’è il sifone per lavarsi.
«I bagni», fa sapere Antigone, «risultano essere inadeguati: si nota qui la presenza delle turche, le quali sono dotate di una griglia abbassabile per poter consentire le docce. La sovrapposizione tra la doccia e la turca è un aspetto critico: solleva degli interrogativi sia rispetto alle condizioni igienico-sanitarie, che alla gestione dei turni tra i detenuti per quanto riguarda l’uso del bagno».
«Insomma avranno anche commesso reati, ma sono sempre delle persone», sbotta il poliziotto.
Qui a Treviso si trova anche il ragazzo che il 28 giugno scorso aveva ammazzato Michelle Causo, a Roma, e poi l’aveva lasciata su un carrello della spesa.
Qualche settimana fa lui è rimasto al centro di una polemica perché dal carcere userebbe i social. «I ragazzi», ci spiegano, «assistono a delle lezioni. Il professore quel giorno aveva portato un router e lui era riuscito a connettersi, crearsi un profilo falso e andava a spiare altri profili. Del resto, in queste condizioni cosa vuoi riformare qui dentro?».
La protesta del sindacato
E ora a denunciare la situazione è anche il sindacato. «Oggi», fa sapere Giovanni Vona, segretario nazionale del Sappe (sindacato autonomo polizia penitenziaria) per il Triveneto, «sono presenti 24 detenuti a fronte della capienza massima di 12. Questo comporta gravissime difficoltà nella gestione di ogni attività.
Il personale si trova costretto a reperire brande di fortuna e a collocare materassi direttamente sul pavimento per poter accogliere i nuovi giunti. È impossibile dare esecuzione a un isolamento per motivi sanitari, una sanzione per motivi disciplinari o un divieto d’incontro tra minori a seguito di una rissa, episodio frequente in un contesto minorile».
Anche perché poi, per ogni detenuto ci vogliono tot agenti, ma «la pianta organica di 38 unità di polizia penitenziaria è studiata per una capienza di 12 detenuti».
Il governo nei giorni scorsi ha detto che avrebbe mandato altri 11 agenti. Ma la soluzione non è certo aumentare gli agenti, piuttosto dovrebbero diminuire i giovani detenuti: anche perché già sono stretti, se si aggiunge pure personale lo spazio diminuisce.
«Questo sovraffollamento», ci fanno sapere fonti riservate dal carcere, «un anno fa non c’era. È accaduto dopo il decreto Caivano, ed è dovuto a questa possibilità che hanno i magistrati di trarre in arresto le persone e alla grave carenza di detenuti minori in uscita nelle comunità. Sono previsti dei trasferimenti, ma per questi ci vogliono gli uomini, scorte».
Noi abbiamo provato a chiedere conto al direttore, ma ancora non ci è giunta nessuna risposta. «Un numero così alto di detenuti per l’istituto potrebbe causare, in una rivolta, un’evasione di massa», continuano dal sindacato, «siamo preoccupati che da qui a breve possa riaccadere quanto avveratosi nell’aprile 2022, ma con conseguenze ben peggiori».
Quella rivolta, come fa sapere il Garante dei diritti della persona del Veneto nella relazione annuale, aveva provocato la chiusura per più di un anno per lavori di ristrutturazione. E ora auspica un «trasferimento del nuovo Istituto penitenziario minorile che avrà sede a Rovigo».
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