La procura di Santa Maria Capua Vetere ha indagato per corruzione la garante dei detenuti della provincia di Caserta: avrebbe procurato un telefono a un detenuto, avvertendolo di una perquisizione. Lei si difende: «Ho operato con passione e correttezza». In città è in corso il processo per le violenze in carcere, raccontate da Domani
Favori illeciti a un detenuto di cui si stava occupando in qualità di garante: è quanto contesta la procura di Santa Maria Capua Vetere alla garante dei detenuti della provincia di Caserta, Emanuela Belcuore, indagata per corruzione e altri reati. Secondo gli inquirenti, Belcuore avrebbe procurato a un detenuto un telefonino intestato a uno straniero e lo avrebbe avvertito di un’imminente perquisizione in cella.
Sempre secondo gli inquirenti, la donna si sarebbe anche adoperata per far avere al detenuto una relazione di servizio positiva, avvicinando la direttrice del carcere e il magistrato di sorveglianza. In cambio avrebbe ricevuto un paio di scarpe e altri regali dalla titolare di una boutique, sorella del recluso.
Qualche giorno fa gli investigatori hanno eseguito delle perquisizioni, durante le quali sono stati sequestrati alla donna computer e cellullari che ora saranno passati al setaccio per ricavare informazioni utili a supportare le accuse. Martedì, intanto, la garante ha deciso di dimettersi dalla carica che le era stata affidata nel giugno 2020 dal presidente della provincia di Caserta, Giorgio Magliocca.
Le reazioni
Belcuore ha annunciato le dimissioni confermando piena fiducia nella magistratura e rivendicando di aver sempre lavorato «con passione e determinazione» nei tre anni da garante: «Ho portato avanti molte battaglie per risolvere le criticità rilevate nei contesti carcerari e mi sono battuta nel contrasto alla presenza della droga nelle carceri attraverso una denuncia nel dicembre 2022», ha detto Belcuore per bocca del suo avvocato. L’ex garante ricorda di aver «operato nell’interesse di tutti i detenuti prodigandosi per le preoccupazioni dei loro familiari».
Solidarietà a Belcuore è stata espressa da Samuele Ciambriello, garante dei detenuti della regione Campania: «Siamo garanti e, in quanto tali, invochiamo il rispetto della presunzione di innocenza. Non vorrei che questa vicenda diventasse il pretesto per silenziare la nostra figura. Basta con il becero moralismo e il populismo penale», ha detto Ciambriello. «Non vanno dimenticate le battaglie, le coraggiose denunce, nonché gli interventi su “Pianeta carcere” (sito dell’omonima associazione, ndr) che Belcuore ha fatto negli anni».
Il precedente
Emanuela Belcuore non è la prima garante dei detenuti, in Campania, ad avere problemi con la giustizia: nell’ottobre dello scorso anno finì in carcere il garante dei detenuti di Napoli, Pietro Ioia, accusato di aver approfittato della sua posizione e della facilità di accesso al carcere di Poggioreale per farvi entrare droga e cellulari per i detenuti. Nei suoi confronti, il 21 aprile scorso, i pubblici ministeri Giuliana Giuliano e Ivana Fulco hanno chiesto una condanna a otto anni e otto mesi. Anche su questo ribatte Ciambriello: «È una strumentalizzazione dell’indagine in corso. Non c’è nessuna relazione tra i due fatti, dunque di che parliamo?».
Le torture in carcere
La notizia dell’indagine a carico di Belcuore ha destato scalpore al processo in corso sulle violenze ai detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere, commesse nell’aprile 2020 da agenti penitenziari dell’istituto casertano e raccontate da Nello Trocchia su Domani. Un carcere, quello di Santa Maria Capua Vetere, dove Emanuela Belcuore era di casa.
Spesso ne ha denunciato i disservizi, come le criticità nei controlli all’ingresso, e come fosse facile introdurre droga a causa degli scarsi controlli della penitenziaria. I colloqui, quasi quotidiani, con i detenuti sarebbero stati però connotati da rapporti opachi, in particolare con un recluso di Casal di Principe.
© Riproduzione riservata