«Delmastro mi disse che non erano notizie riservate». È il deputato di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, che parla. Lo fa in qualità di testimone al processo in cui Andrea Delmastro Delle Vedove è imputato a Roma. L’accusa mossa dalla pm Rosaria Affinito nei confronti del sottosegretario alla Giustizia è quella di rivelazione di segreto in riferimento al caso dell’anarchico Alfredo Cospito.

È infatti il 31 gennaio 2023 quando lo stesso Donzelli, pubblicamente, legge alla Camera stralci di documenti «a limitata divulgazione». Documenti, in altre parole, interni alla polizia penitenziaria passatigli dal collega e coinquilino Delmastro. Cosa c’è in quegli atti? Il rendiconto di una visita di un gruppo di parlamentari del Partito democratico al carcere di Sassari dove, allora, si trovano al regime di 41 bis proprio Cospito, in sciopero della fame, e alcuni boss mafiosi che hanno in passato interloquito con l’anarchico.

Sulla base di questa relazione - che Delmastro, fedelissimo di Giorgia Meloni, ottiene dopo diverse sollecitazioni agli organi di Dap, Gpm e Nic - Donzelli accusa i dem recatisi a Sassari di essere collusi con la criminalità. «Io voglio sapere se la sinistra sta dalla parte dello stato o dei terroristi con la mafia», le parole del deputato in aula.

Ne deriva pertanto un duro scontro, che porta all’avvio dell’inchiesta in questione. Il 16 febbraio, la procura di Roma - che chiederà l’archiviazione ritenendo l’esistenza oggettiva della violazione, ma senza le prove dell'esistenza dell'elemento soggettivo - iscrive nel registro degli indagati il sottosegretario Delmastro. È poi la giudice per le indagini preliminari Emanuela Attura a disporre l’imputazione coatta, avviando così il processo, iniziato nello scorso mese di aprile.

L’AUDIZIONE DI DONZELLI

«Al 30 gennaio 2023 risale il primo colloquio con Delmastro sui rapporti tra Cospito e altri detenuti – dice il parlamentare fiorentino nel corso della sua testimonianza a piazzale Clodio -. Si trattò di un colloquio generico, sul tema del regime del 41 bis. La mattina seguente, dopo aver letto un articolo di stampa, quando ho incontrato Delmastro per caso in Transatlantico, gli ho chiesto ulteriori dettagli sui colloqui tra Cospito e altri detenuti al 41 bis.

Delmastro mi fece i nomi che mi sono appuntato sul cellulare. Non gli ho chiesto da chi arrivassero queste informazioni, ma supponevo venissero dal Dap. Mi disse, appunto, che non erano notizie riservate».

Donzelli, nel corso dell’audizione, parla anche della «scelta di intervenire in aula» il 31 gennaio di un anno fa. «La scelta – dichiara non a caso - è stata mia, fatta per evidenziare quanto fosse utile difendere il 41 bis. La prima metà del mio intervento riguardava questo, perché ero preoccupato per le posizioni espresse nei giorni precedenti. Anche perché nel frattempo era stato arrestato Matteo Messina Denaro, che aveva veri problemi di salute. E la mia preoccupazione era esattamente quella di far passare il messaggio che per dei problemi di salute era utile e necessario sottrarre qualcuno al 41 bis».

Anche all’uscita del tribunale capitolino Donzelli ribadisce: «Chiesi della natura di quelle informazioni dopo l'esplosione del caso e Delmastro mi assicurò che quelle notizie che mi aveva riferito non erano segrete. Lui mi disse di averlo chiesto anche al magistrato Sebastiano Ardita, che gli assicurò non si trattasse di notizie riservate. Inoltre Delmastro ha una memoria incredibile su tutto, cita anche cose di dieci anni prima, io ho una memoria pessima. Suppongo che lui lo avesse letto il verbale del Nic, Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria, non l'ha letto davanti a me, mi ha riferito delle parti. Io quel verbale non l'ho mai letto».

L’OPPOSIZIONE

Nel procedimento contro Delmastro si sono inoltre costituiti come parte civile i quattro parlamentari del Pd, Andrea Orlando, Debora Serracchiani, Walter Verini e Sergio Lai. Gli stessi parlamentari dem chiedono, nel 2023, l’intervento del Giurì d’onore, che assolve Donzelli, il quale nel frattempo depotenzia le sue dichiarazioni.

Si tratta nei fatti, prendendo in prestito le parole della capogruppo dem Debora Serracchiani, di «una marcia indietro». Sulla rivelazione di segreto che riguarda Delmastro dovrà, invece, pronunciarsi il giudice.

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