«Ero fuori con due conoscenti di mia figlia, ho solo sentito il rumore dello sparo e ho pensato fosse un petardo. Poco prima avevo caricato la mia macchina». L’8 gennaio, a una settimana dallo sparo di Capodanno, il sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove ha consegnato la sua verità ai magistrati della procura di Biella, guidati da Teresa Angela Camelio, pm Paola Francesca Ranieri.

Domani può svelare per la prima volta i contenuti di quell’interrogatorio. Un racconto che riscrive quello consegnato alla stampa e alla pubblica opinione. In particolare su un punto: dove si trovava Delmastro al momento dello sparo?

La sigaretta e lo sparo

A fine gennaio il sottosegretario, fedelissimo di Giorgia Meloni, rispondeva così ai cronisti: «Ho reso un’intervista nell’immediatezza del fatto. Per il resto ho parlato con la magistratura in qualità di testimone». Ribadendo che non era sulla scena. Il riferimento era alle interviste rilasciate, il due gennaio, nelle quali spiegava dove fosse.

«Esci per buttare la monnezza, torni, e trovi un puttanaio. Stavo raccogliendo il cibo avanzato per andare via. Avevo quattro buste da portare in auto. Dalla Pro Loco alla macchina saranno 200 metri. Ero uscito con le prime due. Ritorno indietro per prendere le altre due e sento la moglie di quello che è stato ferito, che poi è il marito della figlia di uno della mia scorta, che grida “un botto...un botto”. Mi si gela il sangue e cerco di capire. Ho pensato che fosse esploso un petardo...e invece sento la moglie che dice “ma allora non hai capito era un colpo di pistola”», diceva a Repubblica.

Una versione ribadita anche nell’altra intervista, rilasciata al Corriere: «Io sono uscito per caricare la macchina, ero a 300 metri di distanza, nel piazzale». Versioni finite anche all’attenzione del parlamento quando il leader di Italia viva, Matteo Renzi, ha interrogato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Il cibo avanzato con la spazzatura da buttare è la versione fino a questo momento consegnata alla pubblica opinione. Davanti ai pubblici ministeri, però, Delmastro ha raccontato della sigaretta e ha collocato diversamente la sua posizione.

«Ero fuori con due conoscenti di mia figlia, ho solo sentito il rumore dello sparo e ho pensato fosse un petardo. Poco prima avevo caricato la mia macchina, ero risalito e mi stavo trattenendo a fumare una sigaretta con gli amici di mia figlia (V.B, A.B.), dopo il petardo non mi ero allarmato particolarmente e ho terminato la sigaretta per poi rientrare e rendermi conto di ciò che era successo», dice Delmastro.

Il karaoke esplosivo

Il fedelissimo e avvocato della presidente del Consiglio, ha ricostruito quella serata e i particolari del Capodanno di Rosazza, il paesino nella valle del Cervo dove ha sede la Pro Loco, finito con lo sparo partito dall’arma del deputato Emanuele Pozzolo che ha ferito il giovane Luca Campana.

I pubblici ministeri hanno chiesto a Delmastro se fosse a conoscenza del possesso di armi da parte di Pozzolo e il sottosegretario ha svelato un altro particolare: «Mi sembra di ricordare che mi avesse detto che lui o suo padre avessero delle armi, non sapevo avesse il porto d’armi per difesa personale, non potevo immaginare avesse una pistola quella sera, l’arma l’ho vista quando sono arrivati i carabinieri che l’hanno messa dentro un guanto nero. Ho saputo dell’arma dopo lo sparo».

Ma perché non c’era la scorta con Delmastro? Questo punto è centrale perché gli agenti erano in servizio e dovevano assicurare la protezione dell’obiettivo. Il sottosegretario ha spiegato ai pm che si trattava di una situazione protetta e tranquilla e ha così lasciato i due agenti di scorta all’interno, uno era vicino a Pozzolo, l’altro nella cucina secondaria. La serata era iniziata con il cibo portato da casa, un’atmosfera conviviale, il gioco dei mimi e il karaoke, una festa nelle due sale della Pro Loco, una per i bambini e l’altra per gli adulti.

Pozzolo era un imbucato, aveva visto le auto di scorta e si era fermato, dopo aver fatto già una sosta intorno alle 20 con i familiari prima di tornare dopo mezzanotte, ma da solo. Delmastro racconta di conoscerlo da vent’anni, dalla comune militanza in Alleanza nazionale, «siamo amici», conferma ai pubblici ministeri.

Il sottosegretario entra, comprende che si è trattato di un colpo di pistola, si accerta della chiamata ai carabinieri e ascolta Campana, il ferito, dire a Pozzolo: «Perché mi hai sparato, perché?». Il deputato era bianco in volto e rivolgendosi all’amico sottosegretario diceva: «Posso avere io sparato?».

Delmastro lo racconta come catatonico. Un Capodanno finito col botto e nel dramma collettivo, per fortuna solo con un ferito lieve, Luca Campana, genero di Pablo Morello, caposcorta di Delmastro, poliziotto penitenziario presente al momento dello sparo. Morello ha toccato la pistola per riporla sul mobile in un posto sicuro. Con la pistola è entrato in contatto anche il figlio di Morello per passarla al padre in modo da rimuoverla in attesa dei carabinieri. E, infatti, sull’arma risultano tre Dna e dovrebbero essere quelle dei Morello e di Pozzolo.

L’indagine

L’indagine penale sembra ormai indirizzata verso un epilogo prevedibile. L’unico indagato è Pozzolo, coinvolto per le lesioni e anche per il porto abusivo di arma da fuoco, reato per il quale rischia da due a sette anni. Anche se Campana, seguito dall’avvocato Marco Romanello, dovesse ritirare la querela, per il deputato si aprirebbe comunque il processo per il porto abusivo.

La sua strategia difensiva è affidata ad Andrea Corsaro, avvocato e sindaco di Vercelli di Forza Italia, che ha scelto come consulente l’esperto Marzio Capra. Una strategia che ha riservato anche un colpo di scena quando Pozzolo si è presentato davanti ai pubblici ministeri facendo scena muta dopo gli annunci di voler raccontare ogni particolare di quella sera.

L’ultimo atto del fascicolo è la perizia balistica, seguita da Raffaella Sorropago. Ma perché quel colpo? Potrebbe essersi trattato di uno sparo accidentale, su quella serata e su Pozzolo ci sono le ultime parole di Delmastro sulle condizioni del deputato: «Non ho l’impressione che fosse brillo».

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