- «Liliane ci ha invitati a iscriverci al sindacato Usb dopo che alcuni colleghi avevano scelto la Cgil di Latina, lei voleva più iscritti alla sigla Usb per “pesare” di più», dice un’ex dipendente della cooperativa Karibu.
- Dal sindacato, dopo alcune verifiche, fanno sapere che a loro non risultano iscritti tra i dipendenti di Karibu. «Non risultano? Le dico i nomi (e li riferisce, ndr), eravamo una decina, io ricordo bene la sede dell’Usb a Latina», riferisce l’ex lavoratrice.
- «Con la figlia (Liliane Murekatete, ndr) ho avuto un solo confronto e mi è bastato. Ho avuto uno scontro perché le ho detto che non era degna di gestire i rapporti con le persone, curava l’immagine, poco la sostanza», dice Dario D’Arcangelis, ex segretario della Cgil di Latina.
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LaPresse
«Liliane invitava a iscriverci al sindacato Usb dopo che alcuni colleghi avevano scelto la Cgil di Latina, lei voleva più iscritti alla sigla Usb per “pesare” di più», dice un’ex dipendente della cooperativa Karibu. Liliane Murekatete è la compagna di Aboubakar Soumahoro, deputato dell’Alleanza Verdi Sinistra. Almeno fino a ieri, visto che dopo le notizie uscite su Karibu e relative indagini ha deciso di autosospendersi dal gruppo.
La testimonianza sulle iscrizioni all’Usb è relativa a fatti del 2018. Soumahoro, che non è indagato e non ha ruoli nella cooperativa, è stato fino al 2020 sindacalista Usb, prima di fondare la sua Lega dei braccianti.
Dall’Usb, dopo alcune verifiche, fanno sapere che a loro non risultano iscritti tra i dipendenti di Karibu. «Non risultano? Le dico i nomi (e li riferisce, ndr), eravamo una decina, io ricordo bene la sede dell’Usb a Latina, si trovava in una trasversa dello stadio. Liliane ci aveva invitato a iscriverci, per dimostrarlo le mando la mia lettera di disdetta perché dopo qualche mese non volli più farne parte», dice l’ex dipendente.
«Revoca ad ogni effetto di legge e di contratto la delega conferita a questa società (…) per il versamento dei contributi sindacali in favore della organizzazione Sindacale Usb - Unione Sindacato di Base. La revoca ha effetto immediato», si legge nella lettera di disdetta diretta al sindacato Usb, sede di Latina, di fine ottobre 2018, e in copia alla cooperativa Karibu per procedere alla cancellazione delle trattenute dalla busta paga.
«Io ero un’iscritta Cgil, anche a me l’azienda aveva rivolto l’invito di iscrivermi all’Usb, ma non avrei mai accettato di aderire a una sigla sindacale indicata dal datore di lavoro», racconta un’altra dipendente che conferma la sollecitazione dai vertici. Così abbiamo chiesto direttamente a Liliane Murekatete che ha letto il messaggio ma non ha risposto.
Lo scontro con la Cgil
Di quel periodo burrascoso, molto simile a quello emerso in queste settimane con ritardi nei pagamenti, problemi con i dipendenti, qualità e gestione dei centri, è informato un altro sindacato, la Cgil.
«Sono stato io ad aprire il tavolo in prefettura sulla vicenda Karibu quando ci fu la vertenza immigrazione, nel 2018, i problemi erano la gestione dei centri di accoglienza, i rapporti con il personale, tutte le vicende che oggi stanno emergendo», ricorda Dario D’Arcangelis, allora segretario della Cgil di Latina e Frosinone.
Una vicenda, quella del 2018, che è simile all’attuale situazione delle cooperative con 26 lavoratori che avanzano 400 mila euro di stipendi arretrati, un lavoratore in nero e una contabilità fuori controllo con otto bustoni neri abbandonati davanti alla Karibu, sequestrati dai carabinieri che hanno trovato riscontri alla "confusione” contabile.
Quello dei militari è uno dei due filoni d’inchiesta aperti dalla procura di Latina, l’altro viene seguito dalla Guardia di finanza e vede tra gli indagati la suocera del deputato. Ma torniamo al 2018. «Io mi sono occupato solo della cooperativa Karibu, anche all’epoca si registravano ritardi nei pagamenti, problemi con il rispetto dei contratti e delle leggi sulla sicurezza. Dopo aver raccolto le segnalazioni dei lavoratori, abbiamo compreso che erano sistematici questi ritardi. Abbiamo aperto una vertenza perché la prefettura non riceveva fatture e non girava i soldi, c’erano delle difficoltà all’interno delle cooperative. L’organo di governo aveva dato anche indicazioni scritte alla cooperativa per il pieno rispetto delle leggi sulla sicurezza all’interno dei centri», continua D’Arcangelis. Ma l’ex segretario, in quell’occasione, conosce anche l’attuale moglie del deputato Soumahoro.
«Con Liliane Murekatete ho avuto un solo confronto e mi è bastato. Ho avuto uno scontro perché le ho detto che non era degna di gestire i rapporti con le persone, curava l’immagine, poco la sostanza. Mi diceva che lei era di sinistra, le dissi di evitare, non eravamo dalla stessa parte. Ho parlato, invece, con la madre e alla fine siamo riusciti a ottenere miglioramenti nelle condizioni del lavoro. Io non sapevo del collegamento tra la cooperativa e Soumahoro, ma capisco tutta l’attenzione sul caso trattandosi di accoglienza, questa vicenda ha un peso notevole», dice.
La richiesta di aiuto
La situazione di difficoltà delle cooperative era nota ai vertici, a partire da Marie Terese Mukamitsindo che aveva chiesto aiuto e sostegno nell’estate scorsa. A chi? A Nicola Colicchi, già alla guida della Compagnia delle opere del Lazio, in passato indagato e archiviato nell’indagine Tempa Rossa e presidente, come raccontato da La Verità, di Impresa comune Geie Arl, nata con l’obiettivo di incrociare l’attività privata con quella pubblica e senza utili per i soci. Proprio in Geie è entrata anche la suocera di Soumahoro, ma in queste ore ha lasciato.
Da Geie fanno sapere che all’interno di una chat che unisce professionisti, imprenditori, consulenti impegnati anche nel terzo settore, era nata l’idea di questa nuova realtà e Mukamitsindo aveva aderito, ma senza versare i mille euro previsti che le sono stati prestati da un altro socio.
La suocera del deputato aveva conosciuto anni fa Colicchi e aveva anche raccontato la sua storia durante un evento pubblico della Compagnia delle opere, l’organizzazione legata a Comunione e liberazione.
Proprio la suocera aveva chiesto un aiuto a Colicchi, palesando difficoltà nella gestione. Alla richiesta di sostegno era seguito un consulto con un esperto di cooperazione e un commercialista, ma poi Mukamitsindo aveva preferito fare per conto suo. L’esito è stato fallimentare. Ha preso atto che l’esperienza nel settore dell’accoglienza è ai titoli di coda. Una fine tra contenziosi, vertenze e denunce.
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