- «In quel centro non avrei messo manco i cani». La testimonianza su uno dei centri (oggi chiuso) gestiti dalla cooperativa Karibu è di Elena Fattori, ex senatrice di Sinistra Italiana, che ha visitato la struttura nel 2019. L’esponente politica è da sempre in prima linea per la difesa dell’ambiente e dei diritti
- È entrata in Parlamento nel 2013 con il M5s, nuovamente eletta anche nel 2018, ha abbandonato il movimento l’anno successivo per transitare nel gruppo misto prima di chiudere la legislatura nel partito di Nicola Fratoianni.
- «Ma questa vicenda è nota, è vecchia, certo che l’ho segnalata, ma non è stato tenuto conto della mia segnalazione», dice Fattori.
«In quel centro non avrei messo manco i cani». La testimonianza su uno dei centri gestiti dalla cooperativa Karibu è di Elena Fattori, ex senatrice di Sinistra Italiana, esponente politico che da sempre si batte per i diritti e per l’ambiente. È entrata in parlamento nel 2013 con il M5s, è stata poi nuovamente eletta anche nel 2018 e ha abbandonato il movimento l’anno successivo per transitare nel gruppo misto, prima di chiudere la legislatura nel partito di Nicola Fratoianni.
Proprio l’alleanza Verdi-Sinistra ha candidato Aboubakar Soumahoro, marito di Liliane Murekatete e genero di Marie Terese Mukamitsindo che gestiscono le cooperative Karibu e consorzio Aid, realtà sociali al centro di un’indagine della procura di Latina che approfondisce la situazione contabile e le denunce degli ospiti dei centri.
Proprio Domani, qualche giorno fa, aveva pubblicato l’esito di un dossier realizzato nel 2019 e che oggi Fattori rivendica come una delle sue attività parlamentari. «Sono andata a visitare questo centro ad Aprilia dopo che mi erano arrivate diverse segnalazioni, c’erano problemi economici con i dipendenti, ma quello che ho visto era una struttura indecente dove non ospiterei manco i cani. Ricordo ancora i paramenti sconnessi, la muffa, condizioni invivibili», dice Fattori.
L’ex senatrice, che non è stata ricandidata e oggi fa politica sul territorio, ricorda anche l’incontro con Marie Terese Mukamitsindo, suocera del deputato. «La responsabile si lamentava dei tagli prodotti dai decreti sicurezza (che erano stati approvati dal primo governo Conte), eravamo nel 2019, ma un posto del genere in mezzo alla campagna di Aprilia e in quelle condizioni non era sostenibile, lì non potevano vivere persone indipendentemente dai decreti approvati. Ho visitato molti centri, anche di altre cooperative, e devo dire che tranne pochissimi casi erano tutti in condizioni disagevoli».
La parentela
L’allora senatrice ha scoperto in quella visita la parentela della responsabile con il sindacalista Soumahoro. «A un certo punto mentre visitavamo il centro, io e i miei collaboratori, la responsabile mi dice “Abu ti stima molto, io sono la suocera”, così scopro in quel momento la parentela e sono rimasta sconcertata perché io aveva fatto alcune iniziative proprio con Soumahoro».
Una in particolare la ricorda benissimo e riguardava proprio i finanziamenti indirizzati ai centri per migranti, ma all’epoca Fattori non sapeva della parentela e degli interessi dei familiari nel settore.
«Avevo portato Soumahoro e altri attivisti dal presidente della Camera, Roberto Fico, per porre la questione dei decreti sicurezza e dell’importanza di aumentare i fondi e gli stanziamenti quando poi ho scoperto, successivamente, quella parentela non ho voluto più affrontare la questione con Soumahoro».
Il dossier ricostruiva la visita al centro durata circa 45 minuti che era stata preceduta da una segnalazione proveniente da alcuni dipendenti. «La struttura gestisce la presenza di 60 immigrati richiedenti asilo. Mediamente rimangono due anni circa in questa struttura formata da alcuni casolari con stanze che contengono 4 ospiti ciascuna, anche se la sensazione è che ve ne siano di più.
Sembrava evidente come in attesa della visita ci sia stato un maldestro tentativo di ripristinare una situazione strutturale di dignità ma mal riuscito. La struttura risulta sporca con parti al limite del fatiscente. Dai pavimenti con radici che divelgono il pavimento, soffitti con macchie evidenti di muffa, malfunzionamento della caldaia a pellet, sporco generale e gli esterni (ci sono tettoie con presenza di eternit) tenute quasi a discarica (...) Se la gestione strutturale e sanitaria sembrano essere lasciate al caso, anche quella economica lascia perplessi», si legge nel dossier. Un documento nel quale si riferisce di un corso sicurezza per dipendenti fantasma, di ospiti con scarpe sporche di fango, di segnalazioni all’Asl, di un silenzio diffuso dei dipendenti.
Soumahoro non aveva alcuna responsabilità e neanche ruolo nella cooperativa.
I vertici sapevano
Ma lei questo dossier non l’ha consegnato a nessuno? «Certo, mi preoccupai di consegnarlo ad alcuni esponenti dell’allora sottogoverno, ma non ci sono stati sviluppi», dice Fattori.
Ha raccontato tutto questo ai vertici di Sinistra Italiana? «Ma questa vicenda è nota, è vecchia, certo che l’ho segnalata, ma non è stato tenuto conto della mia segnalazione anche se la candidatura è stata spinta dai Verdi di Angelo Bonelli con il quale non ho parlato».
«Non ho tessere di partito e questa vicenda è molto triste, ma ci dice una cosa importante. Io penso che l’accoglienza debba essere gestita dallo stato e non affidata ai privati, i privati possono sbagliare anche senza cattiva fede, ma noi non possiamo permetterci di tenere persone in quelle condizioni», conclude Fattori.
Il caso politico
Dopo giorni di silenzio, i vertici di Alleanza Verdi e Sinistra hanno preso posizione sul caso esprimendo vicinanza al deputato, ricordando la sua storia che lo ha portato in Parlamento, ma anche aprendo la questione politica con queste parole. «Gli abbiamo chiesto un incontro per poter avere da lui elementi di valutazione su questa vicenda che contribuiscano a fare chiarezza», recita la nota congiunta firmata da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni.
Dopo quasi una settimana Soumahoro non ha chiarito neanche con loro preferendo un video sui social e una comparsata in tv dove è arrivato a dire: «Dire la cooperativa della famiglia dell’onorevole Soumahoro è un falso, non ho una cooperativa, ed è un modo per infangarmi».
«Perché proprio adesso tutto questo fango mediatico? Viene usato per colpirmi a 40 giorni dall’inizio della legislatura, a dieci giorni da quando sono salito sulla nave a Catania e a meno di un giorno dal mio intervento in Parlamento, perché associare il mio nome a questo?», ha detto a La7.
Dopo il silenzio ora nega la realtà perché quelle cooperative sono di moglie e suocera e quindi della sua famiglia e la giustizia a orologeria è un disco rotto caro alla destra.
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