La giornalista italiana resta in carcere. Intanto il caso Abedini mette in imbarazzo anche gli svizzeri. Dalle carte dell’inchiesta l’iraniano ha incassato più di 7 milioni di dollari in un solo anno dal regime. Washington chiede «il rilascio immediato di tutti i prigionieri»
Gli Stati Uniti per il momento non cedono. Vogliono che il cittadino con il doppio passaporto svizzero e iraniano arrestato a Milano, Mohammad Abedini, venga estradato, processato e incarcerato Oltreoceano. Questo rende lo scenario per la liberazione della giornalista italiana Cecilia Sala, arrestata per ritorsione dai servizi di intelligence iraniani il 19 dicembre scorso, ancora più complicato.
A confermarlo è un portavoce del Dipartimento di Stato americano al quotidiano La Repubblica. «Rimaniamo impegnati a utilizzare tutti gli strumenti disponibili per contrastare l’intera gamma delle azioni destabilizzanti dell’Iran – compreso il suo sostegno a gruppi terroristici e per procura violenti – per indebolire e interrompere la capacità dei gruppi sostenuti dall'Iran di condurre attacchi terroristici», ha detto il portavoce.
«Siamo a conoscenza – ha aggiunto la fonte – della denuncia di arresto in Iran della giornalista italiana Cecilia Sala. Questo arresto arriva dopo che un cittadino iraniano (Abedini, ndr) è stato arrestato in Italia il 16 dicembre per contrabbando di componenti di droni».
Ma per il momento Washington si è limitata a chiedere «il rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri arbitrariamente detenuti in Iran senza giusta causa». E ha concluso accusando l’Iran di «detenere ingiustamente i cittadini di molti altri paesi, spesso per utilizzarli come leva politica».
Il business dell’iraniano
D’altronde, Abedini è accusato di crimini gravi. I droni shahed-101 che hanno ucciso tre soldati americani e feriti altri quaranta in un attacco compiuto a fine gennaio in Giordania contenevano al loro interno i sistemi di navigazione Sepher fatti transitare dagli Stati Uniti all’Iran attraverso la sua società fittizia (la Illumove Sa) con sede in Svizzera.
I procuratori americani ne sono sicuri. Nell’atto d’accusa di 26 pagine sono elencati i presunti reati commessi da Abedini e dal suo socio Mahdi Mohammad Sadeghi, arrestato negli Stati Uniti nelle ore in cui era in corso il blitz a Milano.
Dal 2014 l’azienda iraniana di Abedini, la Sdra, ha fornito alla forza aerospaziale dei Pasdaran i suoi sistemi Sepher, tra cui oltre 1.800 unità solo nell’anno fiscale del 2022-2023. In quell’anno – scrivono i procuratori – la Sdra ha ricevuto dall’aviazione iraniana quasi sette milioni di dollari.
La cattura del tecnico iraniano è un duro colpo per Teheran e un dato importante per gli Stati Uniti, visto che i droni degli ayatollah sono impiegati non solo per destabilizzare il Medio Oriente ma anche negli attacchi compiuti contro il suo alleato Israele, e, soprattutto, nella guerra in Ucraina condotta da Vladimir Putin. Abedini era l’uomo che garantiva non solo il know how ma anche il materiale necessario per portare avanti le guerre per procura degli ayatollah colpiti dalle sanzioni.
Le falle in Svizzera
L’arresto dell’iraniano, però, mette anche in imbarazzo i servizi di sicurezza svizzeri. Come è possibile che Abedini abbia inviato per anni i suoi materiali in Iran attraverso la sua azienda Illumove? La sede dell’impresa era registrata all’Innovation Parkdel Politecnico Federale di Losanna, dove Abedini ha svolto il ricercatore, ma serviva solo come copertura per aggirare le sanzioni e avere un indirizzo legale insospettabile.
Il buco nei controlli è palese e allarma anche i servizi di sicurezza occidentali. Il rapporto sulla sicurezza del Servizio delle attività informative della Confederazione (Sic) poneva già l’allarme sulle infiltrazioni di spie straniere nel territorio.
Lo scorso anno alla Radio svizzera italiana, lo storico specializzato in servizi segreti, Adrian Hänni, metteva in guardia le istituzioni sui rischi da parte di agenti stranieri dell’utilizzo della Svizzera per aggirare le sanzioni. Proprio come ha fatto Abedini.
Dallo scorso ottobre sono state prese le prime misure. Al politecnico federale di Zurigo sono state introdotti controlli più stringenti per gli studenti candidati provenienti da paesi come Russia, Cina e Iran.
I prossimi passi
Nel frattempo, nei confronti di Cecilia Sala non sono state formalizzate le accuse. Da Teheran stanno attendendo i prossimi sviluppi da Italia e Stati Uniti. Un primo segnale arriverà il prossimo giovedì quando è prevista una prima udienza per Sadeghi, in carcere negli Usa.
Il 9 gennaio in Italia arriverà invece il presidente americano Joe Biden. Sul tavolo delle discussioni finirà anche il caso di Cecilia Sala. Su binari paralleli viaggia la magistratura con tempi lunghi.
Il legale di Abedini, Alfredo De Francesco, punta ai domiciliari per Abedini ma a Domani esclude che possano essere concessi in Svizzera. Una volta ricevuta la documentazione da parte degli Stati Uniti per l’estradizione sarà fissata la prima udienza della Corte d’Appello di Milano. Poi l’eventuale ricorso e infine la decisione politica del governo italiano.
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