È atterrato a Ciampino alle 16.15 circa l’aereo che ha riportato in Italia Cecilia Sala. La notizia della sua liberazione era stata diffusa in tarda mattinata da palazzo Chigi.

«Grazie a un intenso lavoro sui canali diplomatici e di intelligence, la nostra connazionale è stata rilasciata dalle autorità iraniane e sta rientrando in Italia», si legge nella nota di palazzo Chigi.

E, aggiunge, «la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, esprime gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile il ritorno di Cecilia, permettendole di riabbracciare i suoi familiari e colleghi». Meloni «ha informato personalmente i genitori della giornalista nel corso di una telefonata avvenuta pochi minuti fa».

A quanto si apprende, scrive Ansa, Sala ha viaggiato con il direttore dell’Aise, Giovanni Caravelli, che è andato personalmente a Teheran per riportare in Italia la giornalista.

Il compagno di Sala, il giornalista del Post Daniele Raineri, ha detto all’Ansa di averla «sentita, mi ha detto: ci vediamo tra poco. Era emozionata e contentissima. Le ho risposto anche io: ci vediamo a Roma», ha raccontato.

«Sono orgoglioso di lei», ha detto all’Ansa il padre Renato Sala. «Ho pianto soltanto tre volte nella mia vita. Credo che il governo del nostro paese abbia fatto un lavoro eccezionale. Se mi sente la voce rotta, non vedevo l’orizzonte. È stato un lavoro di coordinamento straordinario. Confidavo nella forza di Cecilia».

Ha poi aggiunto il padre: «Dirò a Cecilia che sono orgoglioso di lei e della capacità e la compostezza che ha avuto in questa vicenda. Nei suoi giorni di prigionia l’ho sentita tre volte». Renato Sala ha poi ringraziato Antonio Tajani, con cui ha un’amicizia di lungo corso: «Fortunatamente io e Antonio Tajani abbiamo abitato per dodici anni a due passi l’uno dall’altro e c’è stata una frequentazione trasformata in un’amicizia. Il conforto di un’informazione, pur tutelata ma diretta e immediata indubbiamente ha aiutato molto».

L’Iran si è limitato a confermare la notizia della liberazione, attraverso il dipartimento media della Cultura e il ministero della Guida islamica, scrive Ansa.

Le reazioni

Nell’aula del Senato, i parlamentari si sono alzati in piedi in un lungo applauso, quando la presidente di turno dell’aula, Mariolina Castellone, ha annunciato la liberazione.

Un «immenso lavoro di Giorgia Meloni in primis e di tutta la squadra dell’Italia: Tajani, Mantovano, Palazzo Chigi, la Farnesina, i nostri servizi di sicurezza e chiunque potesse essere di aiuto. Bentornata a casa», ha scritto su X il ministro della Difesa, Guido Crosetto.

La sua liberazione è «un sollievo», ha commentato la segretaria del Pd Elly Schlein, «la notizia che stavamo aspettando, che speravamo di ricevere il prima possibile». «Saperla presto in Italia ci riempie di gioia», continua Schlein, che ringrazia il governo, il corpo diplomatico, i servizi e «chi ha lavorato incessantemente in questi 20 giorni di apprensione e angoscia per questo risultato. Ti aspettiamo, Cecilia!».

Un giorno di festa, per il leader di Italia Viva Matteo Renzi, che ha ringraziato il governo, i servizi e la famiglia. «Siamo commossi e felici: oggi festeggia tutto il paese senza distinzioni e polemiche. Evviva», ha scritto su X.

«Un enorme sollievo per tutti», ha commentato Carlo Calenda, leader di Azione, su X, «ed è doveroso riconoscere al governo il merito per l’ottimo lavoro svolto in questo difficile caso». Mentre Riccardo Magi, segretario di Più Europa, ha scritto: «Tutta l’Italia la aspetta a braccia aperte. Congratulazioni a chi ha lavorato per la sua scarcerazione».

L’arresto

La giornalista de Il Foglio e di Chora Media si trovava in Iran con un visto giornalistico della durata di otto giorni ed è stata arrestata dalle autorità iraniane, mentre era nella suo albergo, il 19 dicembre scorso e portata nel carcere di Evin, simbolo della repressione del regime. La notizia è stata diffusa solo il 27 dicembre.

Le accuse, inizialmente non comunicate, sono poi state diffuse il 30 dicembre, quando il dipartimento generale dei media esteri del ministero della Cultura e dell’orientamento islamico dell’Iran ha confermato in una nota che la giornalista è stata arrestata «per aver violato le leggi della Repubblica islamica dell’Iran».

Presto però i comunicati di entrambi i governi, italiano e iraniano, hanno suggerito la correlazione del suo caso con un altro arresto, avvenuto all’aeroporto di Milano Malpensa il 16 dicembre: quello di Mohammad Abedini Najafabadi, 38enne iraniano su cui pendeva un mandato internazionale di cattura diramato dagli Usa, che ne chiedono l’estradizione. 

Washington accusa Abedini di aver trasferito ai Pasdaran tecnologia militare per i droni, che sarebbe stata usata in un attacco che ha ucciso tre militari statunitensi in una base in Giordania. Imputazioni che invece Teheran ritiene false, per un arresto che considera in violazione del diritto internazionale.

Per Abedini però, dopo la notizia della liberazione, non è ancora arrivato però alcun provvedimento. Potrebbe essere scarcerato solo con una richiesta del ministero della Giustizia Carlo Nordio, prima della decisione della Corte d’appello, prevista per il 15 gennaio, ma al momento non è arrivata. Negli ambienti giudiziari milanesi, scrive Ansa, non si esclude possa essere trasmessa a breve.

Le condizioni di detenzione

Se in un primo momento le condizioni di Sala sembravano rassicuranti, nella telefonata del 1° gennaio la giornalista ha raccontato alla famiglia di essere detenuta in un regime di carcere duro: si trovava in una cella di isolamento, vuota, senza un letto, con la luce sempre accesa. 

L’unica persona che Sala ha potuto incontrare, durante la sua detenzione, è stata l’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amedei, che le aveva poi preparato un pacco con alcuni generi di conforto. La Farnesina aveva, inizialmente, comunicato la consegna del pacco, ma durante la telefonata con la famiglia Sala ha detto di non aver ricevuto nulla. 

Dal 7 gennaio, secondo quanto riporta Il Post, dove lavora il compagno di Sala, il giornalista Daniele Raineri, la giornalista si trovava in condizioni migliori.

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