La proposta paventata in comune ha raccolto più proteste che adesioni. Il nome originale francese cadde sotto la mannaia dell’italianizzazione del marchio. Ma al di là delle ragioni ideali, il ritorno alle origini voluto dalla Regione per i cittadini comporterebbe anche problemi burocratici
La decisione di cambiare il nome di Cervinia, con il ritorno al vecchio toponimo francese di Le Breuil, è presto diventato un caso nazionale.
La ministra del Turismo Daniela Santanchè è subito intervenuta sulla questione, criticando duramente la decisione del presidente della Valle D’Aosta Renzo Testolin sul cambio di nome della celebre località sciistica: «Ma siete matti? Sapete quanto tempo ci vuole a costruire una destination, una brand reputation? Ripensateci!», ha detto la pitonessa in un video pubblicato sul suo profilo X, il fu Twitter.
E a pensarla come lei sono i residenti e i tanti operatori del turismo della zona, preoccupati per le ricadute economiche del passaggio a un nome pressoché sconosciuto ai più, tanto che il senatore della Lega Massimo Garavaglia, già ministro del turismo nel governo Draghi, ha definito il provvedimento «demenziale», aggiungendo che «ci sono gli estremi per il ricorso alla Corte dei Conti per danno erariale».
Ma la protesta contro la decisione della regione autonoma coinvolge anche i residenti trova adesioni anche nell’opposizione: l’economista Carlo Cottarelli, eletto in Senato tra le fila del Pd, si è mostrato fortemente critico in merito: «Non sono certo un sovranista sfegatato ma la decisione della Regione Val d'Aosta di sopprimere il nome Cervinia, ormai usato da tutti in Italia e all'estero, usando solo il nome Le Breuil è una mostruosità politica e burocratica e un pessimo precedente», ha dichiarato, sempre con un tweet.
Oltre alla “brand reputation” tanto cara alla ministra Santanchè, i residenti, capitanati dalla sindaca Elisa Cicco, insorgono anche per i problemi di carattere burocratico: centinaia di documenti da rifare, come tutta la cartellonistica stradale, aggiornandola con la nuova toponomastica.
Dal canto suo, il presidente Testolin si giustifica dicendo che ha solo dato seguito a una delibera dell’aprile del 2023 adottata dal consiglio comunale di Valtournenche, di cui Cervinia costituisce una delle 52 frazioni. È stata l’ultima tappa di un percorso avviato nel 2011, quando lo stesso comune valdostano ha avviato una ricerca sui toponimi, incaricando una commissione tecnica di ricercare negli archivi le antiche denominazioni dei villaggi, delle frazioni e delle varie località presenti sul territorio. Così la conca del Breuil, dove sorge Cervinia, ha ripreso la sua antica denominazione di Le Breuil. Cervinia infatti si chiama così solo dal 1934, in pieno regime fascista, ed è proprio da qui che bisogna partire per capire la questione.
Un po’ di storia
Uno dei tratti caratterizzanti del Ventennio, soprattutto della sua seconda metà particolarmente caratterizzata da velleità autarchiche, fu l’italianizzazione: le città, i nomi dei luoghi, delle cose e perfino delle celebrità assunsero nuova denominazione, così il popolarissimo jazzista americano Louis Armstrong divenne per il pubblico italiano Luigi Braccioforte, il bar divenne la mescita, il cocktail venne ribattezzato “bevanda arlecchina”, Agrigento si trasformò in Girgenti, e lo stesso accadde per innumerevoli località situate al confine, che avevano nomi tedeschi nel caso dell’Alto Adige, slavi nel caso del Friuli e francesi in Piemonte e Valle D’Aosta.
E Cervinia in questo non fa eccezione: assunse questo nome dopo che a Breuil una cordata di imprenditori piemontesi inaugurò il primo comprensorio sciistico, con il nome di Società Anonima Cervino, e in assonanza con il nome della montagna sui cui sorge la località turistica prese il nome di Cervinia, mantenuto fino a oggi.
Pochi anni dopo anche il comune di Valtournenche venne italianizzato in Valtornanza, nell’ambito del Regio Decreto 1442 del 1939 che ridenominò 32 comuni della Valle. Tra i più famosi, Courmayeur divenne Cormaiore, La Thuile Porta Littoria, Prè-Saint Didier venne ribattezzata San Desiderio Terme. Tutti tornarono alla toponomastica originale dopo la Seconda Guerra Mondiale, con la fine del fascismo.
Lo stesso accadde con il comune piemontese di Oulx, che venne italianizzato in Ulzio nel 1937, e per la vicina Sauze d’Oulx, il cui nome fu italianizzato in Salice d'Ulzio nel 1928 (venendo anche aggregata al comune di Oulx/Ulzio) (ribattezzato dal fascismo in Ulzio), ma nel 1947 riassunse il nome originario. Al contrario, Cervinia ha mantenuto il nome del Ventennio, con quello è diventata conosciuta in tutto il mondo, e a distanza di 90 anni diventa più complicato tornare indietro.
La sindaca non ci sta
L’attuale primo cittadino di Valtournenche è Elisa Cicco, ed è stata eletta nel maggio scorso, quando il provvedimento era già passato in Consiglio comunale. Così lei ha espresso il desiderio di fare marcia indietro rispetto alla decisione del presidente Testolin, e poche ore fa ha annunciato di aver avviato l’iter per mantenere il nome di Cervinia, e lo stesso presidente della regione ha aperto a questa possibilità, dopo l’incontro con la sindaca: «In attesa della richiesta prospettata dal Comune in merito al riavvio dell'iter per la ridefinizione del toponimo da Le Breuil a Le Breuil-Cervinia, la regione si rende disponibile fin da subito a lavorare per ogni valutazione utile ad accogliere la richiesta», ha dichiarato. Chi già gridava alla cancel culture può stare più tranquillo: dopo le polemiche, Breuil con ogni probabilità continuerà a chiamarsi Cervinia.
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