Niente più strade, piazze e edifici pubblici che portino il nome dei fascisti. Il Pd ha presentato alla Sala Berlinguer della Camera due proposte di legge per impedire la titolazione delle strade agli esponenti del partito fascista. Inoltre, si propone una pena più severa per la propaganda dell’ideologia fascista, con la reclusione fino a un anno e sei mesi, o una multa fino a 6mila euro. Le proposte di legge sono state appoggiate dall’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani d’Italia, che ha collaborato all’elaborazione dei testi.

Sandro Ruotolo, responsabile Informazione e Cultura nella segreteria nazionale del Pd, ha sostenuto l’importanza di «riattualizzare le leggi Scelba e Mancino», in particolare per quanto riguarda il web. La legge Mancino è stata emanata nel 1993 per contrastare i crimini d’odio. L’appello di Ruotolo è alla presidente Giorgia Meloni: «Cerca di presentarsi come moderata in Europa. Sostenga le nostre proposte di legge antifasciste. Lei da che parte sta?».

La capogruppo Chiara Braga ha spiegato che l’obiettivo è «inasprire le pene per la propaganda fascista, perché oggi esiste un tentativo di normalizzare il fascismo, alimentato sul web e da campagne che non possono trovare ambiguità nelle istituzioni». 

Il precedente

Già nel 2017 l’allora deputato del Pd Emanuele Fiano aveva proposto di intervenire sulla diffusione di messaggi inneggianti al fascismo e sulla toponomastica italiana. In quello stesso anno, era uscito sul New Yorker un pezzo che si intitolava: Perché ci sono ancora così tanto monumenti fascisti in Italia?

A Repubblica Fiano aveva poi sottolineato di nuovo in dicembre che «l’apologia e la propaganda neofascista sono penalmente punibili solo quando rientrano in un disegno di ricomposizione del partito fascista». Con questa distinzione, molti casi di esibizione di simboli legati al fascismo finiva per sfuggire all’applicazione della legge Scelba, la legge di attuazione della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione, che introduceva il reato di apologia del fascismo.

Il caso Grosseto

Pur essendo una battaglia che il Pd porta avanti da anni, la questione non si è mai sopita: nelle scorse settimane si sono riaccese le polemiche a Grosseto per l’intitolazione di una via a Giorgio Almirante, dopo il nulla osta della prefettura.

Il centrosinistra e l’Anpi avevano raccolto 2mila firme per contrastare l’intitolazione della strada, che parte da via della Pacificazione e si biforcherà da via Enrico Berlinguer, e le avevano consegnate al prefetto Paola Berardino, moglie tra l’altro del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che a sua volta aveva commentato positivamente la proposta del comune di Grosseto. L’Anpi ha ventilato la possibilità di fare ricorso al Tar.

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