Fino al 2020 Rupnik ha diretto il Centro Aletti inaugurato da papa Giovanni Paolo II negli anni ‘90. Papa Benedetto XVI ha detto che le sue opere offrono insegnamenti di teologia, e papa Francesco lo ha scelto per il simbolo del Giubileo della misericordia. Nonostante le accuse accertate di abusi sessuali, su di lui solo una scomunica revocata in pochi giorni mentre il vicario De Donatis si mostra «garantista»
La accuse di abusi sessuali che pesano su Marko Ivan Rupnik, il prete artista ex direttore del centro Aletti e autore del mosaico del Giubileo della Misericordia, aleggiano negli auguri di Natale di papa Francesco. Il 22 dicembre, durante il suo discorso alla Curia, Bergoglio ai cardinali e ai capi dicastero ha parlato di potere: «Non esiste solo la violenza delle armi, esiste la violenza verbale, la violenza psicologica, la violenza dell'abuso di potere». Ha lanciato poi un monito: «Ciascuno non approfitti della propria posizione e del proprio ruolo per mortificare l'altro». E ancora: «È giusto ammettere che persone e istituzioni, proprio perché sono umane, sono anche limitate».
Fino a oggi però nessun riferimento diretto al caso Rupnik. Il confratello gesuita è stato scomunicato per meno di un mese e compare ancora oggi accostato ai dicasteri vaticani, nonostante il suo tesso ordine abbia avviato un’operazione trasparenza invitando le vittime a denunciare.
Chi è
Per comprendere la rilevanza di Rupnik negli ambienti vaticani, si parte da parecchi anni fa, e più esattamente dagli anni ‘90. Tre papi da allora hanno riconosciuto il suo valore e gli hanno concesso credito. Per primo Giovanni Paolo II inaugurò iI il 12 dicembre 1993 il centro Aletti sotto la direzione di Rupnik: «Ho voluto inaugurare di persona questo Centro di Studi e Ricerche “Ezio Aletti”, perché esso è stato recentemente istituito come parte del Pontificio Istituto Orientale, con lo scopo di creare occasioni privilegiate d’incontro e di scambio sul Cristianesimo dell’Est europeo», ha detto il pontefice.
A Rupnik venne così affidato un palazzo di stile liberty di fine Ottocento, donato dalla signora Anna Maria Gruenhut Bartoletti Aletti alla Compagnia di Gesù, e cominciarono i lavori di un piccolo gruppo di gesuiti e una comunità di sorelle che oggi fa parte della missione che la Compagnia di Gesù svolge nelle case e opere interprovinciali a Roma. Da giugno 2019 il Centro Aletti è un’Associazione pubblica dei fedeli, legata alla Diocesi di Roma.
Rupnik più ancora che per il dialogo interreligioso, è un nome che nel tempo si affermato nell’arte. Nel 1995 infatti ha fondato, nella stessa sede del Centro, l’Atlier d’Arte spirituale e Architettura. Dal Vaticano a Lourdes, i mosaici realizzati sotto la guida di Rupnik sono dovunque. Nel 2009 papa Benedetto XVI gli dimostrò pubblicamente la sua stima: «Oltre a essere di una bellezza straordinaria è anche una lezione di teologia magistrale», ha detto dei 54 mosaici che l'artista e teologo ha realizzato per la chiesa inferiore di San Pio da Pietrelcina.
Con papa Francesco la fama cresce ancora. Nel 2015 la decisione di indire il Giubileo straordinario della misericordia e la scelta di celebrarlo passando sotto un mosaico del confratello gesuita, simbolo ufficiale dell’evento. Nel 2016, per i 25 anni del centro e i 20 dell’Atelier, il papa in persona ha tenuto una messa commemorativa. Nel 2017 Bergoglio ha deciso di nominarlo consultore del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. Un ruolo che a quanto si legge sul sito ufficiale mantiene ancora oggi.
Un rapporto stretto al punto che papa Francesco ha citato i lavori di padre Rupnik in un’intervista a Tv2000 nel 2018, a proposito della Madonna: «C'è quell'icona di padre Rupnik con la Madonna al centro: la Madonna ha le mani come scalini, Gesù scende e in una mano ha la pienezza della legge, il rotolo, e nell'altra mano si aggrappa a Maria. Dio ha avuto bisogno di aggrapparsi a una donna per venire da noi. Questa è un’intuizione molto grande».
Operazione trasparenza
Adesso su Rupnik è scoppiato lo scandalo. I gesuiti hanno avviato una operazione “trasparenza” invitando tutte le vittime a segnalare i loro casi e pubblicato una cronologia delle indagini al centro delle polemiche.
La prima riguarda le accuse di assoluzione «del complice in un peccato contro il 6° comandamento», non commettere atti impuri, giunte alla Compagnia di Gesù nel 2018. La formula significa che Rupnik aveva confessato e assolto portandola al silenzio la donna con cui aveva compiuto atti sessuali. A maggio 2019 le accuse sono state ritenute credibili ed è stato inviato un dossier alla Congregazione per la Dottrina della Fede (Cdf).
Nel 2019 sono state imposte delle restrizioni all’operato religioso di Rupnik ed è partito un processo: a gennaio 2020 i giudici (tutti esterni alla Compagnia di Gesù) hanno rilevato all’unanimità che il reato è stato commesso. A maggio 2020 la Cdf ha emesso un decreto di scomunica, che però ha deciso di revocare nello stesso mese. A giugno di quell’anno, Rupnik ha lasciato la direzione del centro Aletti.
La prescrizione
Il secondo caso prende invece in considerazione accuse riguardanti membri della Comunità di Loyola, in Slovenia tra gli anni Ottanta e Novanta. L’indagine è partita a giugno 2021 e a gennaio 2022 «conclude che c’è un caso da risolvere». Un nuovo rapporto finale è stato consegnato al Dicastero per la Dottrina della Fede con la raccomandazione di un processo penale.
Una delle suore coinvolte nell’indagine come testimone ha parlato a Domani, e ha raccontato come le violenze e la manipolazione siano partite in Slovenia ma siano avvenute negli anni anche all’interno del centro Aletti inaugurato dal papa e divenuto il regno del padre gesuita.
Dell’associazione di Rupnik ha fatto parte anche padre Tomáš Špidlík, creato cardinale diacono nel 2003 da papa Wojtyła. La donna avrebbe cercato di denunciare a lui gli abusi già negli anni ‘90, trovando però la totale chiusura da parte di Špidlík.
Il dicastero per la dottrina della Fede «ha constatato che i fatti in questione erano da considerarsi prescritti e ha quindi chiuso il caso, all'inizio di ottobre di quest'anno 2022», riferisce in una nota la Compagnia di Gesù. Restano in vigore però a carico di padre Rupnik, alcune «misure cautelari», come il divieto di confessare e di accompagnare esercizi spirituali.
Nel frattempo, racconta il Corriere della Sera, il cardinale vicario di Roma, Angelo De Donatis, il sostituto di papa Francesco a Roma, ha affidato nel 2021 a padre Rupnik i lavori di restauro e rinnovamento della cappella del Pontificio Seminario Romano. Sempre a Rupnik è stata commissionata l’immagine ufficiale dell’incontro mondiale delle famiglie che si è svolto in Vaticano dal 22 al 26 giugno del 2022: l’immagine dell’«amore sacramentale tra uomo e donna».
Il vicario ha deciso di intervenire con una nota il 23 dicembre. Dice che la curia è preoccupata e sgomenta, ma invita al garantismo nonostante le testimonianze continuino ad aumentare e la scomunica lampo: «Noi ministri di Cristo non possiamo essere meno garantisti e caritatevoli di uno Stato laico, trasformando de plano una denuncia in reato». I giudizi «che vediamo diffondersi da parte di molti con particolare veemenza, non sembrano manifestare né un criterio evangelico di ricerca della verità, né un criterio di base su cui si fonda ogni stato di diritto, a verbis legis non est recedendum».
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