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Luigi Moccia, capo dell'omonimo clan di camorra, è stato condannato a venti anni di carcere per associazione mafiosa dal tribunale di Napoli. Moccia si era sempre dichiarato estraneo ai fatti contestati.
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La famiglia criminale che ha il quartier generale ad Afragola, nella provincia partenopea, ma da tempo ha trasferito attività e affari a Roma, ha anche diffidato giornalisti e associazioni, colpevoli di associare il cognome Moccia alla camorra.
- Il tribunale ha anche disposto la sospensione dei termini di custodia cautelare nei confronti dei condannati, compreso Luigi Moccia. Il boss che, secondo la distrettuale antimafia di Napoli, guida il clan insieme ai fratelli Angelo e Antonio è stato detenuto al 41 bis, il carcere duro per i mafiosi, prima di essere liberato lo scorso agosto, come proprio Domani aveva raccontato svelando affari e amicizie imprenditoriali della famiglia.
Luigi Moccia, capo dell'omonimo clan di camorra, è stato condannato a venti anni di carcere per associazione mafiosa dal tribunale di Napoli. Moccia si è sempre dichiarato estraneo ai fatti contestati. La famiglia criminale che ha il quartier generale ad Afragola, nella provincia partenopea, ma da tempo ha trasferito attività e affari a Roma, ha anche diffidato giornalisti e associazioni, colpevoli di associare il cognome Moccia alla camorra.
La sesta sezione penale del tribunale partenopeo, all'esito del processo nato dall'indagine Leviathan, ha condannato Luigi Moccia a 20 anni di carcere, Antonio Franzese a 15 anni, Giuseppe Ciotola a 6 anni e 4 mesi, Filippo Iazzetta a 4 anni, Francesco Favella a 4 anni reclusione. Ora dopo il deposito delle motivazioni, i difensori dei condannati potranno presentare ricorso alla corte d'Appello così come la procura, viste le diverse assoluzioni.
Il papa in libertà
Il tribunale ha anche disposto la sospensione dei termini di custodia cautelare nei confronti dei condannati, compreso Luigi Moccia che quindi resta in carcere. Il boss che, secondo la distrettuale antimafia di Napoli, guida il clan insieme ai fratelli Angelo e Antonio è stato detenuto al 41 bis, il carcere duro per i mafiosi, prima di essere liberato lo scorso agosto, come proprio Domani aveva raccontato svelando affari e amicizie imprenditoriali della famiglia. Poi è stato accolto un ricorso della procura contro la scarcerazione e così Moccia è tornato in cella. Ora è arrivata la condanna a 20 anni di detenzione.
Moccia è a capo del clan omonimo, signore della camorra che ha attraversato gli anni delle guerre, la dissociazione, il tentativo di neutralizzare il pentitismo attraverso la consegna delle armi senza accusare terzi di reati, per risorgere come uomo nuovo del crimine.
Il processo per camorra lo vedeva imputato insieme con i suoi familiari ai quali è andata molto meglio rispetto anche alle richieste della procura, pubblico ministero Gianfranco Scarfò. La sorella Teresa, per la quale erano stati chiesti 20 anni di carcere, è stata assolta così come Luigi Esposito mentre ha ricevuto una condanna lieve anche il cognato del boss, Filippo Iazzetta ( 4 anni di reclusione).
Gli altri fratelli
Luigi Moccia condivide con i fratelli il controllo del clan e lunghe stagioni di libertà. L’altro fratello, Antonio Moccia, è stato a casa, residente ad Afragola, quartier generale della famiglia, fino all'aprile dello scorso anno quando è stato arrestato in un’inchiesta che ha svelato gli affari della famiglia nel settore petrolifero, inchiesta che ha coinvolto anche l'attrice Anna Bettozzi.
Antonio Moccia è attualmente a processo anche lui per camorra, ormai da dieci anni, in un altro dibattimento che è ancora in corso in primo grado presso il tribunale di Napoli. L’elogio della lentezza. L'altro fratello Angelo, detto Enzuccio, invece è a processo davanti al tribunale di Roma. Era tornato libero, nel 2015, dopo quasi 25 anni di carcere, condannato per strage e omicidi, prima di finire di nuovo in manette.
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