Secondo quanto anticipato dal Quotidiano del Sud il boss di Cutro è disposto a collaborare con gli investigatori della Dda di Catanzaro. Il centro dei suoi affari è anche il centro Nord nelle regioni di Emilia-Romagna, Lazio e Veneto. Poteva contare su 500 uomini sparsi in tutto il territorio
Una nuova collaborazione con la giustizia potrebbe dare il via a indagini in grado di far terrorizzare parecchi boss delle ‘ndrine calabresi. Secondo il Quotidiano del Sud il boss di Cutro, Nicolino Grande Aracri, a capo di una delle cosche più cruente della Calabria ha deciso di collaborare con gli inquirenti della Dda di Catanzaro.
Killer spietato, anima imprenditoriale e conoscenze importanti hanno portato al “successo criminale” della famiglia Grande Aracri. Negli anni, il capo dei capi della ‘ndrangheta ha spostato il suo potere economico anche nelle regioni del centro nord come Lazio, Emilia-Romagna e Veneto. Qui faceva affari con imprenditori, pezzi della massoneria deviata e soggetti legati al mondo della politica.
Affari resi possibili anche grazie agli omicidi di cui si è macchiato, dalle intercettazioni emerge come Nicolino Grande Aracri si vantasse di «aver ammazzato tutti», di aver vinto una guerra che lo ha “incoronato” il boss tra i boss calabresi.
È accusato di una decina di omicidi e ha gestito un patrimonio illecito di circa 240 milioni di euro. Gli affari erano garantiti dall’esercito di uomini su cui poteva contare, secondo gli inquirenti sono circa 500 sparsi in tutto il territorio. Qualsiasi cosa passasse sottomano entrava nei suoi affari: droga, appalti, costruzioni e gioco d’azzardo. I suoi affiliati, come emerge nel processo “Aemilia”, a Modena, dove hanno colmato il vuoto lasciato dalla camorra, Reggio Emilia, Parma e Piacenza.
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Le indagini
Kyterion, Scacco Matto, Aemilia sono solo alcuni dei nomi delle indagini in cui compare il nome di Nicolino Grande Aracri e che lo hanno portato a entrare e uscire dal carcere più volte negli anni.
Il boss di Cutro ha ottenuto l’ergastolo per l’omicidio del rivale Antonio Dragone avvenuto nel 2004 in un agguato in cui venne utilizzato anche un bazooka. A questo se ne aggiungono altri. Infatti, l’ergastolo è arrivato anche per altri assassini e per essere ritenuto il mandante di sette omicidi avvenuti negli anni 99 e 2000.
Non è ancora chiaro cosa potrebbe rivelare il boss di Cutro, negli ambienti giudiziari parlano «di un percorso ancora tutto da sviluppare», ma ci sarà da capire anche le intenzionalità delle sue dichiarazioni e soprattutto verificarne l’accuratezza. Quel che è certo è che Nicolino Grande Aracri conosce bene i legami tra politica, imprenditoria e criminalità organizzata e la sua testimonianza potrebbe scatenare un terremoto dalla scossa fortissima.
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