Il cdr di Domani, a nome dell’assemblea di redazione, esprime forte preoccupazione riguardo all'attività di spionaggio ai danni di direttori di giornale, giornalisti, attivisti, esponenti della società civile.

Ritiene ineludibili i chiarimenti da parte del governo Meloni, dato che l'unica dichiarazione di palazzo Chigi arrivata il 5 febbraio era elusiva e contraddittoria rispetto a quanto successivamente rivelato dai media internazionali: esisteva cioè fino a pochi giorni fa un contratto vigente tra Paragon e l'Italia, interrotto poi secondo le ricostruzioni giornalistiche mercoledì scorso dall'azienda stessa dopo che ha preso atto che «l'Italia aveva violato il quadro etico concordato».

Non ci sarebbe bisogno di ricordare, come ha dovuto fare anche in queste ore la Commissione europea, che «qualsiasi tentativo di accedere illegalmente ai dati dei cittadini, compresi giornalisti e oppositori politici, è inaccettabile». Invece a quanto pare è necessario.

Come giornaliste e giornalisti del quotidiano Domani, negli ultimi anni ci siamo trovati a testimoniare gli attacchi contro l'informazione libera, sperimentati in ogni forma: invettive del governo contro giornali o giornalisti, fake news, querele bavaglio. Tutte le principali organizzazioni per la libertà dei media hanno certificato la degenerazione in corso nel paese, che prosegue sotto forma di attacco seriale: contro intellettuali, giornalisti, attivisti, esponenti della società civile, sindacalisti.

Questa redazione valuta ormai indispensabile unire le forze e costruire un cordone comune dell'informazione e della cittadinanza a protezione della libertà di parola, di informazione, di critica e di dissenso.

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