Si è concluso il secondo grado del maxi dibattimento contro i clan trapiantati al Nord. Condanna anche per l’ex bomber della nazionale Vincenzo Iaquinta
Quasi 700 gli anni di reclusione per 118 imputati. Ecco le condanne decise dalla corte d’Appello di Bologna alla fine del secondo grado del maxiprocesso Aemilia, contro la ‘ndrangheta emiliana.
La procura generale aveva chiesto pene per circa mille anni. I condannati sono stati 91, mentre ci sono state 27 tra assoluzioni, proscioglimenti e prescrizioni.
È una sentenza che certifica ancora una volta l’esistenza della ’ndrangheta emiliana. Un capitolo dei tanti, visto che molti altri protagonisti della saga criminale iniziata alla fine degli anni Settanta hanno scelto il rito abbreviato che si è già concluso in Cassazione.
La corte d’Appello di Bologna ha confermato la condanna di Vincenzo Iaquinta. L’ex calciatore di Juventus e Udinese, campione del mondo con la nazionale italiana nel 2006, è imputato per reati di armi nel processo Aemilia, quello che ha ricostruito la presenza della ‘ndrangheta in provincia di Reggio Emilia.
Iaquinta è stato condannato ma i giudici gli hanno concesso il beneficio della sospensione condizionale. Il padre, l’imprenditore Giuseppe Iaquinta, accusato di associazione mafiosa, si è visto ridurre la pena da 19 a 13 anni. I giudici hanno letto un lungo dispositivo nell’aula bunker.
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