Per il presidente della Repubblica «è a Confindustria che spetta prendere decisioni e progettare il futuro delle imprese in un mondo che cambia» e dice «no al dirigismo» economico. Seduta in platea la presidente Giorgia Meloni. L’allerta per la sicurezza sul lavoro: «Che interpella, prima di ogni altra cosa, la coscienza di ciascuno. Democrazia è rispetto delle regole»
«È a Confindustria che spetta prendere decisioni e progettare il futuro delle imprese in un mondo che cambia», così ha iniziato il suo discorso il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, all’assemblea annuale di Confindustria che si è tenuta all’Auditorium parco della musica a Roma. Ma, ha aggiunto più avanti, «naturalmente, non a detrimento di altre ricchezze, individuali o collettive. Non è il capitalismo di rapina quello a cui guarda la Costituzione nel momento in cui definisce le regole del gioco».
Poi ha proseguito con un attacco al dirigismo: «Cosa significa libera?», ha detto dell’iniziativa imprenditoriale, «significa che non vi è più bisogno di “regie patenti”, come ai tempi medievali, per esercitare una professione, un’attività, un’impresa. Significa che la Repubblica ha spostato dal sovrano al cittadino il potere di scegliere, di decidere». E ancora: «Significa evadere dal dirigismo economico e dal protezionismo tipico delle esperienze autoritarie. Significa trasferire sul terreno dell’economia il principio di libertà».
In platea era presente quasi tutto l’esecutivo a partire dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il ministro delle Imprese, Adolfo Urso. Assente il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che si trova Santiago de Compostela per l’Eurogruppo informale.
Subito dopo ha citato il suo predecessore Luigi Einaudi – primo presidente della Repubblica eletto – quando, ancora nel ruolo di governatore della banca d’Italia, scriveva nelle conclusioni finali del 31 marzo 1947: «È necessario che gli italiani non credano di dovere la loro salvezza a nessun altro, fuorché a loro stessi». «Oggi aggiungeremmo a noi stessi e ai popoli che fanno parte dell’Unione europea», ha proseguito Mattarella.
Due i possibili errori ha detto il presidente: «Una reazione fatta di ripetizione ossessiva di argomenti secondo i quali, a fronte delle sfide che la vita ci presenta quotidianamente, basta denunziarle senza adeguata e coraggiosa ricerca di soluzioni. Quasi che i problemi possano risolversi da sé, senza l’impegno necessario ad affrontarli». Oppure, ha proseguito, «ancor peggio - cedere alle paure, quando non alla tentazione di cavalcarle, incentivando - anche contro i fatti - l’esasperazione delle percezioni suscitate».
Economia e Democrazia
Il nodo cruciale del discorso del presidente si può individuare nel legame che si ritrova tra un’economia «in salute» e la democrazia. Mattarella è tornato a Franklin Delano Roosevelt, ormai novant’anni fa, inaugurava il suo primo mandato da presidente degli Stati Uniti con queste parole: «La sola cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa».
Il contesto era la crisi del ‘29, che ancora agli inizi degli anni Trenta imperversava, fino a quando le scelte della politica, con il New Deal – che Mattarella infatti ricorda – non hanno risollevato l’America. Un nuovo rimando al contesto della Seconda guerra mondiale.
«Oggi siamo in un contesto fortunatamente diverso da quello», ha aggiunto Mattarella, «ma il ricordo ci conduce a richiamare il legame tra economia e democrazia, perché fu la crisi del capitalismo a creare un diffuso malcontento verso democrazia ritenuta inefficace rispetto ai totalitarismi che si stavano consolidando».
Il presidente non dimentica che in Europa la «crisi dell’economia» diventò ben presto «crisi della democrazia» ecco perché dice Mattarella «un’economia in salute non fa che concorrere al bene delle democrazia e delle libertà».
La responsabilità d’impresa
Rispondendo indirettamente all’allarme che il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha lanciato sulla regressione della democrazia nel mondo, Mattarella ha detto che «senza democrazia non c’è progresso economico e sociale, né impresa, né lavoro» perciò – ha aggiunto il presidente – «l’industria italiana contribuisce a rafforzare la repubblica e le sue istituzioni».
Ecco perché il presidente rincara la dose e afferma che «l’impresa ha una responsabilità sociale in primis», ossia quella di «creare ricchezza» perché «il modello a cui pensavano i padri costituenti è quello dell’economia civile, che trova le sue radici nell’illuminismo settecentesco napoletano e in particolare nella figura di Antonio Genovesi» per cui – spiega Mattarella – era fondamentale «impedire la concentrazione di potere e ricchezza per garantire le libertà di tutti».
La ricchezza con la sua funzione sociale permette quindi il «progresso della popolazione» ed è «all’aumento delle diseguaglianze» che Mattarella avverte di porre attenzione per evitare la rinascita di «tirannidi».
Pandemia e sicurezza
Mattarella ha ringraziato le imprese, ricordando ancora una volta l’importanza del sostegno durante la pandemia.
E ha ricordato di quando «le fabbriche sono state trasformate in centri vaccinali» e «gli operai si sono assunti la loro dose di rischi perché l’Italia non si fermasse» tanto che «la ripresa del nostro paese non ha avuto eguali nel g7».
Mattarella ancora una volta ha fatto riferimento agli eventi di cronaca recenti: «Adesso tante imprese sono state colpite da alluvioni. Le avversità si manifestano su più fronti». E la sicurezza sul lavoro «che interpella, prima di ogni altra cosa, la coscienza di ciascuno. Democrazia è rispetto delle regole».
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