Il commissario europeo agli Affari economici e monetari, Paolo Gentiloni, dice che la sospetta corruzione di europarlamentari finanziati dal Qatar rappresenta «un danno di reputazione molto serio» per il parlamento Ue, che è «l’unica istituzione eletta direttamente dai cittadini». Il vero problema è che potrebbe essere soltanto l’inizio, perché oltre al Qatar c’è forse il Marocco.

Se il Qatar era (ed è ) preoccupato della propria reputazione in materia di diritti umani e delle ripercussioni che può avere su affari ed eventi come il mondiale, il Marocco ha un problema con i trattati commerciali.

Gli accordi col Marocco

La Corte generale dell’Unione europea ha stabilito, nel settembre 2021, che gli accordi commerciali Ue-Marocco erano illegali. Il Consiglio europeo li aveva siglati aggirando non solo il parlamento ma la legislazione europea.

La seconda bocciatura, sempre la stessa motivazione: Rabat aveva trattato con Bruxelles ignorando completamente le esigenze del popolo Sarawi, che chiede l’indipendenza. Il Fronte Polisario, sostenuto dall’Algeria, ha fatto ricorso e ha vinto.

L’ex eurodeputato socialista Antonio Panzeri, agli arresti, si occupava molto anche di Marocco ed era visto dai media marocchini filogovernativi come una figura di riferimento che evitava eccessi di apertura europei verso il Fronte Polisario.

Nel 2019, per esempio, Panzeri era tra gli europarlamentari che hanno votato a favore dell’accordo di pesca che include esplicitamente il Sahara occidentale, nonostante le contestazioni del Fronte Polisario e una prima bocciatura delle corti europee (Panzeri non era però certo solo, hanno votato a favore 415 parlamentari.

Il ruolo di Tarabella

Panzeri è fuori dal parlamento dal 2019, ma il Marocco continua a contare su molti amici, tra questi c’è l’europarlamentare belga Marc Tarabella, che è coinvolto ora nell’inchiesta della polizia belga sulla corruzione a Bruxelles.

Non sappiamo se ci sono accuse su di lui, ma sabato sera la polizia del Belgio ha perquisito i suoi uffici, riporta Le Soir, dopo che venerdì l’ufficio di uno dei suoi collaboratori era finito sotto sequestro.

Tarabella è considerato, dai siti di informazione Sarawi, uno degli eurodeputati ostili, allineato con la capitale Rabat su tutte le vicende che contano.

Un paio di anni fa Tarabella ha anche firmato una lettera all’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Joseph Borrell a sostegno del regno del Marocco per consentire il passaggio delle merci in un’area demilitarizzata dopo una serie di incidenti per le quali il Marocco si era preso le sue responsabilità.

Tarabella, che è vicepresidente della delegazione per i rapporti con la penisola araba dell’Europarlamento, era stato tra i più accesi oppositori della assegnazione dei mondiali di calcio al Qatar, poi si era misteriosamente ammorbidito.

 Il tono dei suoi tweet del 2014 su lavoratori morti e sfruttamento non è lo stesso delle dichiarazioni più recenti contro il boicottaggio della manifestazione (“sarebbe ipocrita, la situazione è migliorabile ma ci sono stati dei passi avanti”). Aveva anche invitato a guardare le partite senza polemiche, “la coppa del mondo è una festa da vivere tutti insieme”.  

La legge belga prevede che il presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, sia presente al momento delle perquisizioni. Metsola quindi ha assistito alle perquisizioni a casa Tarabella. E potrebbero non essere le ultime.

Lo scandalo della corruzione araba – la polizia belga è parca di informazioni, ma al momento si parla solo di Qatar e Marocco – è ormai un problema di tutta l’istituzione.

Kaili resta in carcere

Socialist lawmaker Eva Kaili, center, chats prior the speech of Greek prime minister George Papandreou to his Socialist lawmakers members of parliament, in Athens, Thursday , Nov. 3, 2011 Papandreou has called a confidence vote on his government for Friday night, and his majority was reduced to the bare minimum 151 when Socialist lawmaker Eva Kaili said she would not vote in favor. (AP Photo/Petros Giannakouris)

 Scadute le 48 ore del fermo, un giudice belga ha confermato l’incriminazione per corruzione della vicepresidente socialista del parlamento Ue, la greca Eva Kaili, e anche Panzeri, restano in cella. Liberato invece il sindacalista italiano Luca Visentini, segretario generale della Confederazione sindacale internazionale. Restano agli arresti anche altri due italiani, Francesco Giorgi e Niccolà Figà-Talamanca, rispettivamente assistente parlamentare e partner di Eva Kaili e segretario dell’ong No Peace Without Justice.

Anche la moglie e la figlia di Panzeri sono agli arresti, considerate dall’accusa “pienamente consapevoli delle sue attività” tanto che partecipavano “al trasporto dei doni”.

Si sa ancora poco del ruolo degli altri italiani, in particolare di Visentini e Figà-Talamanca. Una delle poche informazioni disponibili è che No Peace Without Justice è  stata fondata da Emma Bonino nel 1993 (il sito si apre con una sua foto e un suo messaggio) e la stessa Bonino ea anche nel board dei “membri onorari” dell’altra ong coinvolta, quella guidata da Panzeri, Fight Impunity. Bonino non è coinvolta nell’inchiesta e si è detta estranea e inconsapevole di tutto.

Non è chiaro dove l’inchiesta potrebbe fermarsi, non è neppure detto che riguardi soltanto il parlamento europeo, che è l’organismo con minori poteri effettivi tra le istituzioni europee. L’indagine belga riguarda ormai tutti quelli che hanno avuto a che fare con i personaggi accusati, per i quali ci sono le evidenze più esplicite di una possibile corruzione (a casa di Eva Kailili la polizia ha trovato 600.000 euro in contanti).

Giorgi, per esempio, ha lavorato anche per un’altra europarlamentare che si è occupata di Qatar, Marie Arena, sempre socialista, sempre belga. Ma a vedere i suoi incontri nei registri che riportano i meeting con i lobbisti sembra essere stata più in contatto con le ong preoccupate dei diritti umani che con il governo di Doha.

Panzeri sospeso

I nomi coinvolti non sono di prima fila, per gli standard di Bruxelles, dunque il sito Politico.eu osserva che «molti si chiedono se il Qatar abbia fatto un investimento intelligente, ammesso che le accuse siano fondate».

Di sicuro l’ong di Panzeri contava nel suo honorary board anche figure di rilievo, come l’ex commissario alle Migrazioni, il greco Dimitris Avramopoulos, e l’ex rappresentante per la politica estera Federica Mogherini, oltre all’ex primo ministro francese Bernard Cazeneuve.

Tutti hanno preso le distanze e l’assenza di ruoli operativi al momento rende difficile capire che rapporti avessero davvero con Panzeri.

Le reazioni allo scandalo di corruzione all’Europarlamento arrivano a rilento, complice il weekend e il ponte festivo in Italia. Articolo 1, il partito italiano di Panzeri, lo ha “sospeso dall’anagrafe degli iscritti” ma senza infierire, anzi; “auspica che Panzeri possa dimostrare la sua estraneità a una vicenda del tutto incompatibile con la sua storia e il suo impegno politico”, come si legge in una nota Facebook.

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