Nella conferenza stampa che ha seguito la relazione annuale sulla giurisprudenza costituzionale il presidente della Corte ha toccato vari temi, tra cui l’opportunità del parlamento di intervenire su alcune questioni, come il riconoscimento dei figli nati da maternità surrogata, dicendosi comunque fiducioso sulla creazione di un «quadro incoraggiante» nel rapporto con il legislatore
Nella conferenza stampa che ha seguito la relazione annuale sulla giurisprudenza costituzionale, il presidente della Corte costituzionale Giuliano Amato ha parlato di molti tempi, dando un’indicazione anche sulle questioni dichiarate inammissibili in tema di bambini nati da maternità surrogata o sul riconoscimento di figli nati con fecondazione eterologa nell’ambito di una coppia omosessuale.
«Il vuoto oggi esistente non può essere colmato da un intervento puntuale della Corte, che rischierebbe di generare disarmonie nel sistema complessivamente considerato», ma «richiede un intervento del legislatore, che disciplini in modo organico la condizione dei nati nelle diverse circostanze nelle quali la tutela è più carente» ha detto, aggiungendo che la tutela degli equilibri costituzionali che toccano la sfera della famiglia spetta al legislatore.
Il conflitto ucraino e la politica
Amato ha voluto esporsi anche sul tema della guerra, che «getta non poche preoccupazioni sull’avvenire, anche per la tenuta degli ordinamenti costituzionali europei». Il riferimento di Amato è all’uscita della Russia dal Consiglio d’Europa. «È di particolare importanza che rimanga salda la collaborazione reciproca delle corti appartenenti all’Unione europea» ha continuato il presidente, tirando in ballo Budapest, dove è stato appena rieletto Viktor Orbán.
«L’Ungheria ha una collocazione asimmetrica, rispetto alla quale possono sorgere problemi. Quanto riusciranno le Corti ad evitare la frattura del tessuto che ci tiene insieme?»
Amato ha dato anche la propria interpretazione degli obblighi a cui deve rispondere l’Italia in situazione di conflitto per rimanere nel quadro determinato dalla Costituzione. Nel dibattito sul «ripudio della guerra» in Costituzione «va ricordato», oltre agli articoli 11 e 52, «l’articolo 78 che dice che il parlamento delibera lo stato di guerra e conferisce al governo i poteri necessari. Ciò implica inesorabilmente che l'Italia possa trovarsi in guerra, altrimenti non vi sarebbe ragione che questo articolo si trovi in Costituzione».
Anche la difesa di paesi terzi quando l’Italia non è parte del conflitto è prevista dalla Costituzione: «Se all’Italia non fosse consentito per Costituzione di partecipare alla difesa di paesi terzi aggrediti sarebbero illegittimi per l’Italia sia l’articolo 5 del trattato Nato sia l'articolo 42 dell’Unione europea che dice che qualora uno stato membro subisca un'aggressione sul suo territorio gli altri stati membri sono tenuti a prestare assistenza con tutti i mezzi in loro possesso, in conformità all'articolo 51 della Carta dell’Onu, che configura come diritto naturale di autotutela quello di uno stato di difendersi da un attacco armato».
Il rapporto col parlamento
Il presidente della Corte è tornato anche su un punto che nella sua ultima conferenza stampa, quando aveva riferito la decisione della corte a proposito dell’ammissibilità dei referendum costituzionali proposti da diverse forze, aveva fatto scalpore: il rapporto tra la corte e il parlamento. Stavolta Amato è sembrato più positivo, spiegando che il quadro «è incoraggiante» perché il legislatore proprio a seguito dei moniti della corte «ha saputo dare alcune risposte già in corso d’anno».
Continua dunque la ricerca di un rapporto alla pari tra i due organismi costituzionali: «Noi non siamo la maestrina del parlamento, noi sollecitiamo il parlamento a intervenire, ma noi non siamo un’autorità superiore al parlamento».
Non prende invece posizione sulla riforma del Csm, che sta mettendo a dura prova la tenuta di maggioranza, a cui il presidente del Consiglio Mario Draghi ha promesso di non far uso del voto di fiducia su questo provvedimento: nonostante le ultime proposte, come le “pagelle” ai magistrati, abbiano fatto discutere, Amato non vuole entrare nel dibattito. «Sul sorteggio per il Csm, mi chiedo: arriva prima la Corte Costituzionale e dice qual è la soluzione migliore? Se il giorno dopo qualcuno dicesse che la Corte è entrata in politica sarebbe difficile dargli torto».
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