La società di famiglia di Gaetano Caputi amministrata da un trust si è aggiudicata a luglio la gara bandita dal Consiglio del notariato. L’organismo è vigilato dal ministero della Giustizia. E il collaboratore della presidente del Consiglio ancora oggi risulta consulente dell’ordine
Un appalto da 120mila euro, che potrebbero diventare 180mila, rischia di mettere in serio imbarazzo Palazzo Chigi. La storia che Domani è in grado di raccontare svela una trama che porta ancora a Gaetano Caputi, il burocrate di lungo corso che Giorgia Meloni ha scelto come capo di gabinetto della Presidenza del Consiglio. In due articoli pubblicati nei giorni scorsi questo giornale ha ricostruito affari e incarichi di Caputi su cui si allunga l’ombra del conflitto di interessi.
Questa terza puntata parte invece dal luglio del 2023, quando, una società di famiglia dello stretto collaboratore della premier ha vinto una gara bandita dal Consiglio nazionale del notariato, un ente pubblico autonomo vigilato dal ministero della Giustizia. L’appalto è stato aggiudicato mentre Caputi era già al lavoro nelle stanze del governo.
Non solo. Quando si è svolta la gara, il burocrate di fiducia di Giorgia Meloni era ben conosciuto anche dai massimi dirigenti dell’organizzazione che quella gara l’aveva bandita. Dal primo gennaio del 2023, infatti, Caputi fa parte del nucleo degli esperti del Consiglio nazionale del notariato. Un incarico che vale un compenso di 50mila euro, in scadenza a giugno di quest’anno.
Dunque ricapitoliamo: il capo di gabinetto della presidente del Consiglio ha vinto, tramite una società di famiglia, una gara d’appalto bandita da un ordine professionale di cui è consulente remunerato, un ordine professionale che per legge è sottoposto alla vigilanza dell’esecutivo.
Ai 50mila euro ricevuti come componente del nucleo degli esperti andrebbero poi sommati altri 50mila euro per un incarico di consulenza affidato a Caputi da Notartel, società nata per iniziativa del Consiglio del notariato e della Cassa nazionale del notariato per gestire servizi informatici a beneficio della categoria. In totale, quindi, si arriva a 100mila euro, somma che va ad aggiungersi ai 220mila euro circa percepiti da Caputi alla Presidenza del Consiglio.
Incarichi e affari
L’intreccio è complicato, per scioglierlo conviene partire dalle stanze della società Servizi professionali evoluti, in sigla Spe, con sede in via Salita del Grillo, nel centro storico di Roma. Spe è una società di famiglia di Caputi, che nel 2022 ne ha passato il controllo a un trust che ha come beneficiari i suoi tre figli. Ebbene, proprio Spe si è aggiudicata il contratto con il Consiglio nazionale del notariato per il «servizio di monitoraggio legislativo italiano ed europeo».
Questa attività viene di solito svolta da società di lobbying. E infatti tra i concorrenti della gara bandita dai notai troviamo Cattaneo Zanetto, una delle sigle più note e affermate del settore. Il capitolato prevedeva 24 mesi di contratto, e l’opzione di prolungare per 12 mesi, con un’aggiunta quindi di altri 60mila euro. In tre anni, perciò, l’azienda vincitrice potrebbe incassare fino a 180mila euro.
Cattaneo Zanetto vanta un giro d’affari annuo di circa 25 milioni con oltre 300 clienti. La società di Caputi, che dichiara nell’oggetto sociale anche le attività di consulenza, nel 2022 ha invece messo a bilancio ricavi per poco più di 550mila euro e a libro paga, secondo le rilevazioni della Camera di commercio, ha solo due dipendenti più un collaboratore.
Il capitale di Spe era intestato a Caputi e alla moglie, che avevano fondato la società nel 2016. A settembre del 2022, un mese prima della nomina a Palazzo Chigi e della pubblicazione del bando di gara dei notai, la proprietà è stata trasferita al trust MLG, i cui beneficiari risultano i figli dei coniugi Caputi.
L’amministratore della Spe, e anche del trust, è Riccardo Gaballo, un professionista di fiducia del braccio destro di Meloni. Gaballo lavora nello studio di Pierangelo Pettinari, il commercialista che ha curato, come emerge dai documenti ottenuti da Domani, i conti delle società di Caputi. Di recente, Pettinari è stato anche ingaggiato come consulente dalla società pubblica 3-i presieduta, su nomina del governo, da un altro professionista ben conosciuto da Caputi, Gennaro Terracciano.
Il bando dei notai
Come detto, il Consiglio del notariato è sottoposto a vigilanza del ministero della Giustizia. E già questo basterebbe a sollevare una questione di opportunità rispetto all’appalto vinto dalla società dei Caputi. Tuttavia, il sospetto di conflitti di interessi non si esaurisce qui. Il primo verbale di gara è stato redatto a febbraio del 2023. Caputi era già da qualche mese nelle stanze di Palazzo Chigi.
Le aziende che hanno partecipato alla gara sono quattro: Cattaneo Zanetto, Agenzia Nova, Es Comunicazione e, appunto, Servizi professionali evoluti (Spe). Il 23 febbraio dell’anno scorso una nuova riunione certifica che tutti e quattro i concorrenti sono ammessi «al prosieguo», cioè alla fase successiva.
Il 19 maggio la commissione giudicatrice, tre membri con a capo Giulio Biino, il notaio che presiede il Consiglio nazionale, valuta l’offerta di Spe. Un successo: totale di 64 punti, ben otto in più del “colosso” Cattaneo e Zanetto. Per fare un esempio: alla voce «descrizione del team dedicato all’appalto...accompagnato dai relativi curriculum» Spe riceve 20 punti, Cattaneo Zanetto solo 16. La gara si chiude con la vittoria di Spe, che si aggiudica l’appalto con un ribasso di appena lo 0,5 per cento.
Il consulente fantasma
Gli atti di gara ottenuti da Domani rivelano però molto altro e svelano una trama di conflitti di interessi e opacità che arriva fin dentro il palazzo della presidente del Consiglio. Dai documenti ufficiali si scopre infatti che a maggio dell’anno scorso Spe ha scelto come proprio delegato all’apertura delle buste tale Giuseppe Egidio Iacovino.
Lo stesso Iacovino che a gennaio del 2022 aveva firmato un contratto triennale (25mila euro l’anno) con il ministero del Turismo “per consulenza studio e supporto” all’unità di missione per il Pnrr costituita all’interno dello stesso dicastero. E qui si torna ancora a Caputi, che a quell’epoca era capo di gabinetto del ministro del Turismo, Massimo Garavaglia.
A questo punto va segnalata quella che appare come un’altra anomalia. Iacovino scrive nel curriculum di essere ancora oggi «senior consultant» del Consiglio del notariato con la funzione, tra l’altro, di predisporre «bandi, avvisi, appalti...supporto nei procedimenti e nella realizzazione della contrattualistica pubblica».
Dunque, confermano le carte, Iacovino avrebbe recitato due ruoli in commedia. Da una parte ha rappresentato nella gara d’appalto la società di famiglia di Caputi. Dall’altra era consulente “senior” del Consiglio nazionale del notariato, che quella gara l’aveva bandita. L’organismo professionale dei notai, contattato da Domani, ha risposto che «Iacovino non risulta titolare di alcun contratto» con l’ente.
Una versione opposta a quella che Iacovino ha affidato al suo curriculum reperibile nel sito del ministero del Turismo, presentato, come prevedono le norme, quando Iacovino ha ottenuto un incarico di consulenza dal dicastero allora guidato dal leghista Garavaglia. Nello stesso documento segnala anche la sua collaborazione alla rivista accademica Amministr@tivamente. Il direttore è Gaetano Caputi. Ancora lui.
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