In un contesto in cui le mode di diete auto prescritte, l’eccessivo consumo di alimenti proteici nella dieta quotidiana e di integratori proteici mettono a repentaglio la buona salute dei cittadini, il ruolo del farmacista come consulente nutrizionale diventa fondamentale, essendo spesso la prima e talvolta sola figura sanitaria che viene interpellata.

L’assunzione di integratori alimentari è generalmente sicura, ma non del tutto priva di rischi. I requisiti di sicurezza degli integratori alimentari sono molto meno rigorosi rispetto a quelli dei farmaci, dal momento che non sono richiesti studi clinici; a questo si aggiunge che è raro che i pazienti rivelino l’uso degli integratori ai loro medici, con conseguente aumento significativo di rischio di interazioni avverse farmaco-integratore.

Vediamo il caso del consumo di proteine in polvere costituite da proteine del latte caseina, siero di latte e proteine vegetali nell'isolato proteico di soia, integratori popolari tra atleti e body builder. Queste proteine sono anche la base degli alimenti per lattanti somministrati ogni anno a milioni di neonati nel mondo. Le proteine del latte sembrano avere poca tossicità tranne che negli individui con allergie alle proteine del latte vaccino, sebbene un consumo eccessivo possa provocare chetosi.

I rischi dell’isolato di soia

Al contrario, è in corso un dibattito riguardo alla potenziale sicurezza dell’isolato proteico di soia, legato principalmente alla presenza di composti poco estrogenici: gli isoflavoni genisteina e daidzeina, composti che possono raggiungere livelli potenzialmente estrogenici nei neonati nutriti con latte artificiale, nei bambini, uomini e donne in post-menopausa che assumono integratori di proteine di soia.

Le preoccupazioni si sono concentrate sui potenziali effetti estrogenici nelle prime fasi dello sviluppo, con conseguenti tossicità riproduttiva, infertilità, demascolinizzazione e maggiore promozione di tumori sensibili agli estrogeni come il cancro della mammella e dell’endometrio.

Negli uomini adulti, una recente meta-analisi non ha mostrato effetti significativi delle proteine della soia sugli ormoni riproduttivi maschili. Tuttavia, l'analisi della metilazione del dna a livello epigenomico delle cellule vaginali di ragazze alimentate con latte artificiale di mucca e soia ha indicato una modifica epigenetica del dna.

Inoltre, studi epidemiologici hanno suggerito un’età del menarca leggermente più precoce (12,4 contro 12,8 anni). Anche se al momento gli studi clinici condotti non sono sufficienti per escludere il rischio di tossicità e non si è in grado di emettere una raccomandazione conclusiva riguardante la tossicità dell’isolato proteico di soia per lo sviluppo e la riproduzione a causa delle limitazioni dei dati umani disponibili, il farmacista può consigliare un giusto e moderato consumo, sulla base delle evidenze scientifiche e in riferimento al principio di precauzione.

Altra moda è l’uso di integratori di creatina, che possono aumentare la concentrazione di creatinina sierica, senza necessariamente determinare una disfunzione renale. Questi integratori non devono essere utilizzati nei soggetti con malattia renale cronica o che utilizzano farmaci potenzialmente nefrotossici e, anche in questo caso, il ruolo del farmacista che conosce le interazioni farmaco-alimento, può schivare il pericolo di danno renale nel paziente.

Aminoacidi a catena ramificata

Gli aminoacidi a catena ramificata (leucina, isoleucina, valina) sono aminoacidi essenziali che dobbiamo ottenere dalla nostra dieta. Sono elevati nell’obesità e nel diabete di tipo 2 T2D e sono il primo indicatore predittivo del rischio futuro di diabete. Risultati più recenti suggeriscono che aminoacidi a catena ramificata possono compromettere la sensibilità all’insulina e il controllo glicemico, sono trasformati in glutammato, un neurotrasmettitore eccitatorio: un eccesso di aminoacidi a catena ramificata circolanti può portare alla produzione di troppo glutammato nel cervello che può contribuire all'eccitotossicità, oltre a innescare uno squilibrio significativo e una riduzione di alcuni neurotrasmettitori importanti.

È stato dimostrato che l'integrazione di leucina, isoleucina, valina e/o dei loro metaboliti induce stress ossidativo, apoptosi, squilibrio dei neurotrasmettitori e disfunzioni neuronali. Dato che tutti questi disturbi rappresentano tratti patologici chiave condivisi nella patologia alzheimeriana, ciò solleva la questione se gli aminoacidi a catena ramificata possano o meno contribuire alla patogenesi dell’Alzheimer e del declino cognitivo.

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