Ki Group, di cui Santanchè è ancora socia, ha un debitocon Invitalia. Per ottenere il prestito però è stato dichiarato il falso. L'Agenzia rivuole i soldi. Con l'ad la ministra ha avuto «varie occasioni di incontro»
L’ultimo mistero nella saga imprenditoriale di Daniela Santanchè riguarda una serie di incontri, anche a cena, con l’attuale amministratore delegato di Invitalia, Bernardo Mattarella, nipote del presidente della Repubblica. Da quanto risulta a Domani si tratterebbe di almeno tre incontri, avvenuti tutti nel gennaio 2023. In due occasioni si è trattato di eventi pubblici, un terzo, invece, è una cena a casa della ministra del Turismo.
Il fatto non avrebbe alcuna rilevanza se non fosse che in quel periodo una delle società di Santanchè, Ki Group, stava gestendo una partita complicata in cui l’altro giocatore era proprio Invitalia, l’Agenzia per lo sviluppo d’impresa.
L’azienda sulla quale indaga la procura di Milano nell’ambito di uno dei filoni aperti sulla galassia societaria che fa capo alla ministra, ha avuto, infatti, un prestito da Invitalia, mai restituito. Le tappe giudiziarie dei procedimenti fallimentari su Ki Group sono però centrali per orientarsi in questa storia.
«Con la ministra ci sono state varie occasioni di incontro», confermano da Invitalia, ma escludono che il 16 gennaio 2023 si siano visti a cena a casa della ministra. In ogni caso, precisano, «mai si è parlato di Ki Group», assicurano da Invitalia.
La dichiarazione di Mazzaro jr
Ki Group è riuscito a reggere l’urto della pandemia grazie agli aiuti di stato, un provvidenziale finanziamento concesso da Invitalia sulla base del Decreto Rilancio del 2020, varato dal governo Conte 2 e, ironia della sorte, molto contestato dalla destra in primis Fratelli d’Italia, il partito di Santanchè.
A marzo del 2021, la società pubblica all’epoca guidata da Domenico Arcuri ha sottoscritto obbligazioni per 2,7 milioni con scadenza a sei anni emesse dall’azienda della coppia Mazzaro-Santanchè. Il prestito, però, era sottoposto a precise condizioni previste per legge, che riguardavano, tra l’altro, la posizione fiscale dell’azienda beneficiaria, l’assenza di procedimenti fallimentari a suo carico, l’integrità del patrimonio. La posizione di Ki group è illustrata nel bilancio del 2021 della società.
«Tutto in regola», questo in sintesi quanto si legge nel documento firmato dal presidente Michele Mario Mazzaro, il figlio maggiore di Canio Mazzaro che attesta anche che i conti 2020 sono stati depositati e «la società incaricata della certificazione non ha sollevato rilievi di particolare gravità». In realtà, i revisori non hanno dato via libera al bilancio, segnalando l’impossibilità di acquisire «elementi probativi sufficienti e appropriati» per esprimere un giudizio su diverse poste contabili. Nessuna certificazione, quindi. La bocciatura dei revisori smentisce la dichiarazione di Mazzaro junior per conto di Ki Group.
A maggio del 2022 arriva la marcia indietro di Invitalia. Arcuri era ancora alla guida dell’Agenzia, la società di stato chiede il rimborso anticipato del finanziamento, ma ormai è troppo tardi. I fondi pubblici erano già stati inghiottiti nel buco nero dei conti dell’azienda da tempo in crisi.
Dopo aver chiuso il 2021 con soli 6,5 milioni di ricavi e oltre 11 milioni di perdite, nell’estate 2022 Ki Group ha giocato la carta della composizione negoziata della crisi. Intanto nello stesso periodo Mattarella prendeva il posto di Arcuri e il tribunale aveva concesso le misure di protezione per Ki Group, bloccando così le richieste dei creditori, inclusa Invitalia, fino al marzo 2023.
Dopo quella data l’Agenzia ha depositato al tribunale di Roma il ricorso (iscritto con il ruolo 24629/2023) per emettere un decreto ingiuntivo e recuperare i 2,7 milioni di euro più gli interessi. Ma è stato bloccato dalle nuove misure di protezione ottenute a Milano, scadute il 15 settembre scorso. Riuscirà ora lo stato a recuperare almeno una parte dei soldi finiti nelle casse della società di Santanchè?
Da Invitalia non entrano nei dettagli dell’iter del decreto ingiuntivo, si limitano a dire che l’Agenzia «ha fatto tutti gli atti e le istanze necessarie per il recupero del credito».
Restituzione non prevista
A quanto pare però la società non ha in previsione di farlo. Nel frattempo, Canio Mazzaro e gli altri amministratori legati alla passata gestione avevano già abbandonato la barca. La ministra Santanchè si è fatta da parte a maggio del 2021, ma una sua società, la Immobiliare Dani, possiede ancora il 5 per cento di Ki Group srl, l’azienda, a sua volta controllata da Ki Group holding, a cui fanno capo quasi tutte le attività.
Contro il piano di concordato, però, è scesa in campo la procura di Milano. L’11 settembre i pm hanno chiesto la liquidazione giudiziale dell’intero gruppo che versa, secondo i magistrati, in «evidente e manifesto stato d’insolvenza». Si vedrà nelle prossime settimane fallirà o si salverà.
In entrambi i casi Invitalia non riuscirà a recuperare il prestito. Il piano di concordato, infatti, non prevede la restituzione degli aiuti pubblici, che sono qualificati come crediti postergati, a cui non spetta nessun rimborso. Chissà se durante i vari incontri con Mattarella, la ministra abbia discusso anche del prestito di Ki Group. Da Invitalia lo escludono. Dall’ufficio stampa della ministra, invece, ancora nessuna risposta.
© Riproduzione riservata