- In Italia ieri, 30 dicembre, sono stati registrati 126.888 nuovi casi di Covid-19, un numero enorme, il massimo da inizio pandemia. Dobbiamo preoccuparci? No, perché i dati in fondo sono positivi, poiché ci sono stati “solo” 156 morti.
- Anche se tanti diventano positivi al Covid, chi è vaccinato non deve farsi prendere dal panico perché è protetto a sufficienza, specialmente se ha fatto la terza dose
- Ci dovremo abituare a convivere con il virus. Tutti dovremo vaccinarci, forse dovremo fare un richiamo ogni due o tre anni, probabilmente ognuno di noi almeno una volta nella vita si ammalerà di Covid, che sarà come un’influenza un po’ più forte delle altre.
In Italia ieri, 30 dicembre, sono stati registrati 126.888 nuovi casi di Covid-19, un numero enorme, il massimo da inizio pandemia. Dobbiamo preoccuparci? No, perché i dati in fondo sono positivi, poiché ci sono stati “solo” 156 morti. Intendiamoci, dico “solo” con enorme rispetto, perché ogni essere umano che muore è una tragedia. Vi spiego perché è un dato positivo.
Questi decessi sono il frutto della nostra situazione epidemica di 15-20 giorni fa, perché in genere il Covid impiega circa 15-20 giorni per svilupparsi fino al suo esito finale: contagio-malattia-esito.
L’anno scorso, quando i vaccini non erano ancora arrivati, il Covid aveva una cosiddetta Infection Fatality Rate (IFR) pari a 1,5-2, il che significa che su 100 malati Covid nel giro di 15-20 giorni ne morivano tra 1,5 e 2. Ma quindici giorni fa noi avevamo tra i 25 e i 30.000 nuovi positivi al giorno, e quindi oggi ci saremmo aspettati circa 300 morti. E invece sono stati meno della metà, solo 148, molti dei quali non vaccinati.
Cosa significa? Che i vaccini funzionano. Volete una prova in più? Ieri abbiamo avuto 98.020 nuovi casi di Covid, e probabilmente cresceranno ancora nei prossimi giorni: un anno fa, quando i vaccini non erano ancora disponibili, con un numero di positivi simile nel giro di due settimane avremmo avuto circa 2000 morti al giorno. Ma non li avremo: e sarà solo merito dei vaccini.
Tutti gli studi dimostrano che i vaccini - a vettore virale o RNA- ci proteggono efficacemente dalla malattia grave e dalla morte, anche adesso che sta arrivando la variante Omicron. I vaccinati, che sono la maggioranza degli italiani, possono stare tranquilli perché hanno un rischio di ammalarsi in modo grave, di finire in terapia intensiva e di morire molto basso. Molto basso, ma che non è zero. Invece, i non vaccinati hanno un rischio di ammalarsi gravemente, di finire in terapia intensiva e di morire molto più elevato.
I dati
Quanto? Ce lo dicono i dati dell’Istituto Superiore di Sanità. Secondo l’ultimo rapporto disponibile, pubblicato il 21 dicembre, i non vaccinati finiscono in ospedale 6 volte più di quelli che hanno fatto due dosi di vaccino e 11 volte di più rispetto a chi ha ricevuto anche la terza dose. Poi, chi non è vaccinato ha una probabilità di finire in terapia intensiva 12 volte superiore a chi è vaccinato con due dosi e addirittura 21 volte superiore a chi ricevuto la terza. Infine, chi non è vaccinato ha una probabilità di morire 8 volte più alta rispetto a chi è stato vaccinato con due dosi e 14 volte in più di chi ha ricevuto anche la terza. Ma i vaccini non funzionano in misura uguale per tutte le fasce di età.
Un quarantenne vaccinato con due dosi ha un rischio di morire 25 volte inferiore a un non vaccinato, mentre un ottantenne ne ha uno solo 9 volte inferiore. Questa differenza legata all’età è dovuta al fatto che i vaccini negli anziani – il cui sistema immunitario reagisce meno agli stimoli rispetto a un giovane – stimolano una risposta protettiva meno efficace.
Quindi, chi è vaccinato non deve lasciarsi prendere dal terrore perché ha un rischio di ammalarsi assai inferiore a quello di un non vaccinato, e se si ammala raramente svilupperà una malattia grave, a maggior ragione se ha ricevuto tre dosi. Nella maggior parte dei casi, un vaccinato rischia al massimo di avere una brutta influenza, con febbre e tosse, che passa nel giro di pochi giorni.
L’arrivo di Omicron
L’arrivo di Omicron però ha cambiato le carte in tavola, perché sfugge in parte all’immunità e pare in grado di colpire persino chi ha ricevuto solo due dosi di vaccino- che sono il 50 per cento degli italiani-, e ovviamente anche il 15-20 di non vaccinati, mentre solo chi ha fatto la terza dose pare protetto totalmente.
Invece, Delta può infettare solo chi non è vaccinato. Omicron, quindi, può diffondersi in un bacino di individui suscettibili cinque volte più grande di quello di Delta, ma ciò fa aumentare il numero delle persone che possono ammalarsi e la velocità con cui il virus si propaga. Al momento, Omicron si sta diffondendo a velocità spaventosa, visto che i casi raddoppiano ogni 2 giorni. Il virus originario del 2020, che provocò un’ondata tragica di morti, raddoppiava ogni 7.
Molti temono che questa enorme ondata di casi da Omicron possa riempire in breve tempo le terapie intensive. Per qualcun altro, invece, Omicron si è “raffreddorizzata”, cioè provoca una malattia più lieve di quella indotta da Delta, ma non sappiamo se sia vero perché mancano i dati. L’ipotesi più probabile è che i vaccini odierni mantengano contro Omicron un’efficacia alta a sufficienza per proteggerci dalla malattia grave e dalla morte, anche dopo due sole dosi. È probabile che Omicron appaia più mite, ma solo perché i vaccini nonostante tutto ci difendono e la rendono innocua come un raffreddore.
La probabilità di contagio
Inoltre, i vaccini non solo proteggono noi dalla malattia grave dalla morte, ma diminuiscono anche la probabilità che noi contagiamo gli altri. Un vaccinato ha una minore probabilità di essere infettato dal virus, e se gli accade elimina il virus più in fretta, resta portatore del virus per un tempo più breve e perciò ha una minore probabilità di contagiare gli altri rispetto a un non vaccinato.
Riassumendo: chi è vaccinato ha una minore probabilità di essere infettato dal virus, di sviluppare una malattia grave, di morire e persino di contagiare gli altri.
Se un vaccinato rischia così poco di infettarsi, di ammalarsi e di contagiare gli altri, ha poco senso costringerlo alla quarantena quando viene in contatto con un positivo.
Infatti, il governo ha emanato nuove regole: dopo un contatto con positivo, non deve fare quarantena chi è vaccinato con due dosi da meno di quattro mesi, chi è vaccinato con tre dosi, oppure è guarito da 120 giorni; deve solo indossare mascherine di tipo Ffp2 fino al decimo giorno successivo all’ultimo contatto. Chi, dopo un contatto con un positivo, sviluppa la malattia, deve restare in quarantena fino a quando non ha un tampone negativo.
Per i non vaccinati, le regole restano uguali: chi ha avuto un contatto con un positivo deve rimanere in quarantena per 10 giorni. Ed è giusto così, perché i non vaccinati – che per fortuna rappresentano solo il dieci per cento della popolazione - hanno un rischio elevatissimo di contagiarsi, di contagiare gli altri, di ammalarsi in modo grave, di finire in terapia intensiva, e di morire. Temo che fargli cambiare idea sia impossibile, e non resta che prendersi cura di loro quando arriveranno malati in terapia intensiva.
Infine, ci sono i giovani e i bambini, i quali corrono un basso rischio di finire in terapia intensiva e di morire, ma rischiano di sviluppare due forme devastanti di Covid- il Long Covid e la Sindrome Multisistemica Infiammatoria del Bambino – che possono causare danni permanenti ai polmoni, al cuore, al cervello, e ad altri organi, e perciò vanno vaccinati il prima possibile.
Niente panico
Insomma, anche se vede spuntare ovunque persone positive al Covid, chi è vaccinato non deve farsi prendere dal panico perché è protetto a sufficienza, specialmente se ha fatto la terza dose. Se vi infetterete, eventualità da non escludere, con ogni probabilità passerete qualche giorno a letto con una brutta influenza, ma passerà. Vaccinatevi, fate la terza dose, e vaccinate anche i vostri bambini: proteggerete voi e i vostri cari. E tenete a mente che oltre al vaccino c’è solo un’altra arma per abbattere il contagio: un lockdown, più o meno esteso.
Ci dovremo abituare a questo stato di cose, e a convivere con il virus. Tutti dovremo vaccinarci, a partire dai più piccoli, ogni due o tre anni probabilmente dovremo fare un richiamo per proteggerci da una nuova variante del virus, e ognuno di noi quasi inevitabilmente almeno una volta nella vita si ammalerà di Covid, che sarà come un’influenza un po’ più forte delle altre. Qualcuno di noi, specie chi è più anziano o più fragile, purtroppo morirà. E il coronavirus smetterà di essere la tragedia che è ora, e rimarrà solo una spiacevole endemia, come altre.
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