Nuovi elementi nell’indagine sulla mancata zona rossa a Bergamo. Francesco Locati e Roberto Cosentina, il primo ex dg e il secondo ex direttore sanitario dell'Azienda socio sanitaria territoriale Bergamo Est sono indagati per aver dichiarato il falso in atti pubblici
Il pronto soccorso di Alzano Lombardo, in Val Seriana, dove a marzo è scoppiato uno dei più gravi focolai di Covid-19, non era stato completamente sanificato.
Lo scrive la procura di Bergamo nel decreto con cui ieri la Guardia di finanza ha effettuato acquisizioni di documentazione. Francesco Locati e Roberto Cosentina, il primo ex dg e il secondo ex direttore sanitario dell'Azienda socio sanitaria territoriale Bergamo Est, sono indagati oltre che di epidemia colposa per aver dichiarato «in atti pubblici» il falso quando, nel caso della riapertura dopo poche ore del pronto soccorso dell'ospedale di Alzano il 23 febbraio, scrissero che erano state adottate «tutte le misure previste», «circostanza rivelatasi falsa, stante la incompleta sanificazione del presidio sanitario e dei reparti del presidio».
Locati, in più, avrebbe attestato il falso scrivendo anche in una relazione di «tamponi» effettuati a pazienti e operatori già dal 23 febbraio.
Il direttore dell’assessorato al Welfare Luigi Cajazzo – anche lui indagato per epidemia colposa - aveva riferito ai Pm che la decisione di riaprire il pronto soccorso Pesenti Fenaroli di Alzano, dopo aver individuato i primi casi di coronavirus, «era stata presa in accordo con la direzione generale della Asst di Bergamo Est». Decisione che era arrivata dopo aver accertato che era «tutto a posto»: i locali sanificati e predisposti «percorsi separati Covid e no Covid». Una versione che però è stata smentita da un'inchiesta giornalistica del Tg1.
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