- La nuova ondata partita da Xian (13 milioni di abitanti) ha già colpito 15 province e 21 città. E, soprattutto, anche in Cina è penetrata la variante Omicron, che si diffonde più velocemente della Delta e che “bucherebbe” i vaccini di produzione locale.
- Il 4 febbraio iniziano le Olimpiadi invernali. Per la leadership del partito comunista - che ha messo in conto un aumento dei contagi nel periodo dei giochi - è essenziale che si svolgano in sicurezza, per poter proclamare un altro successo della sua strategia di contenimento.
- Le autorità confidano di poter riportare la normalità a Xian ma la diffusione della nuova variante nel resto del paese rischia di mettere in crisi la strategia “contagi-zero” che, oltre che inefficace contro Omicron, potrebbe rivelarsi troppo dispendiosa e accentuare il rallentamento del Pil.
Gli strumenti messi in campo per arginare l’epidemia sono gli stessi che, finora, hanno spento tutti i focolai: lockdown, tamponi di massa, quarantene e tracciamento dei contatti dei positivi al Sars-CoV-2. Ma questa volta la nuova ondata partita da Xian (13 milioni di abitanti) ha già colpito 15 province e 21 città. E, soprattutto, anche in Cina è penetrata la variante Omicron, che si diffonde più velocemente della Delta e che “bucherebbe” i vaccini di produzione locale.
A Xian, in lockdown da giovedì scorso, i casi registrati dal 9 dicembre sono 635. Nell’antica capitale imperiale è partito il quarto ciclo di test di massa in pochi giorni. L’origine del contagio è un Covid-hotel nel quale vengono messi in quarantena viaggiatori pachistani: qualcosa non ha funzionato nell’isolamento della struttura.
Nelle strade deserte si aggirano le autocisterne per una disinfezione che secondo molti virologi cinesi è inutile contro il virus e potenzialmente nociva per gli agenti chimici utilizzati. Mentre la situazione di Xian viene definita «complessa» e «preoccupante», tra i funzionari locali, accusati di inefficienza, iniziano a cadere le prime teste.
Secondo Jin Dong-yan dell’Università di Hong Kong a Xian il virus (si tratterebbe della variante Delta) sta correndo più veloce dei sistemi di tracciamento predisposti dalle autorità. «Esagerano con tutto, ma sono preoccupati perché non conoscono la fonte della trasmissione attiva», ha dichiarato il virologo a proposito della disinfezione sui mezzi di trasporto, negli uffici e negli spazi pubblici.
Aspettando le Olimpiadi
Il mese di febbraio è cerchiato in rosso: il primo giorno del mese, secondo il calendario lunisolare, inizierà l’anno della Tigre, e il quattro del mese partiranno le Olimpiadi invernali di Pechino. Come negli ultimi due anni, il governo frenerà con un mix di incentivi economici e misure restrittive la migrazione interna della “popolazione fluttuante” (liúdòng rénkŏu), i circa 300 milioni di migranti (un terzo della forza lavoro del Paese) che durante le ferie si mettono in viaggio per tornare ai villaggi d’origine.
Per la leadership del partito comunista - che ha messo in conto un aumento dei contagi nel periodo dei giochi - è essenziale che le Olimpiadi si svolgano in sicurezza, per poter proclamare un altro successo della sua strategia di contenimento.
Attorno alla capitale si sta alzando un vero e proprio cordone sanitario: i pechinesi non possono lasciare la città se non per motivi di necessità o urgenza certificati, è stato incentivato al massimo il lavoro da casa e sono state vietate le riunioni domestiche con più di dieci persone.
Agli atleti e ai membri delle delegazioni verrà consentito di entrare nel paese senza osservare la quarantena, a condizione che attestino almeno due dosi di vaccino, non sufficienti - secondo gli studi condotti finora - a frenare Omicron.
Epidemia e frenata del Pil
A ieri erano nove i casi di variante Omicron registrati in Cina, nessuno dei quali a Xian. Finora circa l’85 per cento degli 1,4 miliardi di cinesi ha ricevuto almeno una dose. Il problema è che - secondo studi preliminari - i vaccini cinesi, a virus inattivato, garantirebbero una protezione molto debole nei confronti della variante scoperta in Sudafrica. Uno studio dell’università di Hong Kong e dell’Università cinese di Hong Kong sostiene che perfino tre dosi del vaccino Sinovac non produrrebbero anticorpi sufficienti a proteggere dall’infezione da Omicron.
Le autorità confidano di poter riportare la normalità a Xian in poche settimane ma la diffusione della nuova variante nel resto del paese rischia di mettere in crisi la strategia “contagi-zero” che, oltre che inefficace contro Omicron, potrebbe rivelarsi troppo dispendiosa (per le risorse da mettere in campo e le continue chiusure), contribuendo ad accentuare il rallentamento del Pil.
Eppure sabato scorso il numero uno degli epidemiologi ha celebrato proprio i successi di due anni di misure di contenimento con “caratteristiche cinesi”.
Zhong Nanshan, il medico che nel 2003 scoprì la Sars e che lavora a stretto contatto con la leadership del partito, ha sostenuto durante un convegno a Guangzhou che «in alcuni paesi i casi giornalieri superano i 100mila. Noi siamo riusciti a mantenere i casi aggiuntivi (rispetto agli 80mila registrati a Wuhan e nello Hubei a gennaio-febbraio 2020, ndr) a soli 40mila negli ultimi venti mesi. Questa politica stabile e persistente ha permesso all’attività economica di riprendere normalmente».
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