- Se in Germania sempre più sacerdoti e religiose sceglono di fare coming out, in Italia sempre più credenti Lgbt fanno appello al Vaticano chiedendo un riconoscimento della propria identità.
- A giugno prossimo, i credenti Lgbt potranno partecipare a un ritiro presso il centro spirituale dei gesuiti di Bologna: meditazioni sul Vangelo, preghiera, ma anche conoscenza di stessi e svago.
- Intanto in Germania, i teologi tedeschi chiedono di modificare i due punti del Catechisimo che collocano l’omosessualità tra le “offese alla castità” nel sesto comandamento.
Se in Germania sempre più sacerdoti, religiosi e religiose stanno facendo coming out parallelamente al cammino sinodale che sta per concludersi nella chiesa tedesca, in Italia sempre più credenti Lgbt fanno appello al Vaticano e chiedono un riconoscimento della propria identità. Nel 2018 durante il sinodo dei Giovani, per esempio, si era fatta concreta l’esigenza di ripensare la sessualità ripartendo da nuove prospettive teologiche e antropologiche, poi osteggiate da resistenze in seno alla chiesa stessa, come ha mostrato il dibattito tra i delegati sinodali sulla sigla Lgbt in un documento di magistero. A tre anni di distanza, la chiesa italiana si sta muovendo ancora su un piano pastorale, mostrando comunque che la presenza di credenti aggregati in realtà vitali.
Cristiani Lgbt e gesuiti
Mentre ad aprile in Italia sono iniziate le celebrazioni del primo Lgbtq+ History Month a 50 anni dalla prima manifestazione gay nel paese, il primo weekend di aprile le suore Orsoline di Cesenatico ospitavano un incontro di preghiera sull’amore omosessuale per coppie Lgbt con la coordinazione di due sacerdoti, don Maurizio Mattarelli e Gabriele Davalli: 23 coppie sono giunte da tutta Italia per incontrarsi e riflettere sul loro cammino di credenti.
Agli inizi di giugno, invece, all’ombra del santuario bolognese della Madonna di san Luca, 35 giovani cristiani si ritroveranno per condividere la loro esperienza di fede alla luce della loro identità Lgbt: «A differenza del pellegrinaggio sulle Dolomiti di due anni fa, in questo incontro mediteremo sul Vangelo, pregheremo e conosceremo le tante realtà territoriali della comunità, anche se non mancheranno elementi di svago», spiega l’organizzatore della cinque giorni (1-5 giugno), Luca Bocchi.
Bocchi è membro del Progetto giovani cristiani Lgbt, un piccolo movimento nato 42 anni fa con lo scopo di unire i giovani che facevano coming out alle loro famiglie e gli operatori pastorali: «Da allora, la chiesa non ha smesso di interrogarsi su questi aspetti e, rispetto al passato, di questi temi si parla più facilmente, anche grazie ai tanti coming out tra cattolici», dice.
Come già avvenuto con le religiose di Cesenatico, anche stavolta il ritiro sarà possibile in una struttura della chiesa: Villa san Giuseppe, gestita dai gesuiti della provincia italiana: «Il nostro centro di spiritualità si è già reso disponibile per iniziative legate alla pastorale con cristiani Lgbt, soprattutto per il fatto che sono cristiani che chiedono d’essere accompagnati in un cammino di fede e spiritualità», dice padre Pino Piva, impegnato da anni nella pastorale con persone Lgbt in Italia.
La chiesa nella gay street di Milano
A Milano, invece, i credenti Lgbt hanno potuto partecipare alle iniziative messe in campo dai Giovani del Guado, un gruppo nato negli anni Ottanta con lo scopo di mettere in dialogo gli omosessuali con la chiesa cattolica. Grazie al loro impegno è stato possibile aprire le porte di san Carlo al Lazzaretto, storica chiesetta milanese prospiciente via Lecco, la cosiddetta gay street della città meneghina.
Durante la quaresima, infatti, i Giovani del Guado hanno organizzato incontri serali di preghiera aperti a tutti, ma in particolare ai credenti Lgbt: un passo importante compiuto in dialogo con l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, e dal vicario episcopale di Milano, don Luca Bressan.
Ciononostante, non mancano resistenze nella chiesa, come spiega il teologo Andrea Grillo, autore del saggio Cattolicesimo e (omo)sessualità, in uscita oggi per Morcelliana: «La posizione tradizionale è intrisa di pregiudizio, un problema comune a tutta la tradizione umana. Il problema è che talvolta nella chiesa i pregiudizi resistono più a lungo perché vengono proiettati su Dio» spiega.
Ancora oggi nei documenti relativi al magistero universale non viene usato l’acronimo Lgbt e la stessa chiesa italiana lo evita nei documenti di magistero universale: «L’esclusione della sigla non significa il rifiuto di un confronto serio. Certo è che la questione della riduzione del fenomeno a vizio può indurre a non considerare le diverse forme della sua manifestazione», puntualizza Grillo. Ma sicuramente si rivela una chiesa a due velocità.
Cambiare il Catechismo
In una chiesa a due velocità sull’accoglienza dei credenti Lgbt i passi decisivi sono resi possibili con il pontificato di Francesco, un papa pastore: «Il pontificato di Francesco è pastorale nel senso del Concilio Vaticano II: ossia si preoccupa di segnalare la differenza tra la sostanza del depositum fidei e la formulazione del suo rivestimento. C’è una profonda coerenza tra l’attuale pontificato e il disegno di apertura del Vaticano II. Qui ci sono differenze maggiori con gli ultimi 40 anni», spiega Grillo.
In uno dei principali documenti del Concilio vaticano II, la Gaudium et spes, si ribadisce che tutti sono parte della creazione, per cui ogni realtà va interpretata nella prospettiva della fede, non in contrasto con essa.
Di recente, ha fatto discutere un’intervista del cardinale tedesco Reihnard Marx alla rivista tedesca Die Stern, dove ha indicato come una possibilità la modifica del Catechismo della chiesa cattolica: «Non si deve dimenticare che solo dieci anni fa si pretese di celebrare l’anniversario del Vaticano II facendo del Catechismo il suo interprete più autorevole: una cosa paradossale», puntualizza Grillo, che ribadisce l’esigenza di modificare il documento: «Nel suo impianto sistematico, il Catechismo sconta alcuni difetti gravi, come quello di comprendere il fenomeno omosessualità nel contesto dei vizi contro la castità, in continuità con masturbazione e stupro. Oggi è divenuto sistematicamente inaccettabile».
I dubbi dei teologi tedeschi riguardano i due punti del Catechsimo che collocano l’omosessualità tra le “offese alla castità” nel sesto comandamento: «Come può la chiesa riconoscere che quella delle persone Lgbt è una condizione in cui la persona si trova e, dall’altra parte, dire che è contro natura? È come ammettere che Dio permette che alcune persone siano create contro il suo stesso ordine di creazione», spiegano i teologi d’Oltralpe, citando l’esortazione apostolica Amoris Laetitia.
«Alcuni giovani Lgbt desiderano beneficiare di una maggiore vicinanza e sperimentare una maggiore cura da parte della Chiesa, mentre alcune Conferenze episcopali si interrogano su che cosa proporre ai giovani che invece di formare coppie eterosessuali decidono di costituire coppie omosessuali», dice l’Instrumentum laboris del Sinodo nel 2018. Un interrogativo che anche in Italia sta trovando molteplici risposte.
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