Secondo il gip di Trapani avrebbero dato vita a «un disegno politico scellerato a cui sembra estraneo il presidente della regione Musumeci, che anzi pare tratto in inganno dalle false informazioni che gli vengono riferite». Tra gli indagati c’è anche l’assessore alla Salute Ruggero Razza
Si è dimesso l’assessore alla Salute della regione Sicilia, Ruggero Razza, indagato nell’inchiesta della procura di Trapani riguardo la falsificazione dei report dei contagi da Covid-19 inviati al ministero della Salute. «Per sottrarre il governo da inevitabili polemiche ho chiesto al presidente della regione di accettare le mie dimissioni» ha detto Razza.
Questa mattina le forze dell’ordine hanno emesso tre misure cautelari ai domiciliari a una dirigente della regione Sicilia, Maria Letizia Di Liberti e a due suoi collaboratori, Salvatore Cusimano (funzionario regionale) ed Emilio Madonia (dipendente di una ditta che gestisce servizi informatici dell’assessorato). Tra gli indagati ci sono anche il vice capo di gabinetto dell’assessore alla Salute, Ferdinando Croce, e Mario Palermo, direttore del Servizio 4 del Dipartimento retto da Di Liberti. Sono accusati a vario titolo di falso materiale e ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico.
Secondo il gip hanno messo in piedi «un disegno politico scellerato a cui sembra estraneo il presidente della regione Musumeci, che anzi pare tratto in inganno dalle false informazioni che gli vengono riferite».
Le indagini
Dalle intercettazioni a disposizione degli inquirenti emerge come gli indagati avrebbero falsificato i dati giornalieri sul Covid-19, da novembre 2020 al 19 marzo di quest’anno, prima di essere comunicati al ministero della Salute e all’Istituto superiore di Sanità. Contagi fatti sparire dalle statistiche e decessi spalmati su più giorni per non adottare misure più stringenti nell’isola. Il risultato è che in realtà il quadro epidemiologico è molto più grave di quello registrato.
Nelle intercettazioni degli investigatori emergono le preoccupazioni di Di Liberti che si confida con i collaboratori e mostra il quadro disastrato della sanità regionale. Nella conversazione riportata Ferdinando Croce gli chiede: «Ruggero come ti è sembrato? Come lo hai sentito». La risposta della dirigente è a scanso di equivoci: «Ah, seccato. Mi disse: Il fallimento della politica, non siamo stati in grado di tutelarci, i negozi che chiudono, se la possono prendere con noi, non siamo riusciti a fare i posti letto. Ci dissi: ma non è vero. Reggiamo perfettamente. Anche se in realtà, non ti dico, oggi è morta una, perché l'ambulanza è arrivata dopo due ore ed è arrivata da Lascari. Ed è morta, e qua c'è il magistrato che ha sequestrato le carte... due ore l'ambulanza. Perché? Perché sono tutte bloccate nei pronto soccorso. Tutte».
In un’altra intercettazione i due dirigenti “decidono” i numeri dei contagi con Maria Letizia Di Liberti che avverte il vice capo di gabinetto dell’assessore alla Salute: «Ruggero, ti dicevo, in questo modo vengono 868 sono pochi rispetto ai 1000, di solito 1100. Diamo questi e basta, per questo ti ho richiamato».
Anche l’assessore alla Salute Ruggero Razza emerge nelle intercettazioni chiedendo agli altri dirigenti di “aggiustare” i numeri, «spalmiamoli un po’» diceva.
Il paradosso è che la stessa Di Liberti, una donna in politica da oltre vent’anni e stimata da tutti, aveva inviato una nota alle strutture sanitarie della regione in cui chiedeva massimo rigore nella stesura dei dati riguardo ai contagi, specificando che «l’omissione o l’incompleta registrazione dei dati sulla piattaforma informatica» costituisce «una grave inadempienza».
Ora l’inchiesta passerà nelle aule della procura di Palermo, ma per gli inquirenti andavano immediatamente notificati gli arresti domiciliari vista la gravità della situazione. Gli indagati saranno chiamati a rispondere delle pesanti accuse e a spiegare la loro versione dei fatti.
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