La storia si ripete. Le premesse, del resto, sembrano uguali a quelle di tre anni fa quando a una selezione bandita dall’università di Salerno si presentarono solo due candidati. Uno era Roberto De Luca, secondogenito dell’attuale governatore della Campania Vincenzo, che della città portuale a sud-est di Napoli fu anche sindaco. L’altro, un professionista con esperienza negli Stati Uniti d’America, era invece il “concorrente” che si autoeliminò, ritirandosi e non presentandosi alla prova orale.

Fu così che nel 2021 scoppiò un vero e proprio caso: non mancarono le polemiche, sia sui social sia tra le fila delle opposizioni che invocavano “trasparenza”.

Ma, nonostante il polverone, De Luca jr – commercialista, classe 1983, breve esperienza da assessore al Bilancio, guarda caso al comune di Salerno, da cui si dimise per un’indagine da cui poi uscì pulito – assunse l’incarico da ricercatore a termine presso il dipartimento di Scienze aziendali, vincendo di fatto uno dei quindici incarichi messi a bando dall’ateneo salernitano con sede a Fisciano. Il tutto, naturalmente, con la “benedizione”, sotto forma di decreto, del rettore dell’UniSa, Vincenzo Loia.

E oggi? Oggi, come dicevamo, sembra di vivere un déjà-vu. D’altronde basta guardare uno degli ultimi avvisi dell’università di Salerno, inerente alla procedura per il reclutamento di un professionista, per rendersene conto. I candidati che, con atto del 5 settembre scorso, sono stati convocati alla selezione in questione sono, ancora una volta, due. E uno di loro è proprio Roberto De Luca.

Mere coincidenze o destino beffardo? Intanto, in base alle prime indiscrezioni, c’è già chi, in ambito universitario a Salerno, ironizza. «Il ritiro dell’altro candidato è quotato a 1».

Una poltrona per due

Più in particolare il posto per cui i due candidati concorrono – il secondo s’è formato a Salerno e poi ha lavorato in Inghilterra – è quello di ricercatore a tempo determinato presso il dipartimento di Scienze aziendali (ecco un altro déjà-vu) per l’attuazione del Programma di ricerca e innovazione “SEcurity and RIghts in the CyberSpace (SERICS)”.

La procedura selettiva verrà espletata il 25 settembre prossimo, data, appunto, della convocazione presso il dipartimento, ai fini della «discussione pubblica dei titoli, delle pubblicazioni nonché dell’accertamento della conoscenza della lingua straniera”.

Ma di cosa si andrà a occupare il vincitore dell’avviso? In base a quanto riporta il bando, il “fortunato” lavorerà per il programma Serics, finanziato dall’Unione europea e attuato dalla Fondazione Serics, nata nel 2022 e presieduta dal rettore dell’università di Salerno, Loia.

Proprio con Loia, nel 2022, quando la fondazione venne presentata in pompa magna, era presente, oltre al ministro Piantedosi, il presidente della regione Campania De Luca. «L’Università di Salerno è capofila di un progetto per la cybersicurezza nel nostro Paese, e quella della competenza digitale dell’Ateneo di Salerno è un’eccellenza nazionale ed internazionale. Da qualche settimana c’è anche un rapporto di collaborazione diretta tra la Regione Campania e l’Università proprio per garantire i livelli di sicurezza dei nostri sistemi informatici», dichiarò il governatore lodando l’ateneo guidato da Loia.

La collaborazione a cui De Luca si riferiva implicava, secondo un accordo quadro stipulato due anni fa, la costituzione di un Nucleo di indirizzo e coordinamento tecnico, presieduto dalla regione Campania, destinataria di oltre 3 milioni di fondi Pnrr per «rafforzare l’ecosistema digitale», e composto da almeno quattro componenti. Tra questi ultimi venne nominato proprio il rettore Loia.

Figlio professore

Contattato da questo giornale Roberto De Luca ha preferito non rilasciare dichiarazioni. E anche dall’ufficio comunicazione del rettore tutto tace. Adesso, dunque, non resta che attendere la fine del mese per capire se, una volta espletate le procedure previste, De Luca jr salirà (nuovamente) in cattedra.

Un destino, quello accademico e universitario, che si può dire essere “di famiglia”. Nel 2021, infatti, il primogenito di Vincenzo De Luca, Piero – quarantaquattro anni, deputato del Partito democratico e fino al 2023 vicepresidente del gruppo parlamentare – vinse un concorso interno per una cattedra da docente associato di diritto dell’Unione europea all’università di Cassino. In lizza non c’era nessun altro.

Altri candidati? Non pervenuti. E anche in quel caso fu bufera (social e politica). Ma gli interessati, nell’immediatezza, bollarono le polemiche come pretestuose perché si sarebbe trattato di un normale concorso, per prassi aperto unicamente al ricercatore interessato all’interno di un piano di passaggio dalla ricerca alla cattedra.

Tutto normale. Tutto lecito, insomma. Nonostante i “bandi fotocopia” e la dinastia dei De Luca che, tra politica e mondo universitario, sembra ancora una volta riprovarci. Corsi e ricorsi della storia.

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