Crescono le segnalazioni contro quelle agenzie (non immobiliari) che supportano a pagamento gli aspiranti affittuari a trovare un immobile adeguato. Nel frattempo trovare una casa o una stanza diventa per famiglie e studenti impossibile
Duecentocinquanta euro e troverai la casa dei tuoi sogni. È tutto messo nero su bianco: il contratto che sottoscrive chi cerca un immobile da acquistare o prendere in locazione è inattaccabile. L’agenzia a cui ci si rivolge – e lo si fa probabilmente in preda alla disperazione considerando le difficoltà che si incontrano oggi sul mercato – specifica d’altronde che il compito dei suoi operatori è limitarsi a inoltrare sul telefono dell’aspirante affittuario una serie di annunci immobiliari, presenti tra l’altro su ulteriori piattaforme e dunque rintracciabili anche autonomamente e in maniera del tutto gratuita da parte dell’utente. Tradotto: l’agenzia fa, dietro il pagamento di un corrispettivo, quello che il firmatario del contratto potrebbe fare da solo e cioè andare alla ricerca dell’annuncio di affitto o vendita.
«Peccato però che le inserzioni che queste pseudo agenzie immobiliari inoltrano all’utenza siano spesso alterate», spiega Marzio Govoni, presidente di Federconsumatori Modena. «Siamo stati più volte contattati da proprietari di case messe in affitto su siti immobiliari specializzati: queste persone hanno ritrovato i rispettivi annunci sulle piattaforme delle pseudo agenzie ma il prezzo di locazione a cui si faceva riferimento non era quello stabilito dai proprietari, era molto più basso».
Insoddisfatti o truffati?
E le segnalazioni non fanno che aumentare. C’è chi, ad esempio, racconta a Domani di aver sottoscritto un contratto di tal tipo a settembre scorso, recandosi in una delle sedi fisiche dell’agenzia a Roma. «Il mio contratto con l’agenzia attualmente è in corso, la durata è di sei mesi dalla sottoscrizione. Ma a novembre ho contattato l’agenzia che, a seguito delle mie ultime ricerche, contrariamente a quanto avrebbe dovuto fare, non ha inoltrato alcun annuncio e, dopo avermi redarguito dicendo che in base al contratto fosse mio compito chiedere giornalmente delle inserzioni, è sparita nel nulla», dice l’utente. C’è chi poi, da Torino, sulla piattaforma “Altroconsumo”, lamenta di aver «ricevuto dall’agenzia tre contatti: uno che non è nella zona richiesta, un altro che non risponde e il terzo che ha detto che l’immobile è già affittato». Ancora, sempre da Torino, un altro utente chiede su “Altronconsumo” «la risoluzione del contratto e l’immediata restituzione della somma pagata» perché «l’immobile del cui proprietario ci è stato inviato il contatto risulta affittato ma è ancora presente come pubblicità sul sito».
Inserzioni “civetta”
«I casi sono moltissimi», continua Govoni, «ma la polizia postale può fare poco. Queste agenzie vendono fumo ma te lo dicono, anzi ora si sono perfezionate e la loro attività non può definirsi illegale. Nel 2020 a Modena c’era Casa veloce, ora Affitto Privato che specifica sul proprio sito web di non essere un’agenzia immobiliare e di non svolgere attività di mediazione. Non so se le due agenzie abbiano un legame, di certo agiscono allo stesso modo: recuperano in rete le inserzioni immobiliari e poi ti “vendono” il contatto dell’inserzionista».
Da Roma a Torino, da Bologna a Milano lo schema è lo stesso e ogni agenzia ha un proprio titolare ed è autonoma. «L’ultima segnalazione», dice ancora il presidente di Federconsumatori Modena, «risale a questa estate: è quella di una ragazza che cercava casa a Campogalliano: l’agenzia le ha fornito indirizzi e recapiti di soluzioni immobiliari lontanissime dalla zona desiderata. E dunque la ragazza ha chiesto il nostro aiuto».
Perché sì, sorge spontaneo chiederselo, in questi casi come si agisce? «Noi», risponde Marzio Govoni, «consigliamo sempre di agire per le vie brevi, altrimenti se questo diventa impossibile, invitiamo a rivolgersi a un avvocato o a un’associazione di categoria (tra l’altro in cinque-sei casi noi abbiamo ottenuto la restituzione totale o parziale della somma corrisposta). Ma chi decide di avventurarsi in procedure farraginose, spendendo alla fine più della somma corrisposta pari a duecentocinquanta euro? Molto spesso si lascia perdere».
Annunci “acchiappaclick”
Esiste, inoltre, un campanello d’allarme di cui l’utenza dovrebbe tenere conto: sui siti web delle agenzie ma anche su quelli delle società specializzate alle volte è facile imbattersi in annunci di case bellissime, nelle vie più à la mode della città in cui si sta effettuando la ricerca, non corredati tuttavia delle foto dell’appartamento. C’è sì, la foto della strada in cui l’immobile, tra l’altro a canoni accettabili, si trova (o troverebbe), ma nessuno scatto degli interni. Come a dire che prima si è portati a cliccare sull’inserzione che appare assai conveniente e poi ci si rende conto che la casa dove tanto si vorrebbe vivere è fantasma: esiste veramente o solo nei nostri sogni? Intanto ci abbiamo cliccato sopra, il primo passo per stabilire un contatto con le finte agenzie e versare i 250 euro.
Una stanza tutta per sé
Una situazione che apre così uno squarcio sulla difficoltà di trovare un appartamento, una stanza in affitto; e di trovarli a prezzi adeguati e congrui alle proprie esigenze. Non solo pubblicità ingannevoli (il 30 per cento degli intervistati per il rapporto “Senza casa, senza futuro” di Cgil, Sunia e Udu dichiara di non riuscire a trovare casa per gli annunci falsi; il 12 per cento di aver subito vere e proprie truffe) ma appunto anche prezzi troppo alti e il problema degli affitti brevi.
«Bologna», dice Francesco Rienzi, segretario di Sunia Bologna, «sta diventando un albergo diffuso: davvero difficile per studenti e famiglie trovare un alloggio in affitto dato che i proprietari preferiscono la formula “affitti brevi” per i turisti». Ciò che il sindacato chiede è quindi «maggiore regolamentazione, così come avviene nelle città europee, ma anche e soprattutto serietà». «Ho appena ricevuto», continua Rienzi, «una ragazza che ha affittato, per viverci, una cantina pensata per uso commerciale».
Il report sull’emergenza abitativa dell’Unione degli universitari, promosso coi sindacati e presentato a ottobre scorso alla ministra Bernini, del resto parla chiaro. In Italia in media una stanza singola costa 350 euro al mese, a cui aggiungere circa 80 euro di bollette e spese condominiali.
I record negativi spettano a Milano dove si paga in totale 650 euro in media per una camera singola, seguita da Bologna e Roma sui 500 euro. Cifre assurde, con un’offerta che non regge il passo con la domanda.
Aste giudiziarie
C’è un altro settore che pare venire inficiato da analoghe problematiche. È il caso delle aste giudiziarie. «Esistono agenzie che millantano di avere un ruolo non a caso nelle aste giudiziarie», dice sempre il presidente di Federconsumatori Modena, Govoni. «Vuoi acquistare un immobile all’asta? Queste agenzie dicono di aiutarti a ricercarlo dietro il pagamento dei classici duecentocinquanta euro, ma in realtà la ricerca può essere fatta da chiunque gratuitamente. Abbiamo addirittura avuto un caso», conclude Govoni, «di un’agenzia che, su Modena, assisteva più persone per la stessa ricerca, prendendo poi una percentuale in caso di aggiudicazione dell’immobile. Che futuro ci aspetta?».
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