Contro il patriarcato. Contro i troppi femminicidi, le troppe violenze. La marea transfemminista torna a sfilare per le strade della capitale.
“Disarmiamo il patriarcato” è lo slogan che guida il corteo nazionale che sta per iniziare a Roma. Perché la violenza è strutturale e la vediamo in ogni ambito dell’esistenza: dalle guerre che legittimano la violenza, alle politiche del governo che favoriscono precarietà economica e delegittimano la libera espressione del consenso. Fino alla violenza contro il pianeta, dicono le attiviste.


A chi dice che il patriarcato non esiste, Stefania Campisi della Rete D.i.r.e. risponde con i numeri: «L’anno scorso nei centri antiviolenza abbiamo accolto 23mila donne che ci hanno raccontato storie di violenza e patriarcato. Quest’anno in 10 mesi, le donne sono state oltre 22mila. La violenza è un fenomeno strutturale. La responsabilità è dell’uomo che maltratta e delle istituzioni che mancano. Siamo qui per andare avanti, cambiare le leggi che non sono sufficienti. Vogliamo di più vogliamo esser libere». 
Secondo le attiviste di Non una di meno «Le parole del ministro Valditara confermano l'urgenza di scendere in piazza. Il patriarcato esiste, non è ideologia e il razzismo istituzionale non è la risposta. L'assassino, il violento, l'abusante sono figli della nostra società».

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Prendono parte al corteo anche gli attivisti di Extinction Rebellion: «Siamo qui a supporto di Non una di meno. Molto di noi per essere qui stanno anche violando le disposizioni del foglio di via», dice Rosa, una delle attiviste. 

«È importante essere in piazza oggi perché siamo marea. Per dire ai Valditara di turno che il patriarcato esiste ed è sistemico e strutturale. Siamo qui per dire che toccano una toccano tutte: siamo marea e noi non ci arrestiamo». Queste le parole di Marilena Grassadonia, responsabile di Diritti e Libertà di Sinistra Italiana in testa al corteo. 

«Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce»

Dopo un minuto di silenzio, migliaia di persone, soprattutto donne, le uniche autorizzate a restare in testa al corteo, che riempie piazzale Ostiense hanno gridato all’unisono: «Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce» per dare il via al corteo di Non una di meno che ha iniziato il suo percorso verso piazza Vittorio Emanuele.

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Le attiviste di Non una di meno hanno voluto ricordare il gesto della studentessa iraniana Ahoo Daryaei, che si è spogliata davanti all'università a Teheran per protestare contro l'imposizione del velo. Coperte dallo striscione con la scritta «Il corpo è mio, decido io», si sono tolte le maglie mostrandosi a seno nudo. 
Pochi minuti prima una performance dell’artista Argentina Susy Shock sui corpi delle donne. 

Durante il corteo bruciata una foto del ministro Valditara 
 

Una foto del ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, è stata bruciata davanti al ministero di viale Trastevere. Le attiviste contestano al ministro le parole pronunciate alla presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin, in cui aveva ventilato la suggestione che a commettere femminicidio fossero principalmente persone di origine straniera.

Cattive maestre: «Serve educazione al consenso e sessuo-affettiva nelle scuole

Tra gli interventi che si susseguono durante il corteo che sta per raggiungere la FAO, quello di Luisa di cattive maestre che sottolinea come sia fondamentale promuovere educazione al consenso e sessuo-affettiva nelle scuole. «Perché è da qui che dobbiamo partire per promuovere una società costruita su basi solidali e sul rispetto differenze. Solo nelle ultime due settimane abbiamo assistito ai femminicidi di due ragazze giovanissime. E non possiamo non sentirci arrabbiate anche dopo dichiarazioni Valditara che nega l’esistenza del sistema patriarcale».

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«La consapevolezza che alla base della violenza c’è il patriarcato e che questo è il nemico da sconfiggere è intergenerazionale e ha portato oggi, in piazza a Roma, non solo persone di tutte le età e decine di migliaia di ragazze, ma anche tantissimi ragazzi e uomini accanto alle amiche, alle compagne, alle sorelle. Generazioni sempre più pronte a smontare modelli tossici, violenti e prevaricatori che da sempre colpiscono le donne. Voci da ascoltare, sostenere e amplificare, non certo da silenziare o da considerare ideologiche. Rimuovere invece il problema della violenza imputandolo ai soli migranti, come fa questo governo, non equivale certo a risolverlo»

Questa dichiarazione Laura Boldrini, dal corteo che sta arrivando al Colosseo.

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