La procura di Roma ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini all’ex commissario straordinario per l’emergenza sanitaria e ad altri 9 indagati, a vario titolo, per i reati di abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture, falso e traffico di influenze illecite
La procura di Roma ha chiuso le indagini preliminari relative all’inchiesta sull’acquisto di oltre 800 milioni di mascherine, ritenute non conformi. Tra gli indagati, l’ex commissario straordinario per l’emergenza sanitaria, Domenico Arcuri, accusato di abuso d’ufficio. Sono invece cadute le accuse di corruzione e peculato.
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Oltre all’ex commissario hanno ricevuto l’avviso di chiusura delle indagini preliminari l’ex giornalista della Rai e imprenditore Mario Benotti, altre nove persone e quattro società. Benotti è accusato di traffico di influenze illecite, mentre il responsabile unico del procedimento (rup) per la struttura commissariale, Antonio Fabbrocini, è indagato per i reati di frode nelle pubbliche forniture, falso e abuso d’ufficio.
- «Nella qualità di commissario per l’emergenza sanitaria», ricoprendo quindi la carica di pubblico ufficiale, Arcuri, «in concorso con Antonio Fabbrocini, rup delle aggiudicazioni di forniture commesse dalla struttura commissariale e dunque anche lui pubblico ufficiale, e in unione e concorso per mutuo accordo con Vincenzo Tommasi» costituivano, «abusando del loro ufficio, un’illecita posizione di vantaggio patrimoniale», si legge nel capo di imputazione. Così facendo, hanno garantito «la facoltà di avere rapporto commerciale con la pubblica amministrazione senza assumere alcuna responsabilità sul risultato della propria azione e sulla validità delle forniture che procurava».
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Le mascherine cinesi della maxi fornitura, costate allo stato 1,2 miliardi di euro, erano risultate potenzialmente pericolose dai test a campione. Arcuri ha espresso «soddisfazione per l’archiviazione delle ipotesi relative non solo alla corruzione, ma anche al peculato, nonché la possibilità di esercitare finalmente il mio diritto alla difesa in relazione alla residuale ipotesi di abuso d’ufficio».
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