Un documento firmato da una sessantina tra artisti, docenti, critici d’arte chiede al direttore della Galleria degli Uffizi, in odore di comunali 2024 per Fratelli d’Italia, di terminare il mandato prima di lanciarsi in dichiarazioni da candidato. Il riferimento è alle risposte date in un’intervista
Che la destra stesse occhieggiando il tedesco Eike Schmidt, direttore degli Uffizi vicino alla scadenza del secondo mandato, come candidato alle prossime comunali di Firenze, Domani l’aveva scritto. Lo stesso Schmidt, intervistato dal Corriere Fiorentino, aveva lanciato dei commenti sull’attuale amministrazione di Dario Nardella (la città, aveva detto, «è più sporca e la questione sicurezza si è aggravata») e scherzato sulla possibilità di scendere in campo.
Adesso, arriva anche una lettera aperta firmata da una sessantina di artisti, critici d’arte e intellettuali che lo sollecitano a lasciare l’incarico di direttore di un museo pubblico prima di «lanciarsi in campagna elettorale».
A spingere i firmatari ad aprire il dibattito con Schmidt, proprio le dichiarazioni che questi ha fatto nell’intervista, «che molto sorprendono da parte di un rappresentante di una istituzione del ministero»: non solo «l’attacco allo schieramento politico di Dario Nardella», scagliato «con la scusa di avere a cuore gli indirizzi dell’arte contemporanea in città», ma le sue dichiarazioni sul museo Novecento, accusato di scegliere artisti già affermati e di non fare «da centro di produzione». Soprattutto, Schmidt ha chiamato in causa il direttore del Museo Novecento, Sergio Risaliti, definendo «uno scandalo» lo stipendio che percepisce.
«Giudicare lo stipendio di un collega, è qualcosa che, in uno stato dignitoso, prevederebbe il richiamo del ministro dei Beni culturali», si legge nella lettera. Che prosegue, elencando gli artisti che il museo Novecento ha esposto accanto ai grandi nomi e le retrospettive che propone di volta in volta. «La nostra lettera non vuole essere una difesa di Risaliti», sottolineano i firmatari, «la disputa è solo uno spunto, seppur serio, per un appello che – ci teniamo a sottolinearlo – non è il frutto di uno schieramento politico, è indipendente dalle contrapposizioni dei partiti, ma esprime la necessità di riportare il dibattito culturale di una città come Firenze su un altro piano e un tono diverso da quello da social network al quale siamo stati abituati negli ultimi anni».
Tra i nomi in calce alla lettera, numerosi docenti dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, ma anche Giovanni Iovine, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Brera e altri docenti della scuola milanese, collezionisti come Tiziana Frescobaldi e Alberto Pecci, lo scrittore Giorgio Van Straten e molti altri.
© Riproduzione riservata