Che Emiliano Rudolf Giambelli, in arte Emis Killa, avesse rapporti con gli ultras del Milan non era un mistero. Era lo stesso rapper a non nascondersi e a postare foto sui social insieme ai vertici della Curva Sud. L’ultima lo scorso 8 settembre a bordo piscina in compagnia di Fedez e di altri due pezzi grossi del tifo rossonero: Fabiano Capuzzo e Cristian Rosiello.

Ma queste frequentazioni ora sono diventate per Emis Killa un problema non solo di immagine, ma anche penale, con il suo nome che è stato iscritto nel registro degli indagati. Il contesto è quello dell’inchiesta Doppia curva della procura di Milano che, a fine settembre, ha decapitato i vertici delle due tifoserie milanesi, interista e milanista, e ha portato 19 misure cautelari. Insieme all’avviso di garanzia, il rapper 35enne ha ricevuto un Daspo che gli vieterà per i prossimi tre anni di assistere alle partite di calcio.

Killa era uno dei 30 artisti annunciati per Sanremo 2025 (in lista c’è anche Fedez), ma intorno all’ora di pranzo ha annunciato il passo indietro. «Apprendo oggi dai giornali che sono indagato (a me è stato notificato esclusivamente il daspo, che è un atto amministrativo e non penale) e se questo corrisponderà al vero sarà importante che l'indagine faccia il suo corso e la magistratura possa lavorare in serenità senza polemiche o pressioni e circhi mediatici. Dopo 15 anni di carriera ero felice di affrontare il mio primo Sanremo. Ringrazio Carlo Conti per avermi voluto ma preferisco fare un passo indietro e non partecipare» ha comunicato su Instagram.

Appena qualche ora prima era intervenuto anche il senatore di Forza Italia membro della commissione Vigilanza Rai Maurizio Gasparri: «È inaccettabile che un personaggio come Emis Killa possa salire sul palco di Sanremo, mentre è indagato dalla Procura di Milano per associazione a delinquere e ha un Daspo che gli vieta di partecipare agli incontri di calcio, essendo considerato 'troppo pericoloso'. Se è ritenuto una minaccia per lo stadio, come può essere invece valorizzato dal servizio pubblico?»

Un mini-arsenale in casa

Già lo scorso 30 settembre, quando non era ancora formalmente indagato, era stata perquisita la casa dell’artista a Vimercate, in provincia di Milano. Lì i poliziotti del reparto mobile avevano scoperto un mini-arsenale: una pistola taser, tre tirapugni, sette coltelli e uno sfollagente, oltre a 40mila euro in contanti.

Emis Killa aveva rapporti molto stretti direttamente con il leader assoluto della Sud, Luca Lucci detto «la Belva», lo stesso dell’abbraccio con Matteo Salvini, che dopo l’arresto per associazione per delinquere nell’inchiesta Doppia Curva ha collezionato altre tre custodie cautelari: una perché accusato di essere il mandante del tentato omicidio dell’ultrà milanista Enzo Anghinelli, altre due per traffico internazionale di stupefacenti. Lucci non è un ultrà qualsiasi, ma ha rapporti molto stretti con i Barbaro-Papalia, potente cosca di ‘ndrangheta di Platì.

Il 17 agosto 2024, durante Milan-Torino, veniva segnalata la «presenza di Lucci tra gli spettatori che avrebbero preso posto negli Skybox insieme a Emis Killa». Era il giorno del grande ritorno del capo ultrà a San Siro perché «affidato in prova». Era già stato condannato per droga a sette anni. E quel giorno, scrivono gli inquirenti, «nel settore della Curva Sud è stato visto srotolare ed esporre sulla balaustra del secondo anello un grande stricione con la scritta “Il joker ride sempre. Curva Sud Milano”, chiaramente ostentato in onore di Lucci, a conferma del suo ingresso nello stadio».

Pestaggi & affari

Ma c’è anche altro agli atti delle indagini a dimostrare, secondo i pm, la contiguità di Emis Killa con le frange più violente e criminali della tifoseria milanista. Il rapper è coinvolto, insieme ad altri 14 ultras rossoneri, in un’aggressione ai danni di uno steward. La sua unica colpa era stata quella di aver cercato di fermare due tifosi che volevano entrare allo stadio con un solo biglietto. Emis Killa osserva il pestaggio, non alza un dito, e poi viene accompagnato in curva.

Non era solo una questione di frequentazioni e protezione, ma anche di affari. Emis Killa gestiva insieme a Fabiano Capuzzo la barberia «Italian Ink» di Monza, catena di franchising fondata e controllata all’80 per cento proprio da Luca Lucci. Il restante 20 era in mano a Marianna Tedesco, nonché moglie di Matteo Norrito, «soggetto vicino a Lucci, ma anche a esponenti della curva dell’Inter», scrivono gli inquirenti.

La catena è una sorta di cassaforte della Sud. A ogni pezzo grosso della tifoseria rossonera era stata affidata la gestione di un locale: quello di Riccione a Francesco Lucci, reggente della curva al posto del fratello, quello di Rosate ad Alessandro Sticco e quello di Cologno Monzese gestito dallo stesso Lucci.

I rapporti stretti con gli ultrà

Il locale di Cologno – bar oltre che barber shop e laboratorio di tatuaggi – era spesso utilizzato come base operativa per i summit. Ed è qui che Emis Killa viene fotografato il primo aprile 2023. Quel giorno nel locale di Lucci, oltre a Fabiano Capuzzo, Daniele Cataldo e Rosario Calabria (legato a Domenico Papalia della ‘ndrina che comanda a Buccinasco, alle porte di Milano) c’era anche Francesco Terlizzi, già arrestato in un’inchiesta «correlabile a un’associazione mafiosa guidata da esponenti della nota famiglia Flachi, notoriamente egemone nella Comasina e nel comune di Bruzzano».

Un altro incontro in cui il rapper è immortalato è quello del 26 dicembre 2022, quando partecipa a una cena di Natale a Scanzorosciate, nella casa di Luca Lucci che, in quel momento, era ai domiciliari. E al suo fianco ci sono, ancora, gli stessi ultras finiti in carcere con l’inchiesta Doppia curva: Islam Hagag, Luciano Romano, Fabiano Capuzzo, Rosario Calabria e Daniele Cataldo, accusato di essere l’esecutore materiale del tentato omicidio di Anghinelli.

I rapporti di Fedez con la Curva Sud

Quello tra gli ultrà e i rapper, secondo i pm Paolo Storari e Sara Ombra, è un rapporto più stretto di quanto si pensi. «Dalle indagini tecniche – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – sono emerse le ambizioni imprenditoriali di Lucci: il suo ruolo di capo della Curva Sud gli ha consentito di tessere, soprattutto con noti artisti italiani (Fedez, Emis Killa, Lazza, Tony Effe, Cancun, Gue Pequeno), relazioni di carattere lavorativo nel settore musicale: ciò gli ha consentito di aumentare, in maniera esponenziale, e con pochissimi controlli, i propri guadagni, avviando preliminari accordi tesi a gestire i concerti di tali artisti, sia sul territorio nazionale (ed in particolare in Calabria), sia internazionale, facendo leva sull’intraprendenza del suo fedelissimo Hagag Islam, già in contatto con alcuni imprenditori operativi nel settore, molti dei quali di origine calabrese».

L’altro nome eccellente finito al centro della maxinchiesta è quello di Fedez, per alcuni rapporti stretti innanzitutto per questioni di protezione. Dalle carte è emerso per esempio che Christian Rosiello gli «farebbe ormai da “guarda spalle” su direttiva di Luca Lucci». Agli atti c’è anche la spedizione punitiva, di aprile 2024, nei confronti del personal trainer Christian Iovino, per la quale Fedez risulta indagato per rissa, mentre si è accordato con la vittima per evitare la denuncia per lesioni e percosse.

Gli inquirenti parlano di «accertata presenza di Fedez» alla rissa. Qualche giorno dopo l’aggressione si recherà a casa del capo ultrà del Milan per chiedergli «di assegnargli, per la sua sicurezza, una persona più pirotecnica».

C’è poi la questione dei concerti. È Lucci, tramite Hagag, a organizzare il live (poi saltato) di Fedez a Roccella Ionica lo scorso 6 agosto. Hagag, intercettato, parlerà di contatti con calabresi per gli eventi musicali e farà riferimento a «uno dei più importanti elementi della ‘ndrangheta».

E infine ci sono gli affari. Fedez chiede agli ultrà milanisti una mano per iniziare a vendere all’interno di San Siro la sua bevanda Boem, pubblicizzata con il rapper Lazza. È Fedez che ha in mente di rilevare, con Lucci & Co., la storica discoteca Old Fashion e che informa i vertici della Sud di aver agganciato Stefano Boeri, presidente della Triennale che gestisce gli spazi dove c’è il locale. Ed è sempre Fedez l’intermediario scelto da Lucci per far sbarcare la sua «Italian Ink» a due passi dalla Madonnina.

Lo ha raccontato, intercettata, la «contabile» della Sud, Raffaella Grassi: «(Lucci, ndr) mi ha detto: adesso gli parlo con Fedez, perché se vuole aprire Fedez, gliene faccio aprire uno in Duomo, perché anche se paga 30mila euro di affitto... però, lui e la Ferragni... vengono gli stranieri, mi faccio pagare mille euro un tatuaggio di una scritta».

Rapporti, frequentazioni e affari che sono agli atti delle indagini ma che, oltre a più di un imbarazzo creato al rapper, non hanno ancora un profilo penale. Ma dopo l’iscrizione tra gli indagati di Emis Killa, neanche Fedez può stare tranquillo.

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