Il leader del Partito popolare non diventerà primo ministro dopo che il parlamento per la seconda volta non gli ha concesso la fiducia. È probabile che l’incarico ora verrà dato al leader uscente Pedro Sánchez. Se anche questo tentativo fallisse la Spagna tornerà alle urne il 14 gennaio
Il congresso ha definitivamente negato la fiducia al leader conservatore del Partido popular (Pp) Alberto Núñez Feijóo. Il politico galiziano ha ricevuto 177 voti contrari (Partido socialista obrero español, Sumar, Esquerra republicana de Catalunya, Junts, Bildu, Partido nacionalista vascov e Bloque nacionalista galego) e 172 favorevoli, di cui 137 deputati del suo partito, 33 della coalizione di estrema destra Vox e due partiti regionali (Coalizione delle Canarie e Unión del pueblo navarro).
Il no definitivo del congresso è arrivato dopo un precedente fallimento mercoledì. Oggi a Feijóo sarebbe bastata la maggioranza relativa (cioè più voti favorevoli che contrari) per vincere, mentre nella prima votazione, come stabilito dalla Costituzione spagnola, è necessaria la maggioranza assoluta (176 deputati favorevoli).
Ma il fallimento di oggi era annunciato. Il leader del Pp sapeva che non sarebbe riuscito a raggiungere la maggioranza perché, soprattutto avendo come alleato il partito Vox, sarebbe stato molto difficile ottenere consensi dai partiti baschi e catalani. Vox, infatti, nel proprio programma elettorale aveva chiesto di rendere illegali i partiti indipendentisti e di interrompere «l’autonomia catalana fino alla sconfitta senza palliativi del golpismo e la depurazione di responsabilità civili e penali».
I discorsi di Feijóo – compreso l’ultimo pronunciato – si sono incentrati sull’attacco al presidente del Psoe Pedro Sánchez. Tra i vari sviluppi possibili, infatti, è probabile che Sánchez otterrà l’incarico dal re Felipe VI di provare a formare un nuovo governo.
Feijóo ha dichiarato chiaramente le sue intenzioni: il Pp non si asterrà se il re lo indicherà come candidato. «Non chiedeteci quello che vi rifiutate di fare», ha detto.
Cosa succederà adesso
Nel pomeriggio la presidente del congresso dei deputati, Francina Armengol, comunicherà ufficialmente al re il risultato. In seguito, la prossima settimana, il re condurrà un nuovo giro di consultazioni con il partiti. Le probabilità che scelga il presidente Pedro Sánchez come candidato sono molto elevate.
Secondo El País, alcune «fonti socialiste hanno confermato che le date utilizzate per l’investitura di Sánchez potrebbero essere martedì 17 o 24 ottobre». Se riuscirà a convincere il partito indipendentista catalano Junts per Catalunya – che già chiede una legge di amnistia e un referendum di autodeterminazione in cambio dei voti – dovrebbe ottenere 178 voti favorevoli alla prima votazione.
Se, al contrario, non dovesse ottenere il sostegno né alla prima votazione né alla seconda, il re sarebbe chiamato a proporre un nuovo candidato.
La scadenza ultima per l’investitura del presidente è fissata al 27 novembre. Nel caso in cui non si arrivi a una nomina entro questa data, la Spagna tornerà nuovamente alle urne il 14 gennaio.
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