Il pubblico ministero di Venezia Andrea Petroni ha chiesto la condanna all’ergastolo per Filippo Turetta, presente in aula, al termine della requisitoria del processo per il femminicidio di Giulia Cecchettin, l’ex fidanzata uccisa un anno fa. Il pm ha chiesto il riconoscimento delle aggravanti della crudeltà e della premeditazione. 

In una memoria scritta, il pm ha ricostruito in due ore e mezza la cronologia dei fatti, ripercorrendo il giorno dell’omicidio di Cecchettin e della fuga di Turetta. Ha poi posto l’accento sul fenomeno dello stalking che è sembrato esserci fin dagli inizi della relazione. 

«Le azioni della lista sono state attuate. Le azioni eseguite si sono susseguite tra il 7 e l’11 novembre con cadenza giornaliera. Non c’è alcuno scenario alternativo», ha detto Petroni davanti alla Corte d’assise di Venezia. La lista è il perno attorno al quale ruota l’aggravante della premeditazione contestata all’imputato, ha spiegato il pm, «fatta quattro giorni prima». 

Di fronte all’affermazione di Giulia Cecchettin che chiedeva a Turetta di accettare che la relazione fosse finita, l’imputato – ha proseguito il pm – «alle 21.50 genera la lista dalla cui data di creazione, modifica, cancellazione e spostamento si capiscono moltissime cose». Mentre l’aggravante della crudeltà è stata argomentata da Petroni ricordando lo scotch sulla bocca, i tagli sulle mani, ferite e urla: «Lesioni inferte con una certa violenza, ferite da difesa prodotte quando chi le subisce è vigile, in tre luoghi e tre momenti diversi», sottolineando «la particolare brutalità».

Nel valutare la concessione delle attenuanti generiche, Petroni ha evidenziato come il giovane avesse «tutte le possibilità e gli strumenti culturali per scegliere». «Non era una di quelle persone in debito con lo stato», ha poi aggiunto, «era di buona famiglia, andava nelle scuole che frequentano i nostri figli, aveva buoni voti, si stava per laureare in una facoltà complessa, aveva la macchina». Distinguendolo quindi da chi, per via di un percorso esistenziale più complesso, sceglie la «sopraffazione per risolvere i conflitti», non possedendo gli strumenti per orientarsi.

La richiesta del pm

Prima di chiedere l’ergastolo per Filippo Turetta, il pubblico ministero si è definito «sereno» per aver dato allo studente tutte le possibilità di dire la verità, cosa che a suo avviso non sarebbe stata colta. Ha poi precisato che nel nostro ordinamento – come sancito dalla Corte Costituzionale – «è previsto che si possa accedere dopo 26 anni alla liberazione anticipata». Ed «è prevista la rieducazione» anche per la pena dell’ergastolo.

Il 25 novembre

Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’accusa precisa che nella requisitoria non ci sono riflessioni sul femminicidio e sulla ricorrenza perché «in questa sede non le riteniamo opportune». Ma sottolinea che l’indagine è stata «condotta con la massima prudenza, con capi d’accusa che sono gli stessi da inizio indagine, perché non è cambiato nulla. Ci si è basati solo sui fatti, tutto si basa su quanto ricostruito».

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