La seconda parte della decima edizione si terrà alla Città dell’Altra Economia, all’interno del Campo Boario dell’ex-Mattatoio, in Largo Dino Frisullo. Quattro giornate per condividere tante idee di Mediterraneo, parte di una comunità con un’eredità culturale comune, in dialogo per costruire futuri senza barriere
«In una stagione buia, nella quale prevalgono guerre, violenze e muri, il nostro contributo di relazioni internazionali e di proposte va esattamente nella direzione opposta. Vogliamo contribuire a ricostruire un linguaggio comune del Mediterraneo, guardando a ciò che ci unisce, ai secoli di cultura comune che abbiamo alle spalle, per indicare una strada di dialogo e pace».
Sono queste le premesse con cui i promotori hanno lanciato la seconda parte della decima edizione del festival Sabir, che si terrà dal 10 al 13 ottobre a Roma, alla Città dell’Altra Economia, all’interno del Campo Boario dell’ex-Mattatoio, in Largo Dino Frisullo. La prima parte si è svolta a Prato.
Il festival è promosso da Arci, con Caritas Italiana, Acli e Cgil, e la collaborazione di Asgi, Carta di Roma, Ucca, Arcs, A Buon Diritto, Unire e Altreconomia e con il patrocinio del Comune di Roma, Università di Roma Tre, Rai per la Sostenibilità ESG e la media partnership della TGR Lazio, Rai Radio 3 e dell’agenzia di stampa Dire.
Incontri, formazioni, seminari, mostre e convegni internazionali, che vedranno la presenza di oltre 60 reti associative e movimenti, centinaia di attivisti e ospiti provenienti da Libano, Palestina, Tunisia e da molti Paesi europei.
L’obiettivo delle realtà promotrici è quello di «rilanciare il dialogo tra le forze sociali dei paesi del Mediterraneo, rafforzando i legami tra chi vive sulla sponda nord e chi vive a sud e a est», e vuole contrapporsi alla «politica dei muri e del neo colonialismo» che stanno perseguendo i governi europei.
Il programma
Il festival si apre domani, 10 ottobre, alle ore 11 con un incontro sui “10 anni di Fortezza Europa, 10 anni di impegno, denuncia e solidarietà”. Come è cambiato il sistema di asilo nei paesi europei, quali le violazioni dei diritti delle persone migranti nel Maghreb e nel Mediterraneo, o ancora il ruolo del giornalismo, tra polarizzazione e informazione. Sono alcuni dei temi che riempiranno le giornate del festival. Si parlerà anche dei cpr fuori controllo, dei vent’anni di Frontex, del nuovo partenariato e Piano Mattei per l’Africa.
Tra le novità di questa edizione il “Sabir Teens”, il programma per ragazze e ragazzi tra i 15 e i 20 anni, per accogliere le richieste di aiuto che sempre più frequentemente arrivano dalle nuove generazioni sulla necessità di educare alla salute mentale e al benessere psicosociale.
Diversi i concerti in programma durante le serate, curati da Roma Incontra il Mondo, lo storico progetto di Arci Roma nato nel 1994: tra gli altri, KOKOKO!, Clap Clap!, Les Amazones d’Afrique, C’mon Tigre.
Il festival
Il festival Sabir è nato nel 2014, a un anno dalla strage al largo di Lampedusa del 3 ottobre 2013, «per dare voce a quel Mediterraneo che non vuole arrendersi alle morti di frontiera e alla criminalizzazione delle persone in movimento e della solidarietà», scrivono gli organizzatori.
Da allora, aggiungono, «le politiche europee hanno continuato a provocare stragi alle frontiere esterne e interne dell’Ue, con oltre 30mila migranti morti nel Mediterraneo di cui più di 1.200 minorenni».
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