Nel documento pubblicato per commemorare il Giorno del ricordo i massacri del confine orientale venivano equiparati alla Shoah, una tesi sostenuta dalla destra e dai movimento neofascisti, ma respinta dagli storici e dalla comunità ebraica
Aggiornamento delle 14.40
Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha pubblicato un comunicato per ammettere l’errore nella pubblicazione della circolare. «Errore paragonare tragedie, genera altro dolore», è il titolo di un comunicato pubblicato sul sito del ministero. «Ogni dramma ha la sua unicità, va ricordato nella sua specificità e non va confrontato con altri, con il rischio di generare altro dolore», scrive il ministro.
In occasione del Giorgio del ricordo, la commemorazione dei massacri delle foibe e dell’esodo dall’Istria, il ministero dell’Istruzione ha pubblicato una circolare in cui viene fatto un parallelo esplicito tra il genocidio degli ebrei e le uccisioni lungo il confine orientale italiano, una comparazione respinta dalla quasi totalità degli storici e dalla comunità ebraica, ma sostenuta da diverse forze politiche della destra, come Fratelli d’Italia.
Nel corso dei massacri delle foibe, circa cinquemila italiani, tedeschi e jugoslavi accusati di collaborazionismo furono uccisi dai partigiani comunisti. Nel corso del genocidio degli ebrei, circa sei milioni di persone furono uccise nel tentativo esplicito di cancellare ogni traccia della loro presenza in Europa.
Le posizioni
Il paragone tra i due eventi, da sempre un argomento della destra, in particolare quella neofascista. Ma la Shoah, sostengono gli storici, è un autentico genocidio, mentre i massacri delle foibe sono un più ridotto esempio di violenza politica, simile a molti altri che si verificarono in tutta Europa alla fine della Seconda guerra mondiale.
Marcello Flores, professore di storia e uno dei principali studiosi di genocidi in Italia, ha definito la comparazione «frutto di ignoranza o stupidità».
Della proposta di equiparare i due eventi storici si è tornati a parlare di recente, quando diverse forze politiche nazionali e regionali, hanno chiesto di introdurla nella legislazione italiana. Alcune regioni hanno approvato leggi in questo senso, ma la proposta di modifica a livello nazionale, avanzata da Fratelli d’Italia, è stata bloccata dopo le numerose proteste.
Secondo alcuni, però, l’idea di un parallelo tra i due eventi è ormai diffusa nel senso comune. A contribuire all’accostamento è stata la scelta di dedicare alle celebrazioni dei massacri il 10 febbraio, una data vicinissima a quella del Giorno della memoria dedicato alla Shoah, che cade il 27 gennaio, e con un nome praticamente identico.
Nella circolare, il dirigente del ministero Stefano Versari scrive che con i massacri delle foibe si voleva «piegare e nullificare» la categoria umana «degli italiani», come era avvenuto poco tempo prima agli ebrei e come, 50 anni dopo, sarebbe accaduto ai musulmani di Srebrenica.
L’idea che i massacri delle foibe abbiano preso di mira gli italiani in quanto tali e avessero l’obiettivo di sterminarne o cancellarne la popolazione, è in genere respinta dagli storici. Secondo la principale ricostruzione, i partigiani comunisti avevano intenzione di eliminare tutti i potenziali avversari politici, italiani, tedeschi e jugoslavi, in vista dell’instaurazione di un regime comunista. Circa 100mila persone morirono nelle purghe operate dai partigiani jugoslavi alla fine della guerra, di cui solo una piccola parte erano italiani.
Versari si trova al ministero dallo scorso febbraio, quando è stato chiamato dall’attuale ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. Il ministro non è risultato immediatamente disponibile per un commento.
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