A fine luglio il ministro Raffaele Fitto ha illustrato i programmi che verranno esclusi dai finanziamenti del Pnrr e un capitolo importante riguarda proprio le ferrovie. I tagli, o il rinvio degli investimenti, vanno a colpire, tra l’altro, 500 milioni di euro destinati al sistema Ertms, che serve ad aumentare la sicurezza della circolazione ferroviaria
Matteo Salvini vuole sapere. A poche ore dalla tragedia ferroviaria che a Brandizzo, in Piemonte, ha ucciso cinque lavoratori, il vicepremier nonché ministro delle Infrastrutture, promette che il suo dicastero nominerà una commissione d’inchiesta per capire perché quel treno «è passato dove non doveva passare». Questo terribile incidente è accaduto, ha proseguito Salvini, proprio mentre «stiamo investendo decine di miliardi di euro per velocizzare, modernizzare, potenziare le ferrovie ovunque».
Tocca alla magistratura indagare sulle cause del disastro, accertare le eventuali responsabilità di chi avrebbe dovuto impedire ai cinque operai di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. E in particolare andrà ricostruito il flusso dei messaggi, telefonici e scritti, tra il capo cantiere, che era un dipendente dell’azienda esterna, (la Sigifer, 13 milioni di ricavi nel 2022 e 300 mila euro di utile, con 80 dipendenti a libro paga) e il personale del gruppo Ferrovie dello Stato, a cui spetta dare il via libera per l’accesso al cantiere. Rfi, la società del gruppo Fs che gestisce la rete ferroviaria, ha ricordato che i lavori dovevano cominciare dopo il passaggio del treno. Va accertato, quindi, perché le procedure di sicurezza non sono state rispettate.
Intanto, però, le parole del ministro accreditano il grande sforzo del governo per migliorare l’efficienza del sistema. Efficienza che non può non includere anche la sicurezza dei viaggiatori e di chi per le ferrovie si trova a lavorare, come i dipendenti dell’azienda a cui erano stati appaltati i lavori sui binari. E allora c’è un dato, una notizia di poche settimane fa, che finisce per illuminare una circostanza che non si incastra con le parole pronunciate ieri da Salvini.
A fine luglio, infatti, il ministro Raffaele Fitto ha illustrato i programmi che verranno esclusi dai finanziamenti del Pnrr e un capitolo importante riguarda proprio le ferrovie. I tagli, o il rinvio degli investimenti, vanno a colpire, per un totale di oltre 1,3 miliardi, l’Alta velocità al Sud e la linea Roma-Pescara. L’elenco comprende anche l’Ermts, cioè il sistema di gestione del traffico ferroviario, un progetto decisivo per aumentare la sicurezza della circolazione.
Secondo quanto annunciato, questa voce del Pnrr perderà circa 500 milioni. Grazie all’Ertms, un acronimo che sta per European rail traffic management system, il macchinista riceve costantemente informazioni aggiornate sul traffico ferroviario e se il treno supera la velocità consentita in quel tratto di rete viene automaticamente attivata la frenata d’emergenza. Di fatto viene assicurata la guida strumentale del locomotore, tenendo tra l’altro sotto controllo il distanziamento da eventuali altri convogli in viaggio sullo stesso binario.
Proprio per la sua importanza sul fronte della sicurezza, l’installazione dell’Ertms sull’intera linea ordinaria italiana (sull’alta velocità c’è già) è stata a suo tempo inserita tra i lavori finanziati con i fondi del Pnrr. Nel giugno dell’anno scorso, Rfi ha aggiudicato un appalto da 2,7 miliardi, diviso in quattro lotti, per «la progettazione e la realizzazione su tutto il territorio nazionale» del sistema Ertms. E questo era il primo obiettivo obbligatorio da raggiungere secondo quanto previsto nella tabella di marcia del Pnrr concordata con l’Unione europea.
Adesso i lavori andranno riprogrammati e i tempi di realizzazione non potranno che allungarsi. È un passo indietro sul fronte della sicurezza, che certo non depone a favore della modernizzazione delle ferrovie rivendicata da Salvini. Va detto che proprio la sicurezza rappresenta una delle voci più rilevanti del nuovo contratto di programma con Rfi definito l’estate scorsa, ai tempi del governo Draghi con l’allora ministro dell’Infrastrutture Enrico Giovannini, e firmato a dicembre da Salvini.
Il solo fatto che un programma per il 2022-206 sia stato approvato entro la fine del primo anno in cui dovrebbe essere attuato, rappresenta un grande passo avanti per l’Italia. In precedenza, infatti, le procedure di approvazione a dir poco farraginose comportavano gravi ritardi per arrivare al via libera definitivo. Nel solo 2023 sono previsti investimenti di 477 milioni destinati ad aumentare la sicurezza della rete.
Nell’arco dell’intero piano, che ha durata quinquennale, la spesa complessiva programmata ammonta a 9,6 miliardi. È questa la somma indicata nelle tabelle del ministero alla voce «Sicurezza e adeguamento a nuovi standard». Altri 2,7 miliardi, erano compresi nel capitolo «Adeguamento tecnologico». Erano i fondi destinati all’Ertms. Fino a quando non è arrivato il taglio deciso dal governo.
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